Era una mattina uggiosa e tiepida. Il sole faticava a irradiare le strade, drappeggiato dai nembi plumbei che oscuravano il cielo.Camila passeggiava spedita sul marciapiede, con il borsone a tracolla che le sbatteva fastidiosamente contro la gamba, e il vento che le scaraventava in volto frustate impietose che le imporporavano le guance.
Si strinse nel cappotto a vento, sollevando il cappuccio per schermarsi dalle marziali folate che incombevano traditrici quando meno se l'aspettava. Proseguì a testa bassa, contando il numero dei passi; era una fissazione balzana che aveva ereditato dalla sua infanzia e tutt'oggi capitava che tesaurizzasse quell'inconsueto tratto.
Lauren era appollaiata contro il muro della palestra, una sigaretta pencolante fra le labbra e i capelli selvaggi orientati dal refolo. Camila la intravide da lontano, mentre la corvina si accorse della sua presenza solo quando la cubana le fu dinanzi.
«Porca puttana, che freddo.» Rabbrividì Camila, stringendosi nelle spalle per riscaldarsi dai brividi che le correvano sugli arti intirizziti.
Lauren sorrise salace «Adesso ci penso io a riscaldarti come si deve.» La sua voce assunse un tono sufficiente, sapendo di essere in colossale vantaggio su Camila che non aveva mai messo piede su un ring.
La corvina spense la sigaretta sotto la suola della scarpa, dopodiché aprì la porta con una spallata e subito venne investita da un calore artificiale che le fece avvampare le guance per il mutamento repentino di temperatura.
Grossi e pesanti sacchi erano appesi su entrambi i lati dell'edificio. Per lo più vi erano uomini dai muscoli scultorei che infliggevano pene ingenti ai propri "avversari", ma anche delle donne ben allenate abbattevano la loro incommensurabile rabbia, frammista a passione, contro il proprio sacco.
Lauren diede una sbirciata in giro, intenta ad esaminare gli astanti. Dal modo guardingo con cui perlustrava l'ambiente, tenendo le spalle leggermente incassate e lo sguardo oculato, si desumeva che non mettesse piede in quella palestra da svariato tempo.
«Gli spogliatoi sono da quella parte.» Illustrò con un cenno della testa la corvina, avviandosi con andatura celere.
Camila le si caracollò dietro, sforzandosi di tenere il passo anche se impedita dal peso del borsone che oltre a zavorrare sulle sua esile spalle, osteggiava anche una camminata fluida.
Lo spogliatoio era una stanza più grande rispetto a quella dell'ultima volta, organizzata in modo più metodico. Filtrava una tenue luce attraverso la finestra che dava sulla strada, anche se i vetri fibrillavano sotto l'assedio costante del vento gelido.
Lauren le additò una panchina, dove vi erano dei posti sgombri. Lasciarono cappotto, borsoni e scarpe, munendosi di calzature più adatte.
«Pronta a perdere?» La interpellò con una notte sarcastica, la corvina mentre era curvata verso il pavimento per allacciarsi le scarpe.
«Vedremo.» Replicò stizzita Camila, alzandosi con uno slancio dalla panchina e camminando con i pugni serrati verso l'uscita.
Lauren seguì l'andamento delle sue spalle, rigide e tronfie, finché la cubana non scomparve dietro la porta e allora anche lei si decise a raggiungere il ring, pregustando una vittoria scontata.
Non aveva riconosciuto nessuna faccia nota fra i presenti, il che la rincuorava oltremodo. Non teneva di dover rispondere a tono a qualche imprudente atleta, ma desiderava non avere rogne per un giorno.
I guantoni erano appesi penzoloni sulle corde bianche. Camila ne afferrò un paio casuale, e lo infilò sveltamente mentre si piegava per rivendicare la proprietà del ring. Qualche curioso lanciò un'occhiata nella sua direzione, schernendola con un sorriso derisorio per la muscolatura gracile che non si addiceva alla temerarietà che l'aveva sollecitata a osare tanto.
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Fight Back
Fanfiction14/04/2018 #6 in fanfiction 05/04/2018 #7 in fanfiction 28/03/2018 #11 in fanfiction 26/03/2018 #14 in fanfiction Lauren si classifica per le finale dei mondiali, ma viene amaramente battuta dalla sua rivale. Dopo tale sconfitta la sua vita subisc...