Ero aggrappata alla spalla di Abel e lui mi aiutava a camminare. Avevo il respiro irregolare a causa delle continue fitte e solo Dio sapeva quanto stessi soffrendo in quel momento.
Avvertivo fuoco in me, potente, tanto da devastare e bruciare qualsiasi cosa ci fosse attorno. Lanciai un urlo e mi accasciai sul bordo del letto, stringendo forte le aste di legno.
«Ho detto a William di chiamare la donna addetta alle nascite, state tranquilla, arriverà a breve», disse Abel, scostandomi i capelli dal viso.«Brucia, Abel», e fu dopo tali parole che iniziai a piangere. Non avevo mai avuto tanto dolore, sapevo che il parto era doloroso, ma non credevo fino a quel punto.
«Andrà tutto bene, è normale...penso», mi aiutò a togliere le vesti, poiché erano solo di intralcio e mi mise la veste da notte, molto più comoda.
In stanza entrarono due donne, una era Leila, l'altra era sconosciuta. Sorrgevano brocche piene di acqua ed un telo.
«Io esco fuori, non resisto, sveglio anche i vostri parenti», disse Leila frettolosamente e sgattaiolò via.«Buonasera Maestà, è finalmente il momento!», trillò la donna, lavandosi le mani. «Da una scala da uno a dieci, quanto è il dolore?»
«Più di dieci non si può?», gemetti.
«No.»
«Dieci», abbassai la testa sul cuscino e continuai a respirare affannosamente.
Solo quando la donna si avvicinò del tutto, vidi il pallore del suo viso; era un vampiro. Mi voltai di scatto verso Abel, che nel frattempo si era posizionato accanto a me. «È una vampira.»
«Si, il bambino sicuramente non sarà solo umano e non possiamo rischiare.»
«State tranquilla, sono informata su i parti. Alzate le gambe.»
Imbarazzata come non mai, con un notevole sforzo, alzai le gambe e restai in quella posizione per l'ora successiva.
Tutto in quella stanza mi riportava agli incibi: la stanza, il mio vestiario, le posizioni di tutti. Ciò non fece altro che alimentare la mia paura. Respiravo a malapena, le fitte ormai non potevano essere più classificate sotto tale termine: erano più classificate come delle torture.«Sire abbiamo un problema», la voce della donna mi fece sgranare gli occhi.
«Cosa? Giuro che se le succede qualcosa, la vostra fine sarà dolorosa ed interminabile!», ringhiò Abel.
Non avevo nemmeno la forza di alzare il busto e guardare la donna, per capire dall'espressione del suo viso se il problema fosse tanto grave.
«M-Mi dispiace Sire, ma il problema non dipende da me. C'è qualcosa di anomalo nel canale del parto, le pareti sembrano ustionate e la carne consumata.»«Ustionate?», chiese Abel, sgranando gli occhi. Poi abbassò il viso verso di me, «penso ci sia solo una spiegazione: il bambino è un demone, la sua pelle è talmente calda che vi sta ustionando dall'interno.»
«In questi casi non c'è molto da fare, o si interrompe il parto, oppure si procede con...con la morte.»
«Interrompete il parto!», scattò Abel.
Solo allora il dolore passò in secondo piano e scattai con il busto all'in su. «Cosa? Se interrompiamo il parto il mio bambino morirà!»
«Se continuiamo sarete voi a morire!»
«Non mi interessa! Lui deve venire al mondo, non l'ho portato in grembo per nove mesi, per poi ucciderlo proprio mentre sta vedendo la luce!», urlai un po' per la rabbia e la fustrazione e un po' per il dolore.
«Non potete pretendere che io stia qui e vi veda morire!»
«Allora andatevene!»
Barcollò sulle mie parole e lo vidi indietreggiare, come se lo avessi pugnalato dritto al cuore. Scosse il viso ed uscì fuori dalla stanza, sbattendo la porta. Non pensavo che realmente sarebbe andato via, la sua lontananza era ancor peggio del fuoco al mio interno.
«Fatemi un favore», mi rivolsi alla donna e tornai a sdraiarmi, «se quando il bambino sarà nato, Abel non lo vorrà, datelo a William e Leila: i sovrani delle Campagne del Nord e del Sud.»
«Va bene, maestà...io, io non sapevo che il bambino avesse al suo interno sangue di demone. Mi è già capitato un parto del genere, sotto minaccia di Caleb, sono stata costretta a far partorire Elena. Lei era una strega, aveva lanciato un incantesimo su di sé per proteggersi, voi potete farlo?»
«Non posso, non ho abbastanza forze, morirei prima del previsto.»
«Capisco», abbassò il viso, «mi dispiace tanto Maestà.»
«Non dispiacetevi, aiutatemi a far uscire questo piccolo demonietto.»
Annuì, ritrovando il sorriso e disse: «è arrivato il momento, dovete iniziare a spingere.»
Se il momento prima stavo stringendo la mano di Abel, il momento dopo stringevo le coperte. La sua mano mi mancava, il suo sostegno era vitale per me, ma non avrei mollato.
Ad ogni spinta sentivo un pezzo del mio cuore cedere, stavo perdendo troppo sangue, ma sarei andata avanti fin quando non avrei sentito il suo pianto.Stringevo talmente tanto le coperte che le mie mani divennero bianche dallo sforzo, ma un secondo dopo, fui avvolta da una stretta potente e calda. Sgranai gli occhi e mi voltai verso la mia destra, trovando nuovamente Abel accanto a me.
«Sei...sei tornato», dissi singhiozzando.
«Non potevo lasciarvi sola», mi baciò la fronte, «siete tutto per me.»
Non sapevo esattamente quanto tempo passò da quella stretta, ma fu melodia per le mie orecchie un dolce ed innocente pianto. Il mio ultimo respiro nell'aria lo avrebbe preso lui, che finalmente stava inspirando fuori dal mio corpo.
Sentivo la testa leggera ed ogni tanto i colori non avevano più la brillantezza di un tempo, tutto mi appariva bianco e nero. La donna sorrideva e avvolgeva mio figlio in una coperta, Abel era rimasto in silenzio e fissiva quel fagiolino che non smetteva di piangere, poi fece qualcosa che diede al mio cuore altri battiti: sorrise, lo osservava e sorrideva dolcemente.
Ciò mi spronò a tenere gli occhi aperti ancora un po', seppur le palpebre erano pesanti come macigni e il cervello mi comandava di farla finita.
Si abbassò al mio fianco, «è una bambina», sorrise, stampandomi un bacio sulla fronte.«Ecco qui la mamma.»
Spostai di lato la spalla ed accolsi mia figlia tra le braccia. Una femminuccia, una graziosa bambina che si aggrappava a me come se fossi la sua fonte vitale.
«Non sai con quanta fatica sei venuta al mondo, ti amo piccola mia», dissi, singhiozzando ed abbassando le palpebre lentamente.Il peso che avevo al petto si affievolì lentamente e se prima avevo con me mia figlia, il momento dopo era stata tolta. Il bianco e nero si tramutò in solo bianco e l'ultima cosa che sentii fu la stretta di mano ed Abel che pronunciava il mio nome.
Spazio Autrice:
Doppio aggiornamento!! Per farmi perdonare per non aver aggiornato per 5 giorni.
Non so cosa dire, questo capitolo è un accumulo di emozioni: finalmente il fagiolino è nato, una femminuccia 😍😍😍, ma Meredith?
Io già sto indossando i panni neri per i funerali.
Ci sentiamo al prossimo capitolo
-Angel ❤️
STAI LEGGENDO
Sentimenti Oscuri
Vampire*Primo volume della saga di Sentimenti Oscuri* Anno 1626. Meredith è una giovane ed inesperta donna di appena diciotto anni. Sin dall'infanzia ha capito la difficoltà e lo svantaggio di vivere in una famiglia che, purtroppo, non può permettersi il p...