Capitolo quarantasei

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L'aria era satura di ansiti.

Lauren baciava avidamente le labbra di Camila, ma con insolita placidità. Era un desiderio vivido e inaudibile, come sempre, solo che stavolta mutava l'approccio.

Entrambe volevano godersi quel momento come se il tempo si fosse stiracchiato e allungato, come se un secondo valesse un'unità infinitamente più grande.

Lauren stava marchiando il collo di Camila con baci sparsi, quando quest'ultima avvinghiò le braccia al suo collo e adagiò la fronte contro la guancia paonazza dell'altra, percependo il respiro rovente frangersi sulla sua pelle «Portami a letto.» Sussurrò già trafelata al suo orecchio, avvertendo un brivido pervaderle gambe, braccia e schiena; era la manifestazione corporale di ciò che la sua immaginazione già pregustava.

Lauren non se lo fece ripetere, ma neanche le sue labbra si incresparono in un sorriso compiaciuto. L'unica cosa che fece fu emettere un sospiro più greve che rassomigliò ad un gemito. Camila avvolse il bacino dell'altra con le gambe, al che la corvina la sostenne dalle natiche mentre percorrevano la brevità derisoria del tragitto.

Camila cadde prona sul letto, con Lauren già sopra di lei. L'attesa accresceva il piacere, era risaputo, ma la cubana non ne poteva più di attendere, bramava un contatto fisico senza gli ingombranti indumenti. Così, si sfilò la maglietta, permettendo allo sguardo spasimante dell'altra di vagheggiare le sue curve.

Le mani di Lauren affondarono sulle anse naturali dell'altra, scavando nella carne, solleticando il costato, sprofondando negli anfratti, rovistando fra i recessi. Il corpo di Camila era ora malleabile, duttile sotto il tocco malfermo di Lauren che per quanto provasse a domare i brividi ferventi, le sue mani ne subivano comunque un lieve fremito. E quello era ciò che più eccitava Camila.

Quando la corvina posò le labbra al centro del suo addome piatto, per poi risalirlo a ritroso con baci vagamente casti e soffermarsi alla giuntura del seno e sconfinare solo con la punta della lingua, Camila non riuscì a contenersi. Strinse le ciocche dell'altra, avvicinandola al capezzolo turgido. Lauren lo succhiò voracemente, assestando morsi quando necessario. E mentre si dedicava a questa zona, spalancò le gambe di Camila con una mano, insinuandosi nell'insenatura creatasi.

Camila fece scattare i fianchi verso l'alto proprio mentre Lauren era intenta a spingere e la frizione che si originò fra di loro fu intollerabile. Erano allo stremo della loro sopportazione, ogni nervo scalpitava, ogni muscolo reclamava e ogni respiro agognava per un'unica cosa.

Entrambe si sbarazzarono degli indumenti, ma senza fretta, solo con rimarchevole rapidità. Quando furono spoglie da qualsiasi barriera, Lauren precipitò in picchiata su Camila, cadendo sui palmi delle mani ai lati della sua testa. I loro petti aderirono, così come i loro bacini, i loro respiri e i loro occhi.

È quello il momento in cui tutto avviene. Prima che stia per accadere qualsiasi cosa. Dove ci si incontra, dove gli stinti regnano tirannici, dove gli stessi desideri sono sovrani dell'immaginazione e delle aspettative; dove si parla e si ascolta, dove ci si trova o ci si abbandona.

E poi arriva la prima spinta.

E in quel caso fu Lauren a elargirla, strappando a Camila un respiro vaporoso che si librò con ineffabile mole nell'aria satura.

Camila si aggrappò alle sue spalle, conficcando le unghie nella porzione incipiente della schiena. Lauren nascose la fronte nel collo dell'altra, mentre si adoperava per spingere e incontrare il bacino di Camila, la quale si impegnava per armonizzare i gesti, trovando una muta sinfonia che combaciasse per entrambe.

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