Questo è un capitolo da pallino rosso, per cui, se non amate questo genere di situazioni, vi consiglio di non leggere il capitolo fino in fondo. Ritenevo giusto avvisarvi.
Buona lettura.
Schiacciai il viso sul cuscino e piansi per quelle che furono ore. Sentivo gli occhi gonfi e pesanti, mi si chiudevano ed ero priva di forze. Piangevo per sfogarmi, piangevo per il comportamento di Abel e per la solitudine. Non volevo che tornassimo a non guardarci in faccia. Era vero quello che gli avevo detto, provavo qualcosa per lui, ma non sapevo cosa fosse. Mi stropicciai ancora una volta gli occhi e mi sedetti sul bordo, quando sentì qualcuno bussare. Con mia grande sorpresa, entrò William.
Si sedette accanto a me e poggiò una mano sulla mia spalla, «non serve a nulla piangere, solo a torturare i vostri bellissimi occhi. So cosa è successo tra voi e Abel, me lo ha detto lui, era furibondo e triste per ciò che vi aveva fatto», mi prese le mani tra le sue. «Dovete sapere che Abel sta passando un brutto periodo, lui non è come tutti noi; è molto potente e i suoi poteri stanno avendo la meglio su di lui. In questo momento ha bisogno che tu gli stia accanto e ciò che è successo ha acceso la rabbia.»
«Cos'ha di diverso? Cosa nasconde?»
Scosse la testa, «non posso dirvelo, deve essere Abel a farlo. Sappiate solo che lui è stato trasformato contro la sua volontà, ma per necessità.»
«Abel mi aveva parlato della vostra storia, di come tutto ebbe inizio; era obbligatorio che venisse trasformato.»
«Si, è vero, ma non come è accaduto con lui. Anch'io sono stato trasformato a causa del patto che stipulò mio nonno con il vampiro antico, ma ero cosciente, Abel no. Vi chiedo solo di andare da lui e sistemare la faccenda. Abel ci tiene molto a voi, ma non è in grado di farvelo capire, non è semplice per lui esternare i suoi sentimenti.»
«Stava andando tutto bene in questi giorni, era...era perfetto», dissi, abbassando il viso.
«Lo sarà di nuovo, andate da lui.»
Lo guardai fisso negli occhi e, acconsentendo, mi alzai. Camminai lentamente verso la porta ed uscii nel corridoio. Quando mi fermai davanti la sua porta, non ebbi nemmeno la dignità di bussare, aprendola senza indugio. La stanza era avvolta nell'ombra, non vedevo nulla, nemmeno lui. «Andate via», udii verso il fondo della stanza.
Mi chiusi la porta alle spalle e, con un sospiro, iniziai a camminare nel buio. Allungai una mano per capire se ci fossero oggetti davanti a me, ma per fortuna non caddi. Più passavo i secondi, più i miei occhi si abituavano all'oscurità, permettendomi di distinguere gli oggi. Fu allora che lo vidi sdraiato sul letto, ma non fui capace di distinguere bene i lineamenti. Lo sentì sospirare pensante, ma non mi fermo, nemmeno quando mi sedetti sul bordo del letto. «Mi dispiace», dissi, ma dato che non mi rispose, continuai: «avrei dovuto capire ciò che avete provato in quel momento. Non avrei mai il coraggio di baciare un altro uomo, che sia un umano o un vampiro, e sapete il perché? Perché ci siete solo voi davanti ai miei occhi e nessun altro.»
Sentivo il cuore battere all'impazzata e le goti calde come un fuoco invernale. Il suo silenzio mi straziò, non seppi più cosa dire, ma qualcosa uscì fuori: «non dovete mai dubitare di me e se avete bisogno di qualsiasi cosa, sapete dove trovarmi.»
Mi alzai con le lacrime agli occhi e lentamente mi diressi verso la porta. Il suo silenzio era peggio di una coltellata, in quel momento mi sentii inopportuna e ridicola. Abbassai lentamente la maniglia e, mentre stavo per uscire, mi afferrò il braccio e mi trascinò all'interno. Ancora una volta mi sbatté al muro, ma questa volta non mi fece male, anzi. Mi baciò con tanto di quel impeto, che per la prima volta pensai che quel bacio lo necessitasse. Ricambiai senza pensarci due volte e, quando la sua lingua trovò la mia, un fuoco si accese in me. Le sue mani scivolarono su i miei fianchi, in uno scatto mi alzò e mi trascinò fin sopra il suo letto.
Mi baciò le labbra, la gote, il collo e poi ritornò sulle labbra. Avvertii strane vibrazioni nel corpo, che si espansero sulle braccia, sulle gambe e sopratutto nello stomaco. Lentamente, scese con la mano destra fin sopra la mia coscia, alzandomi la veste da notte fin sopra il ventre. Mi lanciò un'occhiata di permesso e, dopo un mio consenso, me la sfilò completamente. In un primo momento fremetti, non ero mai stata più esposta di allora e già sapevo dove entrambi volevamo andare a parare. Un fascio di paura si insinuò nella mia mente e per un attimo ebbi il desiderio di fuggire, ma non riuscivo a sottrarmi a quelle carezze.
Con incertezza, poggiai le mani sulla sua camicia e la sbottai. Se la fece togliere senza esitazioni, dopodiché passai ai pantaloni a sbuffo. Non sapevo nemmeno io da dove prendevo tutta quella sicurezza, ma non vedevo l'ora che la sua pelle combaciasse con la mia. Lui faceva tutto con calma, io volevo velocizzare la situazione. Poggiò la mano sull'ultimo indumento rimasto sul mio corpo e sussurro: «se non volete, non siete obbligata.»
«Se non avessi voluto, vi avrei respinto da tempo.»
«E' l'ultimo avviso, siete convinta? Una volta fatto non si torna indietro, dovete essere sicura.»
Ero sicura? Non lo sapevo, sapevo solo che era la cosa che maggiormente desideravo in quel momento, ma sapevo anche di avere tanta paura. Annuii, senza dire altro, e fu allora che mi tolse l'ultimo indumento rimasto. Mi morsi il labbro inferiore, che improvvisamente iniziò a tremare. La paura aumentò, ma ero convinta ad andare avanti.
Abel si tolse anche lui l'ultimo indumento e, lentamente, si abbassò su di me. Mi accarezzò i capelli e mi diede dolci baci prima sul collo e poi sulle labbra. Man mano la paura diminuii, lui era in grado di farmi perdere completamente la testa. Avvertii un formicolio tra le gambe e, con un'unica spinta, lo sentii in me. Un bruciore lancinante mi colpii, facendomi inarcare la schiena. Il basso ventre mi doleva e il bruciore che avvertivo alle pareti interni mi faceva ammattire. Gemetti, ma più che altro era un lamento soffocato. Abel continuò la sua opera lentamente, senza mai smettere di accarezzarmi, o di baciarmi. Mi fece toccare all'unisono il Paradiso e l'Inferno.
Per la prima volta mi sentii appartenente a qualcuno, sentii una presenza sconosciuta in me che con il passare del tempo diventò piacevole. Ad ogni sua spinta godevo e soffrivo, ma la primato andava comunque al godimento. Quella notte non la dimenticherò mai, la notte in cui da bambina divenni una donna. Cedetti anima e corpo ad un vampiro, privo di anima e assetato del mio sangue.
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Sentimenti Oscuri
Vampire*Primo volume della saga di Sentimenti Oscuri* Anno 1626. Meredith è una giovane ed inesperta donna di appena diciotto anni. Sin dall'infanzia ha capito la difficoltà e lo svantaggio di vivere in una famiglia che, purtroppo, non può permettersi il p...