XLVI

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Meredith

Mi svegliai di soprassalto e mi portai una mano al petto. Il cuore pompava ad una velocità inaudita e le mani mi tremavano. Dovevo avvertire Caleb, dovevo, ma non lo avrei fatto; qualcosa in me mi suggeriva di non farlo.

Le sue ultime parole, prima di sparire, mi avevano colpita con una potente freccia al cuore. Piccola Meredith, aveva detto. Gli occhi mi si riempirono di lacrime e non seppi il motivo. Me le asciugai velocemente e scesi al piano inferiore, andai in biblioteca, dove trovai Elena ad attendermi.

«Vi stavo aspettando, siete pronta per l'allenamento?»

Abbassai il viso ed annuii. Le ore successive furono lunghe e pesanti. Memorizzai tutte le parole che potevano tornarmi utili e mi concentrai solo sulla magia e non sul ragazzo del sogno.

«Bene, bravissima Meredith, lui è il tuo nemico, devi proteggerci e obbligarlo a tornare indietro», mi disse, mantenendo sull'indice un canarino giallo.

Chiusi gli occhi, ma li riaprii subito. Sussurrai mentalmente le tre famose paroline e successivamente alzai una mano verso questa. Attorno a lei vidi un alone giallastro, che solo io potevo vedere e che mi indicava la sua protezione. «Torna nella gabbia, piccolo volatile giallo», pronunciai e il canarino si alzò in volo, sistemandosi nella sua gabbietta.

«Bravissima! Apprendete molto facilmente!!», batté le mani.

Mi sedetti esausta sul divano e sospirai, «sarò anche migliorata, ma la stanchezza è troppa.»

«È normale, dovete esercitarvi.»

Annuii e nel medesimo istante entrò Caleb. «Come procedono gli allenamenti?», chiese.

«Molto bene, Meredith ha in imparato la persuasione e la protezione.»

«Eccellente! Brava la mia sorellina», mi poggiò una mano sulla spalla.

«Caleb, mi stavo chiedendo: tutto ciò è necessario? Siete sicuro di voler attaccare?»

«Si, Meredith», rispose serio, «perché tanti dilemmi?»

«C'è una piccola vocina in me che mi suggerisce di non farlo, infondo loro non mi hanno fatto del male, potremmo giungere a compromessi.»

I miei fratelli si lanciarono un'occhiata fugace e fu Caleb a parlare: «vi garantisco che non è come pensate, io e vostra sorella vi abbiamo ripetuto cento volte che loro sono il nemico. Perché siete così pacifista?»

Elena si avvicinò a me e si abbassò alla mia altezza, «forse ha bisogno di una piccola spinta.»

Nei secondi successivi, tutto attorno a me si opacizzò e a malapena riuscivo a tenere gli occhi aperti. Riuscii solo ad udire parole distaccate, prima di addormentarmi.

Abel

«Come sta?», chiesi a William, mentre entrambi contemplavamo Leila. Stava seduta nei giardini e si guardava attorno spaesata, come se fosse la prima volta che si trovava lì.

«Bene, per ora. Ha solo qualche piccolo problema con i nuovi poteri. Guardala, osserva tutto con meraviglia.»

«Quando si diventa vampiri, si apre nuovo mondo. La vista migliora, così come l'olfatto e il tatto.»

Sospirò, «lo so benissimo, piuttosto, tu come ti senti?»

«Come dovrei sentirmi?»

«Abel, ho giurato di riportarla indietro e lo farò. So quanto ci tieni a lei e grazie alla strega sappiamo anche i piani di Caleb. Il nonno ha radunato il suo esercito, facendo affidamento anche sui nobili della nostra specie. L'alleanza che si è creata è imbattibile, sapevo che prima o poi sarebbe accaduto.»

«Non mi importa dello spargimento di sangue che avverrà, ormai siamo già morti, ho paura per lei; Caleb sicuramente la userà come miglior arma. Lei...lei non ricorda nulla di noi, pensa che siamo il nemico e non si farà scrupoli ad attaccarci per proteggere loro.»

Erano passati ormai diciotto giorno, non mi ero mai sentito più solo di allora. Avevo affrontato numerose situazioni sgradevoli e ne ero uscito sempre illeso, ma da quando avevo conosciuto lei, tutti i buoni propositi era passati in secondo piano. Avevo riferito a mio nonno e a William ciò che avevo scoperto e la loro reazione non mi era piaciuta per niente.

Ci sarebbe stata una guerra, ma ciò che mi preoccupava, oltre alla sua presenza, era io. Nei giorni passati ero stato incatenato diverse volte. La strega, alleata con il nonno, aveva capito la mia situazione e a causa delle forti emozioni negative che provavo, il controllo per la parte demoniaca era crollato. Aveva preso delle comuni catene e, attraverso un sortilegio, le aveva rese indistruttibili e dolorose.

Lasciai William nella sua stanza e mi diressi verso la mia, era una giornata nuvolosa, eppure, quando entrai, vidi uno spiraglio di luce. La stanza era avvolta nell'ombra e quello spiraglio di luce lo misi sotto il nome di Meredith. Lei era la mia luce.

Mi avvicinai ad esso e allungai una mano, ma quando questa venne a contatto con la fonte luminosa, la pelle iniziò a bruciare. La ritirai e la scossi, non capivo perché l'avessi fatto, ma in quel momento non ci pensai. Per la prima volta pensai che essere metà demone poteva giovarmi, anziché danneggiarmi.

Volevo proteggere Meredith durante la guerra, ma volevo farlo con tutto me stesso, con il demone. Ci voleva allenamento e non avevo tempo a disposizione, ma iniziai fin da subito.

Trasformazione dopo trasformazione, crisi, incatenamenti, ferite; così susseguirono i giorni. Il vampiro in me mi aiutava contro armi di qualsiasi genere e il demone mi facilitava i movimenti e la forza. Lei sarebbe stata di nuovo con me e non avrei permesso a Caleb di farle dimenticare tutto.

Spazio Autrice:
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-Angel ❤️

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