Capitolo cinquantaquattro

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Scusate l'aggiornamento improvvisato, ma domani mattina non avrò tempo a disposizione e ci tenevo che uscisse il capitolo. Buona lettura :)

Alejandro, quella mattina, aveva riferito a Lauren che avrebbero collaborato per studiare una tattica d'approccio al processo. Tutti gli schemi, le strategie, i sotterfugi e le infinite notti insonne chino sulla scrivania con la sua immancabile lampada ad olio (non si capiva il perché si ostinasse a non cambiarla), erano solo una parte dell'immenso lavoro che avrebbero svolto da qui in avanti.

Quando Alejandro aveva contattato Lauren per la prima volta, i mesi a disposizione erano sei, adesso si riducevano a due. Sessanta giorni.

Era inevitabile che i diretti interessati provassero un senso d'angoscia intersecata a debita ansia. Chi per un verso, chi per un altro, ma nessuno escluso. Persino Dinah, la quale non aveva gran coinvolgimento nella vicenda, era contagiata da questo denso stato d'animo. In fondo non aveva legato molto con Lauren, ma non ci teneva a vederla dietro le sbarre.

Camila era comodamente seduta alla sua scrivania, con le carte pronte per essere impilate e la prossima causa da assolvere. Doveva presentarsi in tribunale fra tre giorni, il che significava che le era rimasto ben poco tempo per affinare la strategia, ponderare un modo per non commettere un flop.

Era abbastanza sicura che il suo approccio funzionasse, non era intimorita dall'accusa, ne tantomeno disposta ad arretrare o peggio ancora patteggiare. No, la sua era una solida e convivente tattica, sarebbe andato tutto per il meglio. Doveva solo restare concentrata, niente di più semplice visto che negli ultimi tempi non aveva fatto altro che dedicarsi spassionatamente al lavoro e alle...

«Mila..» Suo padre sì bussò educatamente alla porta, ma anche non attese risposta per far capolino «Ho bisogno di te un attimo, puoi venire?» Domandò indicando la porta alle sue spalle, sfoggiando un sorriso caritatevole.

«Finisco una cosa qui, e sono subito da te.» Annuì la cubana, digitando frettolosamente il nome del suo cliente nell'archivio digitale.

«Okay, grazie.» Assentì rincuorato suo padre, chiudendo l'uscio, svelto.

In realtà Camila non aveva niente da finire, ma aveva costante timore di incappare in Lauren che magari si trovava nell'ufficio del padre per discutere di alcuni dettagli. Alejandro era quasi diventato maniacale rispetto al caso della ragazza perché il giorno prefissato si avvicinava sempre di più, e ogni giorno che il tempo scalfiva il calendario, l'uomo avvertiva il cappio alla gola stringersi. Era decisamente il caso più difficile che avesse mai preso sotto la sua ala e di sua spontanea iniziativa, avrebbe rifatto lo stesso se assurdamente le lancette dell'orologio fossero precipitate all'indietro? Comunque esse fluivano inesorabilmente avanti, non c'era tempo per i ripensamenti.

Camila si chiese se dovesse abbassare di scatto la maniglia ed entrare trattenendo il fiato, o se pure dovesse bussare (cosa che fra l'altro non aveva mai fatto, essendo suo padre il suo stesso capo) e affacciarsi per andare in avanscoperta e preparare il cuore a quello che avrebbe visto camminando all'interno. Non c'era una via di mezzo, doveva prendere una posizione: essere drastica e risoluta, oppure accorta e cauta.

Optò per la prima alternativa, non fu nemmeno una vera e propria scelta. Quando si trovò davanti alla porta, seguì semplicemente l'istinto. Irruente si presentò con quanta più disinvoltura possibile, sguainò addirittura un sorriso, palesemente tirato ma pur sempre frutto dei due sforzi.

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