Capitolo ventiquattro

6.4K 350 90
                                    



Dinah chiuse la cerniera del vestito che stava provando Camila, dando una sbirciata rapida all'etichetta che oscillava attorno alla lampo. Sgranò gli occhi avvedendosi del prezzo esorbitante, poi arretrò, come se avesse il timore di sgraffiarlo in qualche strano modo, e di dover risarcire il danno.

«Lo sai che costa quanto il mio e il tuo stipendio insieme, sì?» Alzò un sopracciglio la polinesiana, rimirando l'amica attraverso il riflesso nello specchio.

Camila reclinò flebilmente la testa per esaminare il suo look. Passò le mani sui fianchi, distendendo le pieghe del vestito e con aria soddisfatta sorrise, facendo una mezza giravolta su se stessa per ispezionare anche il retro. Metteva in evidenza le sue curve tornite, ma non era volgare, né tantomeno ostentava vezzosità. Sembrava cucito su misura per lei; non poteva riappenderlo alla gruccia.

«Una volta ogni tanto si può fare uno strappo alla regola.» Replicò la cubana, contemplando ancora le rifiniture ricamate a mano dell'abito che fasciavano i suoi fianchi e si diramavano sul corpetto.

Dinah scosse la testa, ma un tiepido sorriso le affiorò sulla bocca. Quando rialzò lo sguardo, Camila si stava rivestendo, e alla polinesiana non sfuggì l'inflessione delle labbra dell'amica, leggera e frizzante, malandrina e trasognata.

«Hai per caso comprato il vestito per fare colpo su qualcuno?» La osservò con sguardo scrutatore, condendo la sua espressione maliziosa con un sorriso salace.

«Si.» Affermò Camila, spiazzando Dinah che non era stata ragguagliata sulla vita sentimentale della corvina, e ora si trovava a boccheggiare bramando informazioni.

«Su di chi!?» Squittì con voce stridula, sgranando gli occhi e restando a bocca aperta, in attesa di un responso.

Camila poggiò l'abito sull'avambraccio, assicurandosi che i lembi non sfregassero per terra. Imbracciò la borsetta, con una calma angosciante che accrebbe la sfavillante curiosità di Dinah. Si accostò all'amica, le mise una mano sulla spalla e la rimirò con un sorrisetto furbo.

«Su me stessa.» Sentenziò, dandole due pacche sulla schiena e oltrepassandola con andatura elegante.

Dinah rilasciò il respiro che aveva trattenuto, delusa. Alzò gli occhi al cielo e si affrettò a raccogliere le sue cose, seguendo poi Camila nel tortuoso labirinto fra gli stand del negozio fino alla cassa.

Pagò con la carta di credito, cosa che lasciò perplessa Dinah, visto che Camila adottava una regola intramontabile. Usufruire della carta platino solo nelle situazioni d'emergenza, dato che i soldi depositati sul conto erano fondi che le aveva generosamente devoluto suo padre.

«Tu mi nascondi qualcosa.» L'accusò risoluta Dinah, che se pensava che prima volesse solo divertirsi a schernirla un po', adesso vedeva della verità nei suoi motteggi.

«Dinah, non ho abbastanza soldi per pagare in contante.» Si difese Camila, facendo strisciare la carta una seconda volta perché da quanto era inesperta aveva dimenticato il codice. Ora si era armata di biglietto illustrativo, dove mesi prima si era fortunatamente premurata di annotare le cinque cifre. «Non c'è altro.» Concluse laconica, scrollando le spalle con finto disinteresse.

«Non mi incanti.» L'avvisò la polinesiana, riducendo gli occhi per conferire un aspetto è un tono più minaccioso alla sua solita attitudine assertiva.

Camila la guardò solo per un istante, per un secondo fu sul punto di soggiungere qualcosa, ma scosse la testa accludendo una risatina per smorzare la disamina di Dinah, e afferrando il pacchetto uscì dal negozio.

Fight Back Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora