Capitolo trenta

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Lauren ghermì i fianchi della cubana, aiutandola a sedersi sulla scrivania. La gonna si alzò leggermente, scoprendo la pelle caramellata della cubana, livida di brividi.

La corvina accarezzò le gambe nude, depositando qualche graffio languido che strappò più di un gemito a Camila, incurvata e boccheggiante.

Lauren respirò contro il suo collo, solleticandoli. Camila, istintivamente, affondò le mani nei suoi capelli, trattenendola contro di lei. La corvina tracciò una scia di baci sulla sua pelle tesa, fino a sfiorarle le clavicole, risalendo poi sino alle labbra che succhiò avidamente, cogliendo una dissonanza nel sapore.

Fu Camila stavolta a chiedere il permesso per farsi spazio nella sua bocca, e Lauren non lo negò. La cubana sferzò la corvina con scudisciate confuse e febbrili, avvinghiando le braccia attorno al collo di Lauren e strattonandola verso di se per far sì che i loro petti aderissero.

Necessitava un contatto più intimo, reale e incondizionato. Era come se ogni sua fibra tremasse, agognante di percepire gli anfratti di Lauren intersecarsi ai suoi.

La corvina afferrò le sue natiche, di modo che i loro bacini originassero una frizione l'un l'altro che aizzasse l'ardente desiderio che ormai saturava la stanza di gemiti grevi e rauchi, ma anche di respiri affannosi, di voluttà carnale che si materializzava nelle movenze convulse e disorganiche.

Lauren percorse l'interno coscia di Camila con una mano, carezzandole dapprima i brividi poi la pelle. Si soffermò sull'elastico delle mutandine. Da sopra il tessuto, sfregò un dito contro il punto debole della cubana, che immediatamente irrigidì la schiena e l'arcuò, spingendo irriflessivamente il bacino verso di lei, bisognosa di sentirla sul suo centro pulsante.

Lauren, subdola e machiavellica, escogitò una nuova tortura per Camila e si divertì a metterla in atto.

Mentre con le dita stuzzicava la sua calda intimità, accostò il volto al suo collo e strusciò la punta del naso su di esso, per poi arrestare la sua sinuosa corsa all'altezza dell'orecchio.

«Dimmi, Camila, se adesso ti chiedessi di scegliere fra baciarmi o avermi dentro di te... Che cosa sceglieresti?» Sussurrò, spostando appena la testa per rientrare nella visuale della cubana che teneva gli occhi chiusi a mezz'asta.

Camila deglutì e si costrinse ad aprire interamente le palpebre per fulminare Lauren con sguardo sinistro.

Ho la tua mano in mezzo a me, perché dovrei preferire le labbra?... Ponderò Camila, scuotendo la testa subito dopo.

L'immagine di Lauren che si inginocchiava e assecondava il suo fremente piacere con la morbidezza e l'abilità della lingua, era troppo da sopportare in quel momento transitorio.

«Non hai risposto.» Notificò la corvina, innalzando un angolo della bocca, mentre premeva con più audacia le dita contro il tessuto umido.

Camila lanciò la testa all'indietro, catturò un labbro fra i denti per arginare un gemito gutturale che trovò comunque via d'uscita, insinuandosi in un respiro grottesco.

Lauren le ripropose la domanda, facendole intuire che non era intenzionata a concederle altro se non avesse soddisfatto il suo quesito.

Camila non era sicura del perché di quella domanda, non solo perché quello era decisamente il momento sbagliato per schernirla con la sua appurata supponenza, ma soprattutto perché poteva eclissare una miriade di significati.

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