IX

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Sentivo la testa pesante come la mucca Giudy. Non riuscivo nemmeno a muoverla, ma volevo aprire gli occhi. Pian piano li aprì e ciò che vidi fu un bagliore arancione, proveniente dal camino adiacente al letto su cui ero seduta.

Sentivo delle morbide coperte che coprivano il mio corpo e il materasso era centomila volte più accogliente della tegola di legno su cui solitamente dormivo. Volevo alzarmi, ma il desiderio di restare a letto era tanto, poi mi posti una domanda: di chi era quel letto?

Solo allora sgranai gli occhi ed alzai il busto di scatto, alimentando il mal di testa che persisteva. Vidi la stava illuminata parzialmente dal fuoco del camino e l'arredo della stanza mi fece intendere di essere all'interno di una dimora: era tutto classico e finemente decorato da mani esperte, sul pavimento vi era un enorme tappeto che copriva tutta la superficie e non mi era possibile notare il colore delle mura, poiché la luminosità scarseggiava.

«Finalmente vi siete svegliata, come state?»

Mi portai istintivamente le coperte al petto, temendo di essere spoglia, quando in realtà indossavo ancora il mio abito. «Cosa ci faccio qui? È un sogno?»

Il ragazzo si alzò dal divano di fronte al camino e venne verso di me, sedendosi sul bordo. «Assolutamente no, è realtà.»

«Voi... voi mi avete rapita!», urlai spaventata.

«Rapita? Penso che il termine giusto sia salvata», alzò un sopracciglio.

«Perché sono nella vostra residenza? Potevate anche soccorrermi e aspettare che riprendessi i sensi.»

«Sotto ad una tempesta e in presenza di lupi? Non mi sembra saggio, comunque sia prima o poi doveva accadere, non pensavo fosse così facile.»

Mi poggiai una mano sulla fronte, «cosa doveva accadere?»

«Portarvi qui, è questo il vostro posto ed è giusto che stiate qui.»

A quelle parole scattai con lo sguardo su di lui, «era già progettato? Perché mi volevate rapire? Cosa vi ho fatto!?»

«Non urlate, vi ripeto: non è mia intensione rapirvi. Vi spiegherò tutto con calma, ma adesso dovete togliere quel fango dalla vostra pelle.»

Abbassai lo sguardo sul mio corpo e vidi come il fango si era appiccicato alla pelle e sul vestito in diversi punti. Scossi la testa, «no, devo tornare a casa!»

«Sbaglio, o avete litigato con vostro padre perché volevate ancora vedermi?»

Scesi dal letto con un balzo, «come fate a saperlo!? Fatemi uscire immediatamente da qui!»

Ero totalmente nel panico e le lacrime minacciavano di uscire tanto era la paura. Ero in una casa sconosciuta, con un ragazzo che tanto desideravo quanto temevo.

«Vi farò uscire, ma a tempo dovuto. Siete ancora sconvolta e, a quanto vedo, impaurita. Vi prego, non abbiate paura, per ora non è mia intenzione farvi del male.»

«Per ora? Vi sentite quando parlate? Come posso tranquillizzarmi se usate quei termini!»

Sospirò e velocemente uscì dalla stanza. Restai da sola e, la prima cosa che feci, fu avvicinarmi alle tende chiuse per cercare di capire dove fossi. Non feci in tempo ad avvicinarmi, che la porta venne aperta nuovamente ed entrò una ragazza minuta e con vestiti malandati. Mi fece un piccolo inchino, sorprendendomi, ma la sua eleganza venne interrotta quando mi afferrò e mi trascinò in un'altra stanza.

Provai a dimenarmi dalla sua presa, ma questa non mollò. Mi condusse in una stanza, che a prima vista sembrava il bagno, e riempì la vasca in legno che vi era posta al centro con acqua calda. Mi guardai attorno e vidi come le mattonelle bianche finemente decorate con diversi colori rendevano l'ambiente accogliente. L'arredo era eccezione e disarmante ai miei occhi. Mobili mai posseduti potevo sfiorare e l'enorme specchio adiacente alla tinozza (vasca).

La ragazza mi indicò un abito e successivamente una sotto veste e poi andò via. Rimasi a guardare la tinozza e i vestiti. Sconfitta e curiosa di fare per la prima volta un bagno con acqua calda, mi tolsi i vestiti incollati al corpo e li poggiai delicatamente sulla sedia lì presente. Mi immersi nell'acqua e mi beai di quella sensazione sublime. Pulì il mio corpo da tutta quella sporcizia e, quando uscì dall'acqua, indossai velocemente la veste della ragazza.

Quest'ultima ritornò poco dopo e mi aiutò a stringere il bustino, non sapevo nemmeno come indossarlo, dato che il mio non era così raffinato. L'abito che indossavo non era molto ampio, ma di più rispetto al mio. Il bustino mi stringeva lo stomaco e parzialmente la vita, il colore dominante era il rosso, ma questo si alternava con fasce bianche sulle braccia e sulla vita, mentre la gonna era priva di decorazioni.

La ragazza mi invitò, senza spiccare parola, a seguirla e ci fermammo dinanzi ad una porta in legno bianco; era quella del sogno. La aprì e dopo un inchino a colui che sedeva sul divano, se ne andò. Entrai nella stanza, dove trovai il ragazzo, che mi fece segno di sedermi accanto a lui.

«È arrivato il momento dei racconti.»

Spazio Autrice:
Abbiamo superato le 120 visualizzazioni, sono felicissima!!
-Angel❤️

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