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«Va bene, perfetto, però adesso fermatevi, cavolo!»

Venni afferrata dalle braccia di Abel e mi fermai ridacchiando, mentre lui si sgranchiva le gambe. Avevamo corso per più di un'ora, giungendo in un luogo a me sconosciuto e lontano da casa.
Era passata una settimana e il giorno seguente sarei tornata a casa. Avevo visto la mia famiglia, ma per massimo trenta minuti; Abel non voleva che stessi a contatto con loro per molto tempo, potevo attaccarli da un momento all'altro, ma loro non sarebbero andati via fino a quando non mi avessero vista.

Era stato dolorosissimo trovarmi nella stessa stanza con loro, sentivo e vedevo solo vene pulsanti e la gola ardeva maledettamente. Abel mi teneva sempre la mano e mi fu accanto soprattutto quando ricevetti gli abbracci di saluti. Dopo ciò mi allontanai nuovamente da casa, non vidi nemmeno la bambina, ma sapevo che stava bene.

Leila aveva solo qualche problema con il suo nutrimento, a quanto pare il latte non la saziava più di tanto, ma per una settimana andava bene. Ero emozionatissima di vederla e mi ero anche esercitata ad auto-gestirmi. Avevo passeggiato con Abel per il paese ed ero riuscita a non impazzire.

Inoltre avevo notato, con mia grande meraviglia, di possedere anche i poteri magici. Non potevo crederci, ma Seline mi aveva detto che era normale.

«Siete pronta a tornare a casa?»

«Non vedo l'ora!!»

Mi avvicinò a sé e mi stampò un bacio sulle labbra. Era incredibile come dopo la trasformazione il suo corpo e il suo odore apparissero più sensuali e piccanti.
Ritornammo indietro, ma quella volta non corremmo come pazzi spienserati, ci godemmo la lunga passeggiata.

Una volta arrivata a casa, la prima che corse verso di me fu Leila. «Meredith, è bellissimo rivedervi e potervi riabbracciare!»

Quando avevo visto la mia famiglia, lei era qui al castello, mentre noi fuori, non avevamo avuto tempo di riabbracciarci.
La strinsi forte, proprio come fece lei e le sorrisi.

«Di sopra c'è una piccola Principessa che non vede l'ora di conoscere la sua mamma!», ridacchiò William, cercando di staccarla da me.

Sorrisi dolcemente ed Abel mi prese per mano, trascinandomi al piano superiore. Mi tremavano le gambe, non vedevo l'ora di rivederla; ricordavo a malapena il suo viso.

Aprì la porta accanto alla nostra camera ed entrammo. «Vai prima tu», gli dissi, inspirando il grazioso odore che vi era in stanza. Era lo stesso di Abel, che in quel momento scorreva anche nel mio sangue.

Abel mi lanciò una veloce occhiata e si avvicinò alla culla. «In realtà dovreste vederla voi, dato che io l'ho vista più di una volta quando sono venuto qui a lavorare», ridacchiò, per poi prendere la bambina dalla culla. Aveva gli occhietti chiusi e respirava lentamente, soltanto dopo pochi istanti li aprii e guardò il padre, incurante della mia presenza. Mi avvicinai lentamente, deglutendo e torturando le dita della mano.

«Eccola qui», cantilò Abel, voltandola verso di me.

Era bellissima, aveva lo stesso colore dei miei occhi, le mie stesse labbra e anche il nasino era simile al mio, i lineamenti facciali li aveva ereditati da Abel e anche il colore dei suoi capelli. Era una perfetta miscela di entrambi.
Allungai le mani verso di lei e la presi in braccio, «ciao bellissima», sorrisi.

«Ancora non le abbiamo dato un nome», mi rammentò.

«Avete ragione, ammetto di non averci mai pensato più del dovuto, avete un nome che vi piaccia?», non staccavo gli occhi dalla creatura che stringevo tra le braccia.

«In realtà volevo chiedervi la stessa cosa.»

«Il nome va scelto insieme.»

«Lo so», si avvicinò, cingendomi con le braccia, «ma che nome preferireste?»

Sorrisi teneramente, osservando la bambina, che ne le frattempo afferrava un pezzo di stoffa del mio vestito e lo stringeva. «Jane», sussurrai.

«Jane? È un bellissimo nome, mi piace.»

«Quindi Jane?»

Annuì, sorridendo come un bambino e stringendoci a sé. Mi beai del suo abbraccio e strinsi forte la bimba, erano il mio paradiso, la mia fonte vitale. Li amavo più di me stessa e averli lì con me era bellissimo.

«Dobbiamo organizzare un ricevimento per darle il benvenuto dinanzi al popolo.»

«Si, me ne avevate parlato. Avete organizzato già qualcosa?»

Si dondolò su i piedi e ridacchiò, «più o meno, cioè si, ho organizzato quasi tutto. Non ve l'ho ancora detto, ma il ricevimento si terrà questa sera.»

Mi voltai di scatto verso di lui, «questa sera? Cavolo! Devo prepararmi e anche la bimba...deve essere perfetta, deve indossare un grazioso vestitino, una fascetta e...»

«Sarà perfetta, è il centro della serata. Nella nostra camera troverete il nostro sarto di fiducia, farà un bellissimo abitino anche a Jane.»

Senza dire nulla, corsi verso la nostra camera e da lì, la serata volò in un batter d'occhio.
L'ansia era tanta, avevo paura che qualcosa potesse andare storto, che io non riuscissi a controllarmi, che il popolo avesse da ridire sulla bambina.

Erano ipotesi senza alcuna logica, ma in quel momento pensai veramente a tutto. L'abito che il sarto confenzionò per me era fantastico, ma quello della mia piccola era ancora più bello.

La serata trascorse molto velocemente, tra regali, auguri e complimenti per la piccola. Abel mi informò che il giorno seguente saremmo dovuti andare dai vampiri. Ormai quella era la mia vita, la mia famiglia e il mio popolo.
Da ragazzina non mi sarei mai aspettata che un giorno mi sarei ritrovata regina di un popolo a me sconosciuto, mamma di una bellissima bambina e moglie del più bel uomo esistente al mondo.

Spazio Autrice:
90 capitoliiii, non posso crederci!
Non so esattamente quando pubblicherò l'epilogo perché sono ancora indecisa su una cosa...che ovviamente voi scoprirete solo nell'epilogo😂
Dovevo aggiornare ieri e mi dispiace non averlo fatto, ma il capitolo era incompleto e onestamente ciò che ne è uscito fuori non mi entusiasma molto, fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate.
Ci sentiamo all'epilogo...tremo solo a scrivere quella parola🙄
-Angel ❤️

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