XLIX

9.2K 462 6
                                    

Abel

Io e William decidemmo di non allontanarci l'uno dall'altro. La strega doveva essere nei paraggi, era pur sempre un'umana e non poteva allontanarsi a grande velocità. La cercammo allungo, fin quando, non fiutai il suo odore.

Era molto particolare, lo avevo notato anche in precedenza. Informai William ed insieme ci recammo verso il punto preciso. Come mi aspettavo, la trovammo lì, nascosta tra le foglie e in preda alla paura non appena ci vide.

«Cosa ci fate vuoi qui? Caleb non vi avrebbe mai permesso di avvicinarvi a me!», urlò, puntandoci un dito contro.

«A quanto pare il vostro Caleb non sempre mantiene la parola data, preferisce godersi la guerra che ha sempre desiderato», disse William, facendo un passo in avanti.

«Non osate avvicinarvi», alzò una mano e, con una potente folata di vento improvviso, ci ritrovammo a metri di distanza da lei. Era astuta e coraggiosa, non sarebbe stato facile ucciderla. «Non vi conviene fare mosse avventate, ho la magia oscura dalla mia parte.»

Lanciai una veloce occhiata a William, il quale fece spallacce; entrambi non sapevamo come comportarci, non avevamo mai lottato contro una strega.

«La vostra magia non ci intimidisce», dissi, alzandomi da terra.

«Dovrebbe, inoltre, se io morissi, la vostra Meredith sarebbe nei guai; non è ancora in grado di contenere la magia che possiede e potrebbe impazzire, distruggere tutto, perfino sé stessa.»

Sorrisi beffardo, «ciò mi fa intuire che lei è viva e non morta, come aveva detto il vostro padrone.»

«Caleb non è il mio padrone! Siamo alleati, il che è differente.»

«Alleati...», annuii, «dov'è adesso? Pensate veramente di essere importante per lui?», chiesi, vedendo alle sue spalle un ombra avanzare silenziosa.

«Certo! È grazie a me se ha potuto avere la sua vendetta, io sono colei che gli è sempre stata accanto! Io...», si interruppe con uno spasmo. Il suo petto si gonfiò come quello di un piccione e dalle labbra fuoriuscì del sangue.

Riuscii ad ascoltare il suo respiro e l'ultimo battito del cuore, per poi vederla cadere a terra, priva di vita. Alle sue spalle, una figura incappucciata, reggeva tra le mani il suo cuore, per poi gettarlo a terra schifato.

«Era in gamba, lo ammetto, ma non esperta nel campo di battaglia», borbottò il nonno, togliendosi il cappuccio dal capo. «Sapevo che avevate in mente qualcosa, ma non mi aspettavo questo.»

«Dobbiamo tornare sul campo di battiglia, l' incantesimo si dovrebbe spezzare con la sua morte», disse William.

Ci precipitammo lì e affiancammo i nostri alleati, notando, però, che l'incantesimo non si era spezzato. Il numero di vittime, a nostro sfavore, era notevole e quelle creature erano ancora immune dalle armi. Com'era possibile?

Sentii in lontananza la risata di Caleb. Preso da un impeto di rabbia, corsi verso di lui e, prima che potesse rendersi conto della mia vicinanza, lo afferrai e lo scaraventai a metri di distanza.

Si rialzò subito, senza il minimo sforzo per la caduta. «Abel...», disse con voce roca e rabbiosa, «non ti conviene metterti contro il tuo creatore, perché non ti diverti con il mio esercito? Non voglio farti del male.»

«La tua superbia mi sorprende, non sottovalutarmi.»

Sorrise malignamente e, con un veloce scatto, si precipitò su di me. Non mi feci trovare impreparato, piuttosto schivai con abile maestria tutti i suoi attacchi. Nel mentre combattevamo, vidi i suoi mutare in un fuoco bollente, pure lava. In quei occhi vidi me stesso e ciò non fece altro che farmi innervosire notevolmente; non ero come lui e mai lo sarei stato.

Con un urlo di frustrazione, lo afferrai per la gola. Le mie mani, così come il resto del mio corpo, ardevano e la sua pelle cominciò a fumare. Non sembrava soffrire, anzi, ridacchiava. «Pensi davvero che questo possa uccidermi? Io ci vivo nelle fiamme dell'Inferno, pivello.»

Si liberò della mia stretta e, cogliendomi in un attimo di smarrimento, mi colpì lo stomaco con un calcio, facendomi retrocedere. Mi accasciai, quando sentii la pelle bruciare. Sgranai gli occhi e vidi nel palmo della sua mano piccole fiamme, che si spensero velocemente.

«Ricordati sempre chi hai davanti.»

Strinsi i denti e tutto intorno a me svanì. Il mio unico obbiettivo era lui e mi appariva più chiaro che mai. Odiavo essere sottomesso, odiavo essere un ibrido ed era tutta colpa sua. Lui aveva ucciso i miei genitori, lui mi aveva reso un mostro, lui aveva con sé Meredith.

L'odio che provavo verso quel vampiro che fece un patto con un demone era talmente elevato che il potere che si celava in me ebbe un incremento, montando tutto in una volta.

La pelle, proprio come una volta, si trasformò dal bianco al nero cenare. Gli occhi bruciavano, ardevano di una potenza propria.

Caleb mi osservò attentamente e sorrise, mostrandomi i canini sporgenti. «Sei un maledetto miserabile!», urlai.

«Mi hanno detto di peggio, il tuo potere è affascinante Abel.»

«Sta zitto! Io volevo una vita normale, tu mi hai trasformato in un mostro!!», ringhiai e, per un solo istante, avvertii la terra tremare sotto i piedi, seguendo la mia rabbia. «Non volevo essere potente, non volevo l'immortalità!!»

«Sei un incosciente! Ti ho offerto qualcosa che chiunque cercherebbe! Tuo nonno ha implorato quello stolto di mio fratello per non morire!»

«È stato lui a decidere, non io!!»

«In questo mondo funziona così, Abel, la vita è ingiusta ed incoerente con noi, il destino è inafferrabile.»

Non ci vidi più dalla rabbia. Il sangue bolliva nelle vene e pizzicava sulla pelle. La mente si annebbiò e non mi permise di ragionare lucidamente. Con uno scatto mi lanciai su di lui, quando sentii urlare il mio nome.

Sentimenti OscuriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora