46-Come posso farmi perdonare?

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Un bacio. Un altro errore. Un'altra cosa di cui pentirsi. Ethan mi cingeva i fianchi, mentre io tenevo gli occhi spalancati. Ma, anche se ero sorpresa, non lo allontanai da me. Lentamente, le sue labbra si staccarono dalle mie.
<<Jessica io...scusa, non volevo farlo>> Era rosso per l'imbarazzo, ma si vedeva che era veramente mortificato.
<<Ethan, perché? Non è la prima volta che ci baciamo>>
<<Non lo so. Io devo essere assolutamente sincero con te, vero?>> deglutì, notai la sua paura nel dire la cosa sbagliata.
<<Certo che devi>>
<<Okay. Allora, in realtà ho una paura tremenda a dirlo ma sono ubriaco quindi ho il coraggio per farlo. Tu mi piaci. Nel senso che mi attrai, voglio baciarti, ed è anche per questo che ho raccontato tutto a Tyler>>
Sgranai gli occhi, perplessa. Tutte le mie paranoie erano appena state confermate.
<<Lo so che tu non provi lo stesso>> non lo interruppi, perchè non potevo assolutamente ammettere che anche io provavo spesso sensazioni strane <<Perciò è stato tutto un errore>>
<<Si, è stato solo un errore, una cosa che non si deve ripetere mai più>>
<<Si, mai più>> confermò. Dopo aver chiarito quest'ultima cosa, decisi di tornare a casa, visto che era l'ora di cena. Mia madre era sicuramente preoccupata, perciò affrettai il passo. Appena aprii la porta di casa, con il viso stanco e il trucco colato per qualche assurdo motivo, mia madre mi venne incontro.
<<Jessica!>> mi abbracciò <<Ma dov'eri finita si può sapere?>> era sollevata nel vedermi.
<<Mamma tranquilla. Sono andata a trovare un mio amico. Scusa se non ti ho avvertita>>
<<Mi hai fatta spaventare>>
<<Scusa. Ora posso andare in camera mia?>> senza aspettare una sua risposta me ne andai in camera. Appena entrai sfilai le convers, indossai un leggins e una felpa comprata ad Hollywood e mi buttai sul letto con la faccia immersa nel cuscino. Avevo sbagliato. Di nuovo. Ovviamente l'avrei raccontato il prima possibile a Tyler, non volevo rischiare come la prima volta. Mi ricordai di avere ancora delle sigarette nella tasca del mio giubotto preferito, così ne presi una. L'accesi e buttai fuori dalla bocca il fumo. Era un modo per alleviare lo strees, anche se era da tanto tempo che non lo facevo. Presi la sedia dalla scrivania e la posizionai davanti alla finestra aperta. Potevo vedere il centro di New York, decorata con addobbi natalizi. Buttai la sigaretta per strada, poi mi sdraiai di nuovo sul mio comodo letto. Non avevo voglia di fare niente, solo di starmene per conto mio a maledirmi mentalmente o a riflettere. Sospirai pesantemente, mentre scansavo i capelli dal mio volto. Come avrei fatto ora? Cosa sarebbe successo con Tyler? E con Ethan? Perché anche se avevamo chiarito, sapevo che la nostra amicizia non sarebbe più stata come prima. Una lacrima rigò il mio volto, susseguita da altre che bagnarono anche il cuscino. Bussarono alla porta, così mi affrettai ad asciugare le lacrime versate.
<<Avanti>> dissi incerta. Entrò mia madre, con un vassoio in mano, contenente quattro fette di pizza e un bicchiere di coca-cola.
<<Ti ho portato da mangiare. Ti ho vista strana e ho pensato che, sicuramente, non ti andava di scendere in cucina>>
<<Grazie mamma>> presi il vassoio e lo posai sul comodino accanto a me.
<<Di niente piccola>> amava chiamarmi in questo modo, anche se ormai non ero più una bambina, avendo diciassette anni.
<<Non ti stancherai mai di chiamarmi cosi, vero?>> 
<<No, mai>> sorrise. Mentre addentavo una fetta di pizza lei mi fissava. Aveva capito che c'era qualcosa che non andava.
<<Jess, sei sicura di stare bene?>>
<<Si sto bene, tranquilla>> la rassicurai, cercando di essere il più credibile possibile.
<<Ti vedo strana>>
<<Sono solo stanca, ma sto bene. Veramente>> mia madre sembrò crederci, quindi, dopo avermi dato un bacio sulla fronte, andò a cenare. Mangiai solo due fette di pizza perché non aveva molta fame. Mi sdraiai nuovamente sul letto, provando a dormire. Ma non ci riuscivo. I pensieri era tanti. Troppi, per riuscire ad addormentarsi. Avevo paura del futuro. Troppa, per non pensarci più.
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ETHAN POV'S
Tornai a casa poco dopo aver salutato Jessica. Le strade erano buie. Appena varcai la soglia di casa erano già tutti seduti a tavola. Mia madre mi fulminò con lo sguardo mentre mio padre guardava una partita di basket.
<<Ethan dove sei stato?>> chiese la donna, lasciando cadere la forchetta nel piatto.
<<Con degli amici>>
<<Oggi è venuta una ragazza, Jessica. Voleva parlarti>>
<<Si, l'ho incontrata. Abbiamo chiarito tutto quello che c'era da chiarire. Grazie comunque>> mentre salivo le scale a chiocciola la voce di mia madre mi fermò.
<<Non ceni?>>
<<Non ho fame, grazie>> e andai in camera mia. Sfilai la maglietta e le scarpe, per poi buttarle a terra. Mi sdraiai sul letto, incrociando le braccia dietro la testa. Sbruffai senza un motivo valido, forse per lo stress o semplicemente perché ne avevo voglia. Guardai fuori dalla finestra il cielo stellato, le strade di quel vialetto isolato. Poi, dopo svariati minuti, passarono un signore ed un bambino in bicicletta. Decisi di prendere il mio blocchetto da disegno, era una mia grande passione, e iniziai a disegnare. Capelli folti, occhi chiari, un sorriso bellissimo. Jessica. Era lei che stavo disegnando. Perché? Perché mi piaceva. Ma non volevo assolutamente rovinare la nostra amicizia.
Eppure una parte di me mi ricordò che probabilmente era già successo.

Il Mio Amato Fratellastro (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora