Meredith
Ciò che vedevo davanti a me andava oltre ogni mia immaginazione. Era una favola, la mia perfetta favola, era il castello dei miei sogni.
Era impossibile da immaginare, figuriamoci da descrivere. Il castello era grande il doppio del precedente. Vi erano cinquanta, se non di più, stanze. Le vetrate di ogni una erano ben visibili frontalmente e lateralmente. Marmo bianco ricopriva le murature e i perimetri. I tetti triangolari, nel centro, e a imbuto rovesciato, nei laterali, erano composti da tegole regolari e in marrone.
Sicuramente al suo interno vi erano dei lunghi corridoi, infatti, la parte centrale era collegata alle due parti laterali tramite spesse ed ampie vetrate.
Soffocai un grido di gioia e mi voltai verso Abel, che fissava il castello serio. Sicuramente le sue emozioni erano in contrasto con le mie.
Gli occhi mi brillarono, ancora una volta, quando vidi un immenso giardino con un piccolo lago dall'acqua cristallina.«Dalla vostra reazione, immagino vi piaccia la nostra nuova casa», sussurrò Abel.
Mi voltai verso di lui, annuendo ed alzandomi quando la carrozza si fermò. Abel mi aiutò a scendere dalla carrozza, dove ad attenderci vi erano tre uomini.
«Benvenuto Sire», disse uno di questo inchinandosi. Sgranai gli occhi nel vedere quell'uomo.«Robert, non sono ancora il tuo Sire e sono stato qui centinaia di volte», ridacchiò Abel e gli diede una pacca sulla spalla.
«Abel, che bello rivedervi, è passato un bel po'di tempo», ci raggiunsero i due uomini restanti.
«Fin troppo, ricordo che l'ultima volta avevo dodici anni, se non erro.»
«Si, vi farò da guida, per illustrarvi nei primi giorni come procede il lavoro. Lei è?»
Forzai un sorriso, sentendo gli occhi di tutti puntati addosso. «Lei è Meredith, il mio legame», Abel mio circondò la vita con un braccio.
Per un solo istante, seppur velocemente, vidi i tre uomini squadrarmi dalla testa ai piedi e aggrottare la fronte. Non sapevo come interpretare quel segno, ma decisi di seguirli all'interno della dimora.
Il lusso regnava sovrano, tutto, a partire dalle pareti, al più piccolo oggetto lì presente, aveva come colori dominanti il rosso e l' oro. Il salone era immenso, decorato con due enormi divani, quattro poltrone ed una vetrina con all'interno gli alcolici.
Nelle cucine non mancava nulla, anzi, vi era il doppio di tutto. La sala da pranzo aveva un tavolo di circa trenta posti e un enorme tappeto decorava l'intera stanza.
Ci fermammo, quando arrivammo in un corridoio. «Spero tanto che la dimora sia di vostro gradimento, se volete apportare qualche modifica, qualunque essa sia, non esitate a chiedere. Ben presto vi presenteremo i nostri domestici di fiducia, per quanto riguarda le camere, le volete l'una accanto all'altra?»
Battei le palpebre e lanciai un'occhiata ad Abel, il quale già mi fissava. Sperai solo che la mia camera non fosse distante dalla sua, onestamente avrei preferito dormire con lui.
«Dormiremo insieme, nella stessa camera», disse Abel sicuro, facendo sgranare gli occhi all'uomo.
«Ah...si, certo, come desiderate, avvertirò la cameriera. Vi lascio un paio di ore per rilassarvi, il viaggio sicuramente è stato molto stressante. In fondo a questo corridoio vi è una veranda dove potete rilassarvi.»
«Perfetto, vi raggiungerò nel pomeriggio per mettere in chiaro alcune faccende e organizzarci sulla suddivisione dei paesi.»
L'uomo annuì e si allontanò, lasciandoci da soli.
«Come vi sembra?»«Cosa?», chiesi.
«La casa. Vi piace? Volete apportare qualche modifica?»
«No, certo che no, è perfetta. Avete notato le espressioni sui loro volti quando mi avete presentata e poco fa quando avete detto di voler condividere la camera?»
«Certo, ma è del tutto normale. Solitamente i legami sono tenuti nelle segrete. Mi chiedo che reazione avranno quando annuncerò voi come mia sovrana e compagna», disse afferrandomi per i fianchi.
Aggrottai la fronte, «avete già detto che sarò al vostro fianco.»
«Si, ma solo a coloro che reputo di fiducia. Dovremmo farlo anche dinanzi agli umani del paese e alle tribù di vampiri, quest'ultimi sono a conoscenza delle tradizioni.»
Annuii e mi allungai per stampargli un bacio sulle labbra. Decidemmo di percorrere il lungo corridoio che ci avrebbe condotto alla veranda. Mi fermai, però, quando vedendo il mio riflesso nella finestra, vidi qualcosa di luminoso al mio collo.
Mi allontanai da lui e mi osservai ancora una volta, vedendo il ciondolo a forma di cuore in oro; quello messo all'asta. Sgranai gli occhi e lo fissai, girandolo tra l'indice e il pollice.
Abel
Mi fermai, quando non la vidi più accanto a me. Mi voltai, avvicinandomi a lei.
«Come mai vi siete fermata?», chiesi.
Si voltò lentamente verso di me, fulminandomi con lo sguardo. «Perché vi interessa? Volevo fermarmi e mi sono fermata!», rispose con stizza...di nuovo?
«La smettete di aggredirmi per una semplice domanda?»
«Perché chiedete sempre cose inutili!»
«Meredith, vi avverto, se continuate così, perderò facilmente la pazienza.»
«E cosa farete? Mi ucciderete? È questo ciò che vuole!»
Fece un passo in avanti, ma la fermai, bloccandole un polso. Scosse la testa e si voltò verso di me. «Allora andiamo? Perché ci siamo fermati?»
«Inizio a pensare che voi soffrite di qualche strana malattia», dissi serio.
«Cosa? Perché... perché dite una cosa del genere? Mi volete morta?»
«Bhe...non mi spiego il vostro comportamento e...»
«Quale comportamento? Siete voi che siete strano.»
«E il vostro dimenticare ciò che dite», continuai dopo essere stato interrotto.
Inclinò il viso, «Abel non vi sto capendo. Comunque sia voglio assolutamente vedere quella veranda, su andiamo!»
E zampettò via, come una bimba entusiasmata e spensierata.
Spazio Autrice:
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Comunque sia questo capitolo è molto importante, c'è un pesante indizio.
Piccoli spoiler: ci sarà un vero e proprio colpo di scena (non proprio nel capitolo successivo) e succederà qualcosa che alcune di voi ha previsto.
-Angel ❤️
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Sentimenti Oscuri
Vampire*Primo volume della saga di Sentimenti Oscuri* Anno 1626. Meredith è una giovane ed inesperta donna di appena diciotto anni. Sin dall'infanzia ha capito la difficoltà e lo svantaggio di vivere in una famiglia che, purtroppo, non può permettersi il p...