XVI

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Vidi i suoi e mi terrorizzai all'istante: erano anormali e rossi come il fuoco. Qualcosa in me, però, mi spinse a non aver paura. Ero combattuta, una parte di me mi diceva di fuggire, l'altra parte mi rassicurava; lui non mi avrebbe mai fatto del male.

«State ferma, non è mia intenzione farvi del male», disse in un sospiro e aspirò sia con la bocca che con le narici. Sembrava estasiato da qualcosa, ma non capì cosa.

«Cosa...cosa sta succedendo?», provai a scendere dalla posizione in cui eravamo capitati, ma mi strinse maggiormente.

«Shh...», disse, scendendo con il viso verso il mio collo. Ci strofinò su il naso, mentre io rimanevo immobile come una statua di pietra. Chiusi gli occhi e non sappi che fare, cominciai a pensare di star sognando, ma era tutto fin troppo reale.

Mi stampò un soffice bacio sulla clavicola e subito dopo avvertì un dolore lancinante al collo. Qualcosa mi aveva perforato la carne e quel qualcosa bruciava ardentemente. Gemetti dal dolore, ma non potei muovermi. Il panico si impossessò di me, ma quel dolore pian piano si affievolì.

Ero ancora impaurita, ma non potevo sottrarmi. Ammisi a me stessa che il piacere che stavo provando in quel momento mi faceva godere come mai era accaduto. Non sapevo cosa stesse facendo, ma dal modo in cui mi stringeva, il respiro affannato ed estasiato, le sue mani prima sulla mi vita e poi dietro la schiena, mi fece gemere una seconda volta; non più di dolore, ma di piacere.

Cominciò a girarmi un po' la testa, ma non ne capì il motivo. Il respiro si allentò lentamente, fino a fermarsi e mozzarsi in gola, fu in quel istante che Abel si allontanò dal mio collo. La vista era ancora offuscata, ma riuscì comunque a vedere le sue labbra sporche di rosso.

Mi lasciò scendere lentamente, fin quando non trovai stabilità su i miei stessi piedi. La ragione, precedentemente perduta, ritornò e mi tastai la parte dolente. Vidi il palmo della mia mano rosso e sgranai gli occhi: cosa aveva fatto?

Si allontanò da me e vidi il suo volto tingersi di paura, qualcosa che non avevo mai visto prima. «Cosa...cosa avete fatto?», i suoi occhi non erano più rossi, erano nuovamente come il carbone. «Siete un mostro!», urlai e retrocessi di un passo. Perché dissi quelle parole nemmeno io lo ricordavo, ma era tutto ciò che il mio cervello elaborava in quel momento.

«State calma e non gridate, vi prometto che vi spiegherò tutto, venite in camera», fece un passo verso il corridoio, ma quando si accorse che non lo seguivo si voltò. «Se volevo farvi del male, vi avrei uccisa su quel muro seduta stante.»

La tranquillità con cui pronunciò quelle parole mi fece rabbrividire. Lo superai e salì le scale, ricordando la strada che avevo percorso. Mi precipitai in camera e mi sedetti sul letto, mentre Abel si recò in bagno per sciacquarsi il viso. Le mani mi tremavano, non capivo cosa stessi provando in quel momento: paura, terrore, curiosità, stanchezza.

Sobbalzai quando sentì qualcosa di umido posarsi sul mio collo; Abel aveva bagnato una pezza e ora mi stava togliendo il sangue residuo. Rimasi in silenzio mentre gettava la pezza nel camino e si sedeva sul divano.

Torturai le mani e il labbro inferiore, fin quando non disse: «vi chiedo perdono per avervi attaccata, non era mai accaduto prima di oggi. Non so come sia possibile farmi perdere il controllo in quella maniera e non volevo spaventarvi. Prima o poi sarebbe accaduto, che vi svelassi la verità, ma non volevo che accadesse in questo modo.»

Attaccata? Cosa stava succedendo? Cosa doveva dirmi?
«Io e la mia famiglia non siamo come il restante del popolo, noi siamo esseri che possiedono una grande forza e velocità.»

«Esseri?», dissi a bocca secca.

«Si, esseri, non possiamo definirci umani perché non lo siamo.»

Mi alzai di scatto e restai a fissarlo con un groppo in gola, causato maggiormente dal dolore procurato della ferita. «Voi...cosa siete?»

«Sono un vampiro.»

Spazio Autrice:
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-Angel❤️

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