Capitolo sessantanove

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Ciao ragazzi..!

Anzitutto, vi prego di passare a leggere lo spazio autrice perché è davvero importante, grazie mille.

Poi, per scrivere questo capitolo ho impiegato tutta la notte, quindi vi prego abbiate pietà dei probabili errori che potrebbero esserci 😂

E questa sarà l'ultimo capitolo...

Buona lettura :)

«Lauren!» Gridò per l'ennesima volta Camila, ma nessuna risposta.

Cristo Santo.

Spense il motore borbottante dell'auto, marciò verso la roulotte a passo spedito e dardeggiando imprechi verso l'immancabile puntualità del ritardo della corvina.

«È mai che possibile che anche il giorno del tuo processo...» Spalancò l'uscio con fare ammonitore e austero, ma la sua attitudine si sgretolò quando vide la corvina seduta sul letto, con le gambe leggermente aperte, la testa piegata e le mani giunte di fronte a se.

Era talmente inerte che pareva una statua, era talmente avvilente l'arco della schiena che rammentava un quadro, era talmente toccante il respiro mozzato che richiamava l'idea di una canzone country, di quelle elegiache vecchio stile che risuonavano nei locali decenni addietro.

Era stupefacente come colori, musiche e scalpello potessero fondersi in una sola persona, diventano l'arte il pittore e l'uomo la tela.

«Laur..» Camila si approssimò lentamente, ma la corvina non accennò ad alcun movimento.

La cubana inspirò profondamente, represse quell'istinto timoroso che le attanagliava la gola e osò un altro passo, accorciando le distanze.

Forse le mani della corvina tremavano, o forse era solo una presunzione della cubana ad aver distorto la vista, ma fatto sto che Camila si genuflesse di fronte a lei e raccolse quella vibrazione nei suoi palmi.

«So quanto difficile sia questo giorno, so quanta fatica abbiamo impiegato per arrivare fin qui, ma non sarà tutto vano, d'accordo?» La rasserenò con onestà la cubana, giocherellando con le dita dell'altra, anche esse esanime.

«Scusa, ma chi ti crede di essere?»

Lauren alzò la testa, intercettando lo sguardo di Camila. Le sue labbra erano sbiancate e secche, a causa dell'assenza temporanea di saliva che prosciugava anche la sua gola, motivo per cui la voce fuoriuscì affiochita.

«Se oggi dovesse finire male, tu...» Esordì Lauren, la quale precipua preoccupazione era quella di perdere Camila, non la sua libertà...

Forse perché era Camila la sua libertà.

«Fai finta di non aver sentito.»

«Non finirà male.» La precedette la cubana, con uno slancio quasi indispettito. Non era pronta a fronteggiare quella possibilità, non era pronta a vederla, figuriamoci ad accettarla.

«Invece ho sentito eccome!»

«Camz..» Disse con un sospiro rotto la corvina, scuotendo impercettibilmente la testa.

«Ti ho detto "fai finta". Sei un avvocato, capisci la grammatica, si?»

«Non finirà male.» Ribadì Camila, e stavolta fu lei a non guardare Lauren negli occhi, ma solo perché i suoi si stavano patinando di lacrime e nessuna delle due ne aveva bisogno, al momento.

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