Capitolo sessantaquattro

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Scusate il ritardo! Buona lettura 😘


«Stai bene? Dimmi che stai bene.» Si allarmò Lauren, tentando di afferrare le guance di Camila nelle sue mani, nell'impeto apprensiva che le stringeva la gola.

«Sto bene, sto bene..» La rasserenò la cubana, schivando prontamente il tentativo di riavvicinamento della corvina che, per il perturbante stordimento iniziale, si era paralizzata per una manciata di secondi «Va tutto bene.» La tranquillizzò Camila, ma la sua mano sfregava compulsiva il collo, come per accertarsi che nessun taglio avesse intaccato la sua incolumità.

«Lasciami controllare.» Accorse la corvina, colmando la conca delle mani con le guance arrossate della cubana.

Le sollevò appena il mento utilizzando quanto più tatto possibile, mentre Camila stentava per trattenere il trasparente fastidio che coltivava per tutte quelle premure sfacciate che non facevano altro che alimentare l'ansia pregressa.

«Lauren, sto bene, davvero.» Insistette Camila, retrocedendo cautamente per sottrarsi alle asfissianti angustie speculari della corvina, ma senza ferirla o permettere che fraintendesse il distacco.

«Lasciami solo...» Macinò frettolosamente la corvina, rimpossessandosi del mento dell'altra per espletare l'invadente disamina, ma stavolta la cubana di divincolò con poca creanza, inalberandosi.

«Cazzo, ti ho detto che sto bene!» Sbottò, ammutolendo Lauren che solo in quel momento si rese conto che enfatizzare la grama vicenda non era l'approccio adatto per acquietare Camila.

Vari sospiri -e respiri- dopo, l'adrenalina di Lauren scemò, illanguidendo il suo corpo dalla punta dei piedi a fin sopra la testa. Si sentì estemporaneamente spossata, disabitata di vitalità. Si dovette sedere per non concedere alle ginocchia di piegarsi al suolo. Era davvero stanca, stremata.

«Come.. come è successo?» Balbettò spaesata, tentando di figurarsi la scena davanti agli occhi, ma solo frammenti di pensiero si incastravano scomposti, creando un puzzle che non combaciava.

«Non lo so.» Mormorò Camila con un filo di voce, appoggiandosi contro il frigorifero alle sue spalle. Delle lacrime le pizzicavano gli occhi, ma lei si costrinse a non lasciarle sgorgare. Per Lauren. Puntò lo sguardo in alto e proseguì «È stato troppo repentino per poterlo analizzare. Un momento stavo tornando a casa, e quello dopo Lucy mi puntava... È successo e basta.» La sua voce si incrinò irrimediabilmente. Camila scosse la testa e recise il discorso, scrollando le spalle per svilire la reazione irriflessiva.

Intercorsero attimi di meditabondo silenzio, poi Lauren alzò lo sguardo, e sentenziò «Dobbiamo denunciare.»

La corvina balzò in piedi e si avviò verso l'uscita, con l'intenzione di attuare seduta stante il contrattacco.

Camila si oppose immediatamente, frapponendosi nel suo incosciente cammino «Assolutamente no.» Poggiò le mani sulle sue spalle con determinazione, ma lo sguardo che le rivolse fu ancor più risoluto «Non faremo niente, chiaro?»

Lauren si accigliò, disorientata dall'indulgenza della ragazza, la quale, lavorando in un ambito machiavellico come il suo, doveva ben conoscere la giustizia per l'infermità delle regole. Ma non quella notte.

«Ascoltami bene, Lauren, questo non è un gioco, non vince il più forte. Lucy ha evidentemente perso la testa, ma non farà niente di male, ne sono sicura, voleva solo spaventarmi. Una denuncia aizzerebbe la rabbia che conserva, la istigherebbe ad agire davvero.» Si passò la lingua sulle labbra aride, impolverate ancora dalla paura che vi si era depositata come marchio indelebile. Eppure.. eppure era lei che stava prendendo la situazione in mano.

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