XV

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Decido di mettere qui questo piccolo avviso: questo capitolo è molto più lungo rispetto ai precedenti, dovrebbe racchiudere tre capitoli, ma non avevo voglia di dividerlo, così ho deciso di scriverlo per intero.
-Angel❤️

Buona lettura

Quella mattina mi svegliai più stordita del solito. Il pianto della sera precedente aveva reso i miei occhi gonfi come quelli dei pesci morti, ma il riposo mi aveva regalato lucidità ed energie. Come al solito, dopo essermi lavata, ricevetti aiuto dalla ragazza per indossare l'abito del giorno. Era di un chiarissimo azzurro e un colore tanto vivace, unito alle decorazioni in bianco, non poteva non rallegrarmi.

Ricordavo le parole di Abel e, dato che avevo riacquistato lucidità, non capivo con quale coraggio avevo affrontato la situazione ieri. Chiedevo perdono a Dio per aver ingenuamente pensato di eliminare un suo dono, ma il panico aveva avuto la meglio.

Non appena misi piede fuori dalla stanza, Abel mi venne incontro sorridendo e il tacco degli alti stivali riecheggiava nel corridoio.

«Buongiorno, avete riposato?»

Abbassai il viso leggermente imbarazzata per ciò che era accaduta la sera precedente. «Molto bene, facciamo colazione?»

Mi sorrise e, prendendomi sotto braccio, mi condusse nel salone, quella volta memorizzai quanto più potevo la strada. Facemmo colazione insieme al fratello e a Leila, questi parlavano della cerimonia che si sarebbe tenuta quella stessa sera e solo allora ricordai l'evento.

Un'improvvisa paura fece capolinea in me, avrei incontrato tante persone e non ero abituata, inoltre ero una dei personaggi principali della serata, quindi l'ansia si moltiplicava. Quando finì di mangiare, Leila fu la prima ad alzarsi e a trascinare letteralmente via il compagno.

«Siete pronta per stasera?», il suo tono era particolarmente dolce e mi chiesi fino a quando sarebbe rimasto così.

«Onestamente no, non ho mai partecipato a questi eventi e ho...paura.»

Inclinò il viso e lo poggiò sul palmo della mano, «paura di cosa? Nessuno vi farà del male con me accanto.»

«Non intendo paura fisica, ma mentale. Ho paura che faccia o dica qualcosa di sbagliato.»

Scosse il viso, «state tranquilla, pensate che domani andrete dai vostri familiari.»

Mi spuntò subito un sorriso ed annuì. Per il resto della giornata non lo vidi, mi concentrai solo sulla cerimonia. La ragazza mi portò in camera due abiti raffinatissimi, scelti da Abel. Non avevo mai visto nulla del genere, entrambi mi sembravano degni per una cerimonia, ma decisi di indossare il secondo. Era di un verde scuro con ricami in oro e composto da un piccolo strascico, la gonna era letteralmente più ampia di quelle a cui ero abituata e un sottile strato di merletto copriva le maniche.

Una donna a me sconosciuta mi aiutò con i capelli, alzando quelli in avanti e lasciando cadere i ricci sulle spalle. Per la prima volta vidi il mio viso truccato, non era eccessivo, ma mi regalava un'aria bellissima. Sapevo che quella sera ci sarebbero state molto donne e sperai con tutta me stessa di non sembrare inopportuna.

Rammentai a me stessa che il giorno seguente avrei rivisto la mia famiglia, ma non sapevo come avrebbero reagito alla mia apparizione. Sapevo che non potevo restare lì, ma ciò che maggiormente mi interessava era fargli sapere che stessi bene.

Nel tardo pomeriggio vidi Leila con un meraviglioso abito color ciliegia che avanzava tra i corridoi. Tutto mi sembrava fuori posto, io sembravo fuori posto. Il cuore mi batteva all'impazzata, quando vidi Abel. Era spettacolare, indossava dei pantaloni a sbuffo che arrivavano fin sopra al ginocchio e terminavano con delle balze, gli stivali avevano un ampio rivolto dove veniva inserita la balza del pantalone. Il colore dominante era il nero, ma i decori erano con l'oro.

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