49-Ed ecco che l'incubo ricomincia

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La sveglia. Il mio incubo peggiore. Le vacanze erano passate troppo in fretta per i miei gusti. Dopo essermi stiracchiata per bene decisi di alzarmi e andare verso l'armadio. Optai per indossare una maglietta nera, non troppo pesante, e dei jeans normalissimi. Come scarpe scelsi le solite convers nere. Come uno zombie camminai verso il bagno con i vestiti in mano, chiusi la porta alle mie spalle senza fare rumore. Poggiai la schiena alla porta fino a sedermi a terra. Le vacanze non erano state chissà quanto entusiasmanti, soprattutto il Capodanno. Alla fine i nostri amici non erano potuti venire a causa di impegni familiari e nemmeno Jade si era presentata visto che nevicava troppo per affrontare un viaggio così lungo.   Mi alzai da terra, guardai alcuni secondi la mia immagine allo specchio e poi iniziai a lavarmi. Terminai il tutto dopo circa trenta minuti, quando ricordai che altre tre persone dovevano lavarsi oltre me.
<<Buongiorno>> dissi sbadigliando, facendo il mio ingresso in cucina.
<<Ciao tesoro. Lo sai che è tardi vero? Sai anche che piove?>>
<<Piove?>> presi una mela dalla cesta sul tavolo e andai verso la finestra per vedere la pioggia con i miei stessi occhi. Caspita se pioveva!
<<Cavolo! Devo prendere l'autobus perciò?>> domandai, girandomi nuovamente verso mia madre.
<<Non penso ci sia bisogno>>
<<Mi accompagni tu?>> chiesi incredula <<Ma non devi andare a lavorare? Approposito è tardi anche per te>> constatai guardando l'orario dall'orologio al polso.
<<Lo so, ma sono pronta. Sto solo prendendo un caffè. Comunque ad accompagnarti non sarò io, ma Tyler>> mi strozzai con la mela a quella affermazione. Scherzava? Non volevo assolutamente passare del tempo sola con lui .
<<Scherzi?>> mi ripresi poco dopo.
<<Perché dovrei?>> scrollò le spalle e sperai vivamente che mi stesse prendendo in giro.
<<Tu non puoi farmi questo! Non posso andare in macchina con lui mamma!>> esclamai furibonda.
<<Perché non puoi?>>
<<Perché no!>> ma ormai non c'era tempo. Oltre ad essere tardi, Tyler aveva fatto il suo ingresso in cucina e mi aveva detto di uscire con lui. Fulminai con lo sguardo mia madre, che in compenso mi sorrise, augurandomi una bella giornata. Stronza!
Fuori pioveva a dirotto, anche più di prima. Aprii lo sportello della macchina e montai insieme a Tyler.
Era bello da morire.
I capelli erano stranamente ordinati. Mentre guidava, non molto veloce a causa della pioggia, serrò la mascella. Teneva una mano sul volante e l'altra sul freno a mano. Ogni tanto mi guardava di sottecchi, me ne accorsi mentre ci trovavamo fermi in mezzo al traffico di New York. Anche io guardavo lui, perchè mi mancava, nonostante tutto.
Mi mancava parlarci, sfogarmi con lui e baciarlo.
Non sapevo se per lui era così, ma non mi importava. In qualche modo, dovevo sentire la sua voce. Quasi come se avesse ascoltato i miei pensieri, Tyler aprì bocca, iniziando a parlare.
<<Come...come stai?>> era molto insicuro, sicuramente non sapeva cosa dire. Neanche io in realtà.
<<Bene. Non mi va di andare a scuola ma bene>> anche se volevo a tutti i costi parlare con lui, cercai di mantenere un tono freddo e distaccato, ricordandomi quello che mi aveva fatto.
<<Neanche a me va>> confermò. Avanzò di poco con la macchina, poi si rifermò. Spostò la mano dal freno a mano alla sua gamba.
<<Ho sentito quello che dicevi a tua madre poco fa>> disse, toccandosi i capelli <<Perché non potevi venire in macchina con me?>>
<<Me lo chiedi anche?>> risposi velocemente. Lo vidi serrare di nuovo la mascella, girare lo sguardo verso il finestrino per poi tornare a guardarmi. Da quel momento, fino all'arrivo a scuola, nessuno dei due proferì parola. C'era un silenzio assordante. Quando arrivammo, la voglia di scappare e tornare a casa si fece più forte, ma ovviamente non l'avrei fatto. Tyler parcheggiò accanto ad un'auto bianca. Prima di lasciarmi scendere però mi rivolse nuovamente la parola.
<<Mi dispiace>> ammise.
<<Anche a me>> mi avviai verso l'interno della scuola. La testa piena di pensieri. Erano tutti uguali, nessuno cambiato o maturato di una virgola. I soliti idioti che pensavano solo al sesso, le solite cheerleader vanitose, gruppi di migliori amici che si incontravano dopo giorni, e fidanzati affiatati. E io ero qui, a camminare da sola, con la testa bassa, alla ricerca del mio amato armadietto. Subito mi ricordai delle chiaccherate con Chloe, proprio qui davanti.
A dire la verità i primi giorni a New York erano i migliori. Avevo amici. Ora ero sola, un'altra persona. Aprii la serratura dell'armadietto, presi il libro di francese e, quando lo richiusi, trovai davanti a me proprio la persona a cui stavo pensando. Chloe.
<<Jessica, ciao!>> esclamò alzando la mano in segno di saluto.
<<Ciao Chloe. Come va?>>
<<Tutto bene, a te?>>
<<Uguale a sempre>> scrollai le spalle <<Con Justin?>> chiesi, ricordandomi della terribile scommessa.
<<Benissimo. Lo amo con tutta me stessa, lui ama me. Siamo una coppia felice>> sorrise. Proprio in quel momento, come se lo avessimo chiamato, spuntò Justin che mise le mani sui fianchi di Chloe, la fece girare verso di lui, per poi schioccarle un bacio a fior di labbra. Rimasi lì ferma e, per la prima volta in vita mia, guardai una coppia di fidanzati con disgusto. Perché il loro amore era solo frutto di una scommessa. Quando si staccarono, Chloe mi sorrise e Justin anche. Ricambiai ma con poca convinzione.
<<Allora Jess, è da tanto che non ci vediamo. Come stai?>> mi chiese lui.
<<Bene, anzi benone. E tu Justin, come stai?>> non sopportavo il suo modo di fare.
<<Bene, come dovrei stare? Sto con la ragazza più bella del mondo!>> era un ipocrita.
<<Sei sicuro di provare veri sentimenti per lei?>> mi avvicinai minacciosamente, lui lasciò la presa dai fianchi di Chloe <<O forse la stai solo prendendo in giro?>>
<<Non potrei mai farlo>> rispose con tono duro <<E poi a te cosa importa, sei stata la prima ad abbandonarla>> Chloe chinò la testa e io li fissai incredula. Era vero, mi ero allontanata da Chloe, ma solo perchè mi aveva mentito ed ero... gelosa. Si, gelosa dei suoi sentimenti verso Tyler.
<<Stai dicendo una cazzata>>
<<Si, come no!>>
<<Sai perfettamente come sono andate le cose! Non ho mentito io, non è stata colpa mia, ho solo fatto quello che ritenevo giusto>> veramente stavo dando delle spiegazioni a Justin?
<<Ritenevi giusto lasciarla sola, sapendo del suo carattere timido? Bell'amica che sei Ross, congratulazioni>> iniziò ad applaudire, attirando l'attenzione di alcuni studenti vicino a noi.
<<Solo ora parli così bene di lei, prima non ti importava niente>>
<<Ero uno stupido, non capivo i sentimenti che provavo!>> ribattè deciso, allargando le braccia.
<<Anche adesso sei uno stupido Justin, non è cambiato nulla da tre settimane fa>>
<<Jessica, smettila!>> sussurrò Chloe, ma riuscii ugualmente a sentirla.
<<Come dici scusa?>>
<<Ho detto di smetterla. Tutti e due. Basta!>> poi si rivolse solo a me <<Si può sapere che problemi hai?>>
<<Non ho problemi. Anzi, raccontagli tu come sono andate veramente le cose>>
<<Mi hai abbandonata>> ribadì lei, appoggiando l'idea di Justin.
<<Come? Chloe come puoi->>
<<Jess, l'hai fatto. Ad aver sbagliato sei stata tu, non io, chiaro?!>> quelle parole mi colpirono nel profondo. Io non avevo sbagliato. Non mi pentivo della mia scelta. Era lei ad aver mentito, lei ad aver inventato scuse su scuse, era stata lei ad essersi comportata male con me. Avevo solo fatto la mia fottuta parte, facendo la cosa più giusta in vita mia! Lasciare stare gente come lei.
<<È questo che pensi?>> le lacrime ormai imploravano di uscire, ma non potevo piangere. Non davanti a tutti. Non per lei. Mi guardò negli occhi, imbarazzata, come il giorno in cui ci incontrammo per la prima volta. Justin era fermo, la spalla posata sull'armadietto di Chloe, che non rispondeva.
<<Penso di aver sbagliato, ma la colpa è anche tua. In particolare tua Jess>>
<<Bene>> annuii <<E io che pensavo fossi diversa>> la campanella suonò in quel preciso istante. Justin prese per mano Chloe e la portò via. Li odiavo. Tutti e due.

Il Mio Amato Fratellastro (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora