Capitolo quindici

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Lauren si svegliò intorpidita; il braccio anchilosato a causa della posizione assunta nella notte. Lo distese in aria, permettendo al formicolio di defluire lentamente, poi aprì e chiuse la mano per testare la fluidità delle dita e, soddisfatta del risultato, la riportò sotto al cuscino, intenta a tornare nel regno di Morfeo.

Si voltò, avvertendo un leggero disturbo anche al fianco su cui aveva riposato tutta la notte, ma invece di assopirsi beatamente, sobbalzò sgranando gli occhi.

Camila ronfava al suo fianco, profondamente, emettendo respiri lunghi e grevi, sintomo di un sonno riposante e rinverdente. Evidentemente era così che smaltiva la sbronza.

Lauren si scansò, facendosi più lontana per non interagire accidentalmente con la cubana. Affondò il volto nella conca della mani e fece un bel respiro, serrando le palpebre.

Non ho mai dormito con nessuno, figurati se volevo farlo con Miss. Perfettina. Sbuffò dal naso sarcastica, sbirciando al lato per accertarsi che la sua, di sbronza, non le avesse cagionato le allucinazioni, ma la sagoma rannicchiata di Camila era ancora al suo fianco, più vera che mai.

Inabissò nuovamente la faccia nelle mani e scosse la testa, percependo un uggiosa nausea impossessarsi del suo stomaco, mettendolo in subbuglio. Forse era così che ci sentiva quando si trasgrediva un'abitudine, quando si sovvertiva un rituale, oserei direi religioso, per fare spazio ad una rampolla della giustizia che profanava il suo luogo sacro.

Lauren scivolò fuori dal letto, cauta, non volendo svegliare Camila, non ancora almeno.

Riempì una tazza di caffè, sperando che magicamente si trasformasse in whiskey o rum, o qualsiasi altro alcolico che eclissasse il ricordo che immortalava Camila nella sua branda. La cubana fu come se udisse i suoi frastornanti pensieri, perché cambiò velocemente posizione, spostandosi sul fianco sinistro. Lauren rimase immobile, non volendo commettere minimi rumori che la svegliassero del tutto. Quando la cubana tornò a russare, la corvina si rilassò, rilasciando andare un sospiro sollevato.

Aveva bisogno di fumare, ma cosa più importante, aveva bisogno di stare sola. Uscì dalla roulotte, lasciano la porta socchiusa, e si sedette sulle scalette.

Il crepuscolo sprigionava i suoi raggi, indorando il paesaggio, rischiarando le vallette addormente, mettendo in fuga le ombre notturne.

Lauren alzò il mento e spirò una boccata di fumo; era il suo unico modo di inaugurare la giornata, ringraziando la benevolenza del cielo che aveva sfoggiato un bel sole diurno, al posto degli abitudinari nembi plumbei, minacciosi e carichi di tedio.

Un rantolo dall'interno interruppe la sua commemorazione. Gettò rapidamente il mozzicone, lasciando che le ultime spire si estinguessero al vento. Rientrò nella roulotte e quando alzò lo sguardo Camila era in piedi al centro della stanza, a meno di un metro da lei.

Si scambiarono un'occhiata pregna di imbarazzo, entrambe incespicando sulle parole. Nessuna delle due si era mai trovata in circostanze simili.

Per Lauren era la prima volta che qualcuno si svegliava nella sua roulotte, mentre per Camila era la prima volta che si faceva accudire da qualcuno durante una sbronza.

«C'è del caffè?» Ruppe il silenzio Camila, e la sua voce fece rinsavire Lauren dal torpore, restituendole la superbia con cui era solita atteggiarsi.

«Mi sembra che tu abbia già avuto abbastanza.» Sogghignò scuotendo la testa, superando con nonchalance la ragazza.

«Ho bisogno del caffè, al mattino.» Rese noto Camila, sull'orlo di una crisi isterica provocata da astinenza da caffeina.

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