Capitolo dodici

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Lauren si presentò in ufficio all'ora stabilita, anzi, a dire il vero, arrivò anche in anticipo.

Una sfida era una sfida e lei non vedeva l'ora di cancellare il sorriso fiero dalle labbra di Camila. Comunque non voleva che la sua puntualità venisse scambiata per impazienza, così si sedette su una panchina dietro l'edificio e fumò lentamente una sigaretta.

Era una mattina particolarmente fredda, ma non c'era da sorprendersene dato che era appena iniziato Dicembre, lo stupore era riservato per le giornate soleggiate che rischiaravano le strade tetre della città. Giorni da ricordare perché per uno di questi se ne susseguivano dieci di grigio, umidità e pioggia.

Comunque, nonostante le temperature siderali e il soffio pungente del vento che le graffiava le guance arrossandole, Lauren era rimasta ligia al suo giubbotto di pelle. C'era anche da dire che non disponeva di altri modelli più imbottiti, adatti per scongiurare le spire dell'inverno, ma era talmente affezionata a quel capo d'abbigliamento che neanche se avesse avuto un armadio intero, lo avrebbe commutato con altri.

Spirò con forza l'ultima boccata di fumo, poi ciondolò verso l'ingresso, lasciando la nuvoletta ad aleggiare come segno della sua presenza.

La segreteria che le aveva chiesto il numero, adesso non la degnava più nemmeno di uno sguardo. Non era compunta di quella scelta, perché quella donna sembrava la tipica persona bisognosa di attenzioni continue e gesti romantici, che architettava la sua vita sentimentale in base ai film che condizionavano il suo pensiero e ne influenzavano i sogni, rendendoli irraggiungibili.

Lauren se ne teneva volentieri alla larga, ma più di una volta le era caduto l'occhio sui fianchi sinuosi della donna, e aveva ingiuriato contro George Clooney e tutti i suoi accoliti, colpevoli di una congiura spietata e silenziosa che aveva eretto un paradigma esemplare dell'amore, omettendo di ricordare che nella realtà nemmeno loro erano il proprio personaggio.

Ormai la gente andava cercando storie impossibili, atti eroici ed eclatanti che potevi permetterti solo se eri miliardario o follemente innamorato. Due caratteristiche nel mondo moderno quasi estinte.

Schiacciò il pulsante che l'avrebbe condotta nelle fauci del diavolo, e lei ci stava andando di sua spontanea volontà, anzi era immensamente  contenta di aver ricevuto quell'offerta su un piatto d'argento, così finalmente avrebbe obliterato il sorriso borioso dal suo volto.

Quando le porte si aprirono, Camila era già stazionata al suo cospetto. Il suo sguardo passò rapidamente dagli occhi della corvina all'orologio appeso al muro. Storse flebilmente le labbra, rammaricata di non poter apostrofare Lauren in quanto a puntualità, essendo la corvina in inoppugnabile orario.

«Attenta, se stai cinque minuti di più in piedi, ti verrano le vesciche.» Esordì sarcastica Lauren, prendendosi la libertà di canzonarla adesso che aveva già scongiurato a mani basse uno dei moniti trepidanti della cubana.

«Vatti a cambiare.» Ribatté serafica Camila, indicandole con un cenno del capo lo spogliatoio di fortuna che aveva imbastito nel ripostiglio, dove solitamente custodivano le scartoffie.

Lauren si sfilò gli occhiali, una rapida scorsa alle segretarie dietro di lei le diede una concezione sommaria del tailleur che doveva indossare.

Scosse la testa energicamente, asserendo con tono risoluto e sprezzante «Non indosso quella roba.»

Camila mugolò fingendosi impietosita, ma la sua espressione richiamava solo uno scherno «Ti vuoi arrendere già da ora? Che delusione..»

Lauren incassò la derisione stringendo i pugni, conficcò le unghie nel palmo della mano per attenuare l'incosciente ira che le si propagava nelle vene, mandando in avaria i controlli remoti del raziocinio.

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