41- Un Natale a casa Jonhson (seconda parte)

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Il pranzo era finito. Nessuno parlava, nessuno si rivolgeva alcuno sguardo. La signora Jenna, che lavava i piatti, soffriva per questo. Marcus fumava fuori al balcone. Michelle, i suoi figli e suo marito giocavano a carte, Michael, mia madre e Coraline parlavano. Io, Jade e Tyler eravamo seduti sul divano a non fare niente. Guardavamo il vuoto.
<<Ragazzi, volete giocare?>> ci invitò Michelle. Io e Jade rinunciammo mentre Tyler andò con loro. La ragazza dai capelli neri si alzò dal divano e salì al piano superiore. Decisi di seguirla.
<<Posso stare con te?>> domandai come fanno i bambini piccoli.
<<Se ti fa piacere>> rispose. Prese un pacchetto di sigarette dalla tasca del suo zainetto, l'accendino viola e l'accese.
<<Fumi? Da quanto tempo?>> chiusi la porta della stanza, almeno nessuno ci avrebbe sentite.
<<È inutile che chiudi, tanto tutti lo sanno. Comunque fumo da circa un anno, ed ho preso il vizio>> il fumo uscì man mano dalle narici e si estese per la stanza.
<<Sai anche io per un periodo ho fumato, ma è da tanto che non lo faccio. Quando ero nervosa mi faceva rilassare>> ammisi.
<<Io fumo quasi sempre, soprattutto in situazioni come questa. Sai non è la prima volta che Marcus si lamenta di me. Non mi accetta>> parlare di questo le faceva male, si capiva. Perciò non la spronai a continuare. Lo fece lei di sua spontanea volontà <<Una volta mi ha addirittura buttata fuori di casa>> che persona crudele! Avrei voluto urlare. Ma era inutile. Lei già lo sapeva, anche meglio di me ovviamente.
<<E tua madre?>>
<<Mia madre mi portava via. Questo è uno dei pochi natali che passo qui>>
<<Da quanto tempo non vieni?>>
<<Due anni>> buttò fuori altro fumo. Jade non meritava tutto questo.
<<Perché tuo nonno non ti accetta?>>
<<Per questo>> indicò la sigaretta <<Perché fumo, ho i tatuaggi, i piercing, vesto sempre di nero>>
<<E tu perché lo fai? Lui lo sa il motivo?>>
<<No. Solo mia madre>> si affrettò a rispondere. Buttò la sigaretta fuori dalla finestra e cadde sul marciapiede. La sigaretta aveva fatto la fine della povera Jade. Era stata usata, amata e poi, solo per un cambiamento, buttata via. Letteralmente. In realtà volevo aiutarla, capire perché vestiva cosi. Ma pensavo "lei non vorrà mai raccontare una parte della sua vita ad un estranea". Invece lo fece, prima che io potessi chiederglielo.
<<Io non sono mai stata brava a scuola. Nonno voleva che io mi impegnassi ma non ci riuscivo, non mi andava. Già dal secondo anno di superiori iniziai a soffrire di bullismo. Nonno non mi accetta per tre motivi: non vado bene a scuola, mi reputa una fifona perché devo difendermi ma non sono in grado e pensa che con questi tatuaggi e piercing mi sia rovinata>> confessò tutto velocemente per paura che qualcuno potesse entrare nella stanza e sentirla.
<<Non puoi parlare con i tuoi amici? Ne hai cosi tanti>>
<<Veramente ci hai creduto? Tutti quei nomi che ti ho fatto prima sono le persone che reputavo amici. Però mi hanno messa in cattiva luce e per colpa loro sono bullizzata. Anzi, anche loro mi prendono per il culo a volte>> la voce strozzata, lacrime amare bagnarono il suo volto. Se le asciugò rapidamente. Io non l'avrei giudicata. Piangeva per un motivo più che valido. Essere bullizzati è brutto, lo sapevo. Non l'avevo mai vissuto in prima persona ma potevo solo immaginare quanto dolore si provasse.  Jade, perciò, era una di quelle persone che si inventano di avere il mal di pancia per non andare a scuola. Lei era una di quelle persone che si vestono di nero per far finta di non esistere. Lei era una di quelle ragazze che usano i tatuaggi come scudo, non perché le piacciono. Lei era una di quelle persone che, come me, credono troppo nell'amicizia e si sentono perse quando i propri amici l'abbandonano o mentono. Jade era una di quelle persone che hanno troppa paura del passato, perché rimpiango gli errori, del presente, perché non si accettano e del futuro per paura del giudizio altrui.
<<Dire mi dispiace probabilmente non ti aiuterà>> provai a prenderle la mano però, per l'imbarazzo, la tirai indietro <<Ma se può consolarti nemmeno io ho avuto una vita facile>>
<<Cioè?>> Jade si sedette sul letto e mi invitò ad accomodarmi accanto a lei. Lo feci senza replicare.
<<Mio padre è sempre stato un'alcolizzato. Non si trovava mai a casa ma, se invece c'era, dormiva, litigava con mia madre e ci picchiava. Ogni sabato sera tornava con mio zio ubriaco e litigava con mamma>> feci una breve pausa <<In realtà litigavano sempre>> Jade mi guardò con quei suoi occhi elettrici e posò una mano sulla mia spalla.
<<Non lo vedi mai tuo padre?>>
<<No. Da quando ha lasciato mamma non è mai venuto a trovarmi. Non si interessa mai di me>> dissi l'ultima parte in un sussurro.
<<Mi dispiace Jessica, veramente>>
<<Oh, stai tranquilla. Ormai è tutto passato, non ci penso più>>  qualcuno bussó alla porta della stanza, immersa nell'oscurità. Era Tyler, sua cugina Allison che lo teneva per il braccio.
<<Gioca un altro pò, fallo per me>> lo implorava la bambina dai capelli biondi. Era dolcissima!
<<Ally, non mi va, giochiamo dopo>>
<<No, ora!>> la bambina sbattè il piede a terra.
<<Jade aiutami>> disse Tyler, stava quasi per mettersi in ginocchio.
<<Dai Ally, gioco io>> Jade si alzò e prese la bambina per mano.
<<E Tyler?>> Allison lo indicò.
<<Viene tra poco>> le due scesero insieme per le scale, fino a sparire dalla mia vista.
<<È bellissima tua cugina>> dissi appena Tyler entrò nella stanza.
<<Si, lo è. Di che parlavate tu e Jade?>>
<<Niente di che, sai...discorsi tra ragazze>> mentii e si capiva, ma cercai comunque di non darlo a vedere più di tanto.
<<Capisco>> sembrò crederci così cambiai discorso.
<<Tu che facevi?>>
<<Giocavo a carte. Non mi sarei mai aspettato una litigata cosi a tavola>>
<<Jade mi ha detto che è da due anni che non viene qui a Natale>>
<<È vero>> confermò il ragazzo <<Nonno Marcus è troppo severo nei suoi confronti>>
<<Severo? Io direi crudele>>
<<Hai ragione, la parola giusta è crudele, non severo>> dopo la sua affermazione nella stanza calò il silenzio.
<<Tyler! Vieni a giocare!>> Allison fece irruzzione nella stanza.
<<Credo sia meglio che vada...>>
<<Si, lo penso anche io>>
<<Vuoi venire anche tu?>> mi domandò la bambina. Alla fine ci ritrovammo tutti a giocare.
Fu un Natale diverso, quasi indimenticabile. Avevo scoperto che molte famiglie, oltre la mia, discutevano. E mentre giocavamo vidi, per la prima volta in quella giornata, Jade sorridere.

Il Mio Amato Fratellastro (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora