1- Ciao Hollywood

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31 Agosto

<<Cosa? Andremo via? Perchè?>> urlai alzandomi di scatto dalla sedia.
<<Jessica calmati!>> mia madre cercava di mantenere un tono di voce calmo e per un attimo socchiuse i suoi occhi azzurri.
<<No che non mi calmo! Non possiamo andare a vivere a casa d-di quel tizio>>
<<Si chiama Michael>> roteò gli occhi al cielo <<Jessica ascoltami. Mi dispiace dover andare via, ma->>
<<Mamma non dire bugie! Non ti dispiace affatto, altrimenti non lo avresti deciso e soprattutto mi avresti avvisata prima!>> abbassai lo sguardo e poi corsi in camera mia sbattendo la porta. Come aveva potuto farmi questo, costringermi a partire da un giorno all'altro? La mia vita qui andava benissimo e non sopportavo l'idea di abbandonare la mia città natale.
<<Jessica! Jessica apri la porta!>> iniziò a bussare ripetutamente, facendomi sbuffare
<<No!>> ribattei.
<<Jessica ti devo parlare, ti prego>>
La sua voce diventò improvvisamente rotta e così, mettendo da parte l'orgoglio, andai ad aprire. Era in lacrime.
<<Mamma...>> dissi in un sussurro. L'abbracciai forte, sentendomi tremendamente in colpa. Non avrei dovuto reagire così. Ero stata troppo impulsiva e mi ero fatta prendere dalla rabbia del momento, trattandola come non meritava. Lei c'era sempre stata per me, adesso dovevo esserci io.
<<Mamma mi dispiace tanto>>
<<Tranquilla tesoro. È solo che mi sono sentita in colpa perché capisco la tua sofferenza. Scusami>>
<<No, sono io a doverti chiedere scusa. Non dovevo reagire così, mi dispiace veramente>> le accarezzai una guancia con dolcezza. Mi sorrise. 
<<Tranquilla Jess, ora che ne dici di rifarci la serata con un film?>>
<<Ci sto>> scendemmo le scale e appena ci accomodammo sul divano presi un respiro profondo. Dovevo essere forte per lei <<Mamma ti chiedo ancora scusa. Se tu sei felice allora lo sono anche io. Starò bene lì, te lo prometto>> senza aggiungere altro mia madre mi abbracciò forte sussurrando un "grazie di esistere". E anche se sapevo, dentro di me, che trasferirmi sarebbe stato un cambiamento radicale e un passo affatto semplice, dirle che anche io sarei stata felice mi sembrò la cosa più semplice.
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Tyler pov's

<<Stai scherzando spero!>> esclamai infuriato. La serata, in cui il mio unico intento era quello di riposarmi, si era appena rovinata.
<<Tyler, io e Sara stiamo insieme da parecchio tempo ormai, quindi è bello unire le nostre famiglie>> la felicità gli si leggeva in faccia, ma non si poteva dire lo stesso di me. Due estranee in casa? Avrei dovuto condividere i miei spazi con quella donna e sua figlia?
<<Ma vaffanculo!>> esclamai per poi salire in camera.
<<Tyler torna di sotto! E non ti rivolgere mai più così a me!>> mi urlò contro. Mi strattonai i capelli per l'agitazione. Successivamente mi liberai del pigiama per indossare una maglietta bianca e dei jeans. L'unica cosa da fare era uscire per evitare di continuare questo inutile discorso con mio padre. Poi chiamai il mio amico.
<<Justin?>>
<<Ei amico, dimmi tutto>>
<<Possiamo vederci?>
<<Certo. Raggiungimi a casa, poi andiamo insieme da Logan>> acconsentii per poi attaccare. Erano le undici di sera e mio padre odiava quando uscivo così tardi, ma sta volta non poteva dirmi niente.
<<Io esco, a dopo>> lo avvisai mentre scendevo le scale.
<<Dove vai?>>
<<Da Justin>> dissi per poi chiudere la porta di casa. Mi avviai verso casa del mio amico e insieme raggiungemmo Logan. Purtroppo però, invece di raccontare i miei problemi, li affogai dentro alcool e sigarette, le uniche cose in grado di calmarmi in quel momento.
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5 settembre

<<Jess! Svegliati>> sentii scuotermi per un braccio, quindi dovetti aprire gli occhi. La luce del sole mi abbagliò, perciò affogai il viso nel cuscino.
<<Jessica, ti butto giù dal letto io se non ti sbrighi>>
La solita stupida minaccia.
<<Altri cinque minuti ti prego>>
<<Non se ne parla. Alzati>>
Sbruffai e mi alzai con un cespuglio al posto dei capelli. Preparai velocemente l'intimo e dei vestiti comodi per il viaggio. Feci una doccia e poi raccolsi i capelli in una coda alta e mi vestii. Mia madre stava sistemando le ultime cose in valigia. Misi delle scarpe da ginnastica comode. Ero pronta. Fisicamente s'intende.
Mentalmente no.
Il giorno precedente avevo salutato le mie amiche. Non erano strette ma comunque c'era un rapporto di confidenza. Non le avrei mai più sentite, pensai.
<<Jess, andiamo>>
Salutai un'ultima volta la mia adorata casa e poi fui costretta a seguire mia madre in auto, pronte a recarci insieme in aereoporto.

Il Mio Amato Fratellastro (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora