<<I tuoi voti sono bassissimi Jess>> mamma posò con delicatezza la forchetta sul piatto ormai vuoto, spostando tutta la sua attenzione su di me. La sera prima era troppo stanca per farmi la ramanzina ed io sperai che se ne fosse dimenticata. Invece mi sbagliavo.
<<Mamma lo so, ti ho già detto che proverò a recuperare>> ripetei per l'ennesima volta quelle parole che risultarono false persino alle mie orecchie.
<<Tu non capisci!>> esclamò sbattendo il pugno sul tavolo <<Rischi la bocciatura!>> mi fece notare. Sbuffai, non ne potevo più delle sue urla, della stesse parole ripetute cento volte al giorno.
<<Tutti i professori si lamentano di te, dei tuoi voti sempre bassi, il voto più alto preso in tutto l'anno è un misero sei e mezzo, cazzo! Ad alcune materie non sfiori neanche la sufficienza>> di nuovo il pugno sbattuto sul tavolo.
<<Ho difficoltà>> ammisi, deglutendo.
<<Perfetto, basta che me lo dici! Pagherò qualcuno in grado di aiutarti>> ma io non volevo nessuno. Io ero sicura che, se mi fossi impegnata, sarei stata in grado di migliorare anche da sola. Il problema era che non avevo voglia.
<<Bene, ho capito, mi metterò sotto con lo studio. Ora posso andare in camera mia?>> sbuffai. Calò il silenzio nella sala, mia madre che mi fissava intensamente.
<<No, adesso tu rimani qui>> roteai gli occhi al cielo <<Non alzare gli occhi al cielo davanti a me>>
<<Non posso fare niente>>
<<Questo non è affatto vero, Jessica. Ti dò anche troppa libertà, forse è per questo che ti ribelli costantemente>>
<<Io mi ribello?>> mi indicai con un dito <<Ma perfavore!>> esclamai.
<<D'ora in poi frequenterai i corsi pomeridiani, almeno sarai più avantaggiata con lo studio>> si alzò dalla sedia, prese i piatti e li posò sul'isola della cucina.
<<Come? Non ho intenzione di->>
<<Vedi? Ti stai ribellando proprio adesso>>
<<Non è vero. Sto solo dicendo che non ho intenzione di sprecare il mio tempo a studiare anche di pomeriggio. Ho bisogno di svagarmi, di uscire, ho diciassette anni cavolo>> la raggiunsi di fronte al lavabo, si stava mettendo i guanti per iniziare a lavare i piatti.
<<Si, hai bisogno di svagarti e di uscire, ma soprattutto di avere un futuro. Senza studio non arrivi da nessuna parte mia cara. Ricorda sempre, prima il dovere...>>
<<...e poi il piacere. La sò a memoria questa frase di schifo>> incrociai le braccia al petto <<Mamma, te lo chiedo in ginocchio se serve, lasciami libera almeno di pomeriggio>>
<<Non voglio sentire più lamentele. Domani parlerò con i professori e insieme decideremo a quale corso iscriverti. Sono stata chiara?>>
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Il martedì era il giorno più brutto della settimana. Avevo le materie peggiori a scuola. Appena varcai la soglia dell'aula, alcuni studenti si girarono a guardarmi e delle ragazze cominciarono a ridere. Non feci caso alle occhiatacce e raggiunsi Zac all'ultimo banco, vicino alla finestra. Posai con poco delicatezza lo zaino sul banco per poi accomodarmi sulla sedia.
<<Sai perché tutti mi guardano male e ridono? Ho qualcosa in faccia?>> mi sporsi verso di lui, che mi analizzò per bene.
<<Ehm... no?>>
<<Bene, allora cosa accidenti hanno da ridere?>>
<<Lsciali stare, sono degli stupidi, guardano male chiunque, magari solo per invidia>> scrollai le spalle. Tre ragazze in fondo all'aula parlavano sotto voce e, ogni tanto, mi guardavano con la coda dell'occhio. Okay, qui c'era qualcosa di strano. Prima che potessi alzarmi per andare a chiedere alle ragazze cosa volessero da me, la professoressa di fisica, seguita da Tyler, Justin, Logan e Jennifer, entrò in classe. Mi misi comoda sulla sedia, posando lo zaino a terra. Tyler mi rivolse una breve occhiata, avevo un volto strano, quasi smarrito. La lezione cominciò e io, presa dalla noia, estrassi una penna dell'astuccio e scarabbochiai sul quaderno.
<<Signorina Ross, vuole condividere con noi la sua opera d'arte?>> la professoressa posò gli occhiali neri sulla cattedra. Avanzò verso di me, il rumore dei tacchi che rieccheggiava nell'aula. Chiusi subito il quaderno.
<<Avanti, cosa disegnavi?>>
<<Sicuramente il cazzo di Tyler>> aveva parlato la ragazza dell'ultimo banco, quella che mi guardava insieme alle sue amichette, che risero a crepa pelle, come il resto della classe. Ma cosa diamine stavano dicendo?
<<Thorn, modera il linguaggio>> la rimproverò la professoressa, senza però prestarle molta attenzione.
<<Jessica, sò che questo pomeriggio tua madre verrà qui a scuola perché vuole iscriverti a dei corsi extra scolastici, proprio perché a scuola vai male. Come mai non studi?>>
<<Prof, mi sembra ovvio. Sarà troppo impegnata a scopare con il suo fratellastro>> disse una bionda, la compagna di banco della ragazza che aveva parlato poco prima. Mi sembrava si chiamasse Lydia. Stavano esagerando.
<<Stai zitta biondina>> la ammonii <<scommetto che neanche tu sei una santa, ti farai cinque ragazzi diversi al giorno>> diventò paonazza.
<<Mi hai appena dato della troia?>>
<<Ragazze, basta! Questo linguaggio non è accettabile, in particolare dentro un ambiente scolastico. Jessica ti chiedo di finirla di disegnare e tutti voi, fatevi gli affari vostri. Torniamo alla lezione>> si riavvicinò alla lavagna, continuando a spiegare. Spostai l'attenzione su Tyler, seduto vicino a Logan, al primo banco della fila centrale. Stava prendendo appunti, cosa che, per la prima volta, feci anche io. Lo feci per non pensare alle parole di quelle ragazze, alle risate degli altri. Lo feci per soddisfare mia madre. La campanella suonò e tutti gli studenti si precipitarono fuori la classe.
<<Vado in bagno>> mi avvisò Zac, prima di correre via. Io rimasi ferma sulla sedia, non volevo incontrare le ragazze di poco fa, gli occhi di tutti su di me.
<<Jess>> Tyler mi toccò la spalla <<Va tutto bene?>>
<<In realtà no Tyler. Di cosa parlavano tutti?>> balzai in piedi, adesso eravamo molto vicini <<Dimmi la verità>>
<<Jessica, non qui>> cercò di accarezzarmi il braccio, ma io lo scansai.
<<Il classe non c'è nessuno e mancano ancora dieci minuti alla fine della ricreazione>> gli dissi, scoccando un'occhiata all'orologio appeso al muro <<Voglio sapere perché tutti fanno queste stupide battutine e ridono in continuazione!>> esclamai determinata.
<<È una lunga storia, dai, ti racconto tutto a casa>> si avvicinò a me <<Me lo dai un bacino?>> fece gli occhioni dolci sporgendo il labbro inferiore, proprio come i bambini piccoli.
<<No, Tyler. Parla>> incrociai le braccia al petto. Lui drizzò le spalle e sbruffò.
<<Giurami che non ti incazzi>>
<<Non giuro niente. Che cosa hai combinato?>> quelle parole non promettevano niente di buono.
<<Ecco io...ho fatto un casino>> si coprì il volto con le mani <<Jennifer mi ha chiesto di tornare con lei, ma io l'ho rifiutata. Appena ha un litigio con il suo nuovo ragazzo mi scrive, ma questa volta devono aver litigato pesantemente>> ancora gli andava dietro? <<Comunque non è questo il punto, io...>>
<<Gli hai detto di si, vero?>>
<<Cosa? No, il contrario. L'ho rifiutata, dicendole che non posso essere solo una scorta, che non sono un giocattolo. E lei mi ha chiesto se era per te>> il cuore iniziò a battere forte, non arrivava mai al succo del discorso <<E io le ho detto di si>>
<<E...?>> lo spronai ad andare avanti.
<<I miei amici mi hanno chiesto cosa abbiamo fatto insieme e io->>
<<Cazzo!>> feci un passo indietro <<Gli hai detto di si!>>
<<Anche Jennifer ha sentito>>
<<E scommetto che Jennifer per la gelosia l'ha detto a tutti>>
<<Penso sia andata cosi>> scrollò le spalle <<Ma Jessica, tranquilla, infondo tra due giorni se ne saranno già tutti dimenticati>>
<<Scherzi? Hai sentito le battute di quelle stronze, le occhiatacce di tutti, le risate? Nessuno sapeva del tradimento di Jennifer, quindi adesso sembra che sia io la stronza di turno! Non voglio passare per quella che non sono!>> sentivo gli occhi pizzicare, ma non potevo piangere anche ora. Diciamo che da sempre sfogavo tutte le mie emozioni, che siano tristezza, gioia, delusione, piangendo. Era un lato del mio carattere che non sopportavo, perché troppo vulnerabile.
<<Ei Jess. Mi dispiace di non essere stato zitto, ma cosa avrei dovuto fare? Mentire ai miei migliori amici?>> effettivamente era sbagliato mentire, ma sapeva anche di che pasta erano fatti alcuni di loro.
<<L'avresti fatto per una buona causa! E poi perché cavolo, voi ragazzi, avete questo desiderio di raccontare sempre, a tutto il mondo, di quando fate sesso? Sono momenti intimi, da tenere per se stessi!>> ero cosi nervosa, stavo perdendo il controllo.
<<Che succede qui?>> Ethan fece irruzione nella classe, la fronte aggrottata e lo zaino in spalla. Era appena arrivato a scuola.
<<Non sono cazzi tuoi>> chiari subito Tyler, per poi tornare a guardare me.
<<Jess, perfavore, non torniamo a litigare come facevamo prima>> sospirò <<Domenica sono stato invitato al cinema da loro, ma ho rifiutato per stare con te>> e il mio sguardo, dopo questa informazione, si addolcì.
Ethan mi toccò la spalla, lo guardai per poco e lui abbozzò un sorriso.
<<Jessica, preferisci parlare dopo con lui?>> mi chiese, indicando con la testa Tyler.
<<Ma la smetti di immischiarti negli affari che non ti riguardano?!>> sbraitò il mio fratellastro, scansando con violenza la mano di Ethan dalla mia spalla.
<<Senti coglione>> il mio amico si avvicinò a lui, gli puntò un dito contro <<La fai stare male, non lo capisci? Sto solo consolando la mia amica, è il minimo che possa fare!>>
<<Non devi consolarla, tranquillo. Io non la faccio mai soffrire, o almeno non di proposito. Puoi anche levarti dalle palle>> Tyler indicò la porta della classe e proprio da lì entrò Zac, che aggrottò le sopracciglia.
<<Che avete tutti quanti oggi? Ora anche tu sei arrabbiato con me?>> chiese quest'ultimo, mettendosi subito sulla difensiva.
<<Non indicavo te>> Zac annuì e si sedette al suo posto. Mancavano ancora cinque minuti alla fine della ricreazione.
<<Questa è anche la mia classe, caro Johnson, quindi posso rimanerci quanto mi pare>> ribattè.
<<State sempre a discutere voi due!>> esclamai, stanca di starli a sentire. Ma non mi diedero ascolto, anzi mi ignorarono del tutto. Si trovavano a pochi centimetri di distanza, si mandavano a vicenda sguardi di fuoco.
<<Scommetto che ti piace Jessica>> ammise Tyler, spintonando il ragazzo di fronte a lui che, dal canto suo, lasciò cadere lo zaino a terra.
<<Tyler!>> cercai di fermarlo.
<<Dici cosi tante stronzate, Johnson>>
<<Ah si? Sei sicuro che mi stia sbagliando? Ti ricordo che per lei sei solo un amico su cui poter contare>> lo spintonò ancora.
<<Fratello, basta!>> intervenne Zac. Allontanò di poco Tyler ma lui si rifece avanti.
<<Basta tu, Zac. Non ho intenzione di ucciderlo, solo di fargli capire che non può fare come gli pare! Alle feste vai sempre con ragazze diverse, delle volte non ti accorgi neanche se Jessica c'è o non c'è. E ora, solo perché sai che lei ti viene dietro, pensi di poterti comportare cosi? Sei un perfetto idiota. Ti scopi le altre solo perché vuoi dimenticare lei, perché sai che non ti vuole!>>
<<Tyler adesso stai esagerando!>> mi intromisi, visto che non si rendeva conto delle parole pesanti che usava <<Smettila!>>
<<No Jess, non la smetto proprio per niente>> mi guardò <<Mon lo capisci che gli piaci, che vuole sempre stare appiccicato a te!>>
<<Tyler stai sbagliando di grosso>> ribattei per l'ennesima volta <<Giusto Ethan?>> mi rivolsi a lui che sembrava trovarsi in difficoltà. Non rispose, continuava a tenere la testa china. <<Ethan, rispondi!>> lo intimai. Silenzio. La campanella suonò e gli studenti entrarono in classe. Perché non aveva risposto? Allora Tyler diceva la verità? Lanciai un ultimo sguardo a Ethan, che scappò al suo posto. Poi guardai Tyler che già mi fissava da qualche minuto.
<<Ne parliamo dopo>> disse prima di tornare al suo posto.
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Il Mio Amato Fratellastro (IN REVISIONE)
Romantizm[Completa] Jessica Ross, diciassette anni, vive ad Hollywood con sua madre Sara, una donna che nonostante le difficoltà passate è riuscita a prendersi cura della figlia e a non farle mancare niente. È una ragazza che crede nell'amicizia e non si las...