Capitolo trentsette

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«Te la spacco in testa, se lo ridici!» Minacciò Camila, brandendo la lampada sopra la testa e tentando di allontanare Lauren, che le intralciava la strada e sventolava in aria le mani per rimpossessarsi di quello che era divenuto un pericoloso oggetto.

«Provaci, puttana!» La istigò Lucy, aprendo le braccia a mo' di palese sfida.

«Ohhh... con questa hai chiuso.» Ringhiò Camila, caricando il braccio per scaraventare la lampada contro la sua potenziale vittima, ma la prontezza di Lauren sventò il suo attacco mirato.

Riuscì a intercettare il lancio prima che Camila lasciasse la presa, sospirò rasserenata e poi, padrona della situazione, rivolse uno sguardo truculento ad entrambe «Vi rendete conto, si?»

La cubana sbuffò seccata, mentre Lucy si limitò a sollevare il mento, superba, chiaramente fautrice della sua innocenza. Lauren poggiò la lampada sul tavolino, non preoccupandosi della spina che penzolava inoperosa.

«Non hai risposto alla mia domanda.» Postulò esasperante Lucy, saettando sguardi ignei nella direzione di Camila che respingeva i lapilli con maestria.

«Non ti devo spiegazioni, Lucy.» Replicò stizzita Lauren, irritata dalle morbosità della mora.

Non sopportava essere messa sotto torchio, la faceva sentire in trappola, incastrata in un simulacro di relazione che la deprivava della sua immacolata libertà. Ecco perché sviava abilmente le domande equivoche, quelle che potevano essere mal interpretate dall'altra parte, se accolte da una risposta diretta.

«Invece si!» Protestò fervente la ragazza, calciando la gamba della sedia che le si parlava davanti.

Lauren osservò bieca l'oscillare precario dell'oggetto colpito, dopodiché trasferì il solito sguardo grifagno sulla donna stagliata a pochi metri da lei, senza dire niente.

Lucy deglutì. Aveva ecceduto, peccando di azzardo. Adesso doveva eludere il timore strisciante che le si insinuava sotto pelle, mascherarlo quantomeno con espressione imperturbabile.

«Beh?» Si schiarì la voce, captando l'alterazione stonare, curvare il timbro solitamente uniforme «Io.. io e te andiamo a letto insieme. Mi devi delle spiegazioni.»

Camila serrò la mascella e conficcò le unghie nella carne degli avambracci. La confessione di Lucy, per quanto scontata e prevedibile, la infastidì notevolmente.

Lauren la sfiorava con le stesse mani, ma era lo stesso anelante tocco? Lauren la baciava con le stesse labbra, ma erano gli stessi passionali baci? Lauren la rimirava con gli stessi occhi, ma era lo stesso lussureggiante sguardo? Non erano le somiglianze che fluivano dallo stesso corpo ad angustiare Camila, lei contava le discrepanze che scindevano la sua anima.. Ammesso e concesso che ve ne fossero.

«Solo perché scopiamo non vuol dire che ti debba spiegazioni.» Rimbeccò Lauren, inasprendo il tono per dissuadere gli imperterriti propositi di Lucy.

«Allora dovresti farlo per la nostra amicizia.» Incalzò la ragazza, svalutando l'abilità persuasoria di Lauren che, solitamente, esercitava un'ascendente ragguardevole sulla sua attitudine, ma non in un momento di accecante ira come quello.

«Cristo, Lucy! Non ti è mai interessato chi mi porto a letto, perché rompi tanto adesso?!» Inveì la corvina, e l'occhiata che Lucy indirizzò a Camila tradusse il rabbioso silenzio.

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