VIII

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Quando aprì gli occhi, mi ritrovai sotto l'abete confinante con le mie terre. Scattai in piedi e mi appoggiai al tronco, quando un capogiro mi colpì. Com'ero finita lì? Il castello dov'era?

La luna aveva popolato il cielo e le stelle mi brillavano negli occhi. Mi dondolai leggermente sui talloni e con una spinta mi incamminai verso casa. I miei si erano accorti della mia scomparsa? Da quanto tempo ero uscita?

Aprii la porta di casa e, non appena misi piede in cucina, trovai tutti i miei familiari agitati e con uno sguardo spaventato. «Meredith piccola mia», corse da me mio padre e mi abbracciò forte, «dove sei stata? Dio grazie per avermela portata indietro.»

Con braccia tremanti, lo strinsi a me. «Padre sto bene, io...», non sapevo cosa dire, non capivo nemmeno io.

«Dov'eri? Hai idea di come ci siamo preoccupati?», incalzò mia madre.

«Mi dispiace non avervi detto nulla, stavo passeggiando», mentì.

«Passeggiando? Ragazzi per favore potete andare in camera vostra?», mio padre si rivolse ai miei fratelli. Questi obbedirono e ci lasciarono da soli. «Meredith voglio sapere la verità, la tua sparizione è collegata al ragazzo della rosa?»

Strinsi quanto più potei il braccialetto, «è complicato, non so spiegarlo.»

«Quale ragazzo?», si avvicinò mia madre.

«Un ragazzo, o almeno penso, ha regalato una rosa a Meredith questa mattina. Se hai una relazione devi dircelo, sai quanto sono severo, ma preferisco la verità alla menzogna.»

«No! Non ho nessuna relazione ve lo giuro...»

«Non giurare falso! Il buon Dio non ti perdonerà!!», si alterò, interrompendomi.

«Non sto mentendo, non ho una relazione, ma è vero: c'è un ragazzo.»

Si risedette e sospirò, «cominciamo a ragionare. Chi è? Voglio il nome.»

Mia madre restò in silenzio tutto il tempo.

«A-Abel, non so il cognome.»

«Non lo sai? Quindi deduco tu non conosca nemmeno la famiglia da cui proviene.»

Scossi la testa, «lo sogno, non so nulla di lui.»

«Sogni? Quindi è tutto finto?», incalzò mia madre.

«Non lo so, inizialmente pensavo di sì, ma il braccialetto che mi ha regalato è vero», alzai il polso.

Mio padre scattò dalla sedia, afferrandomi il polso. Squadrò attentamente il braccialetto e si voltò verso mia madre con occhi sgranati, «proviene dal nord.»

Mia madre si poggiò entrambe le mani sulle labbra, «buon Dio...»

«Non lo vedrai mai più», scattò lui.

«Cosa? Ma padre non dipende da me, non capisco come sia possibile che mentre dormo mi ritrovo da lui.»

«Adesso basta!», batté la mano sul tavolo, facendo sobbalzare sia me che mia madre. «Ho detto che non lo vedrai più, chiaro?»

«No», feci un passo indietro e mi avvicinai alla porta. Non dipendeva da me, non sapevo nemmeno come arrivare alla sua abitazione, ma non potevo non dormire per non vederlo.

«Come?», ringhiò.

«Non dipende da me e non posso non dormire!»

Feci altri due passi indietro e con un'unica mossa aprì la porta, correndo via. «Meredith torna subito qui!», lo sentì urlare.

Corsi verso il bosco, quando ormai il cielo era completamente oscuro e piccole gocce di pioggia colpivano la terra. Mi bagnai subito, ma continuai a correre e a singhiozzare. Non sapevo che fare, non mi ero mai trovata in quella situazione e avevo paura; come potevo evitare di vederlo?

Cominciava a spaventarmi anche lui dopo l'accaduto del giorno. Corsi finché il fiato non mi si mozzò in gola e inciampai su un ramo. Caddi a terra e mi sporcai con il fango della terra.

Mi misi in ginocchio, cercando di pulire il viso dalle lacrime, ma peggiorai solo la situazione. Nel rumore della pioggia percepì un secco e pauroso ringhio. Impaurita scattai in piedi e guardai il punto dove intravedevo due pupille gialle.

Il lupo uscì dal suo nascondiglio e avanzo verso di me minaccioso. Analogamente indietreggiavo. «A-Aiuto», dissi in un sussurro, pur consapevole che nessuno mi sentiva.

Tremavo dalla testa ai piedi e, colta da una forza esterna, afferrai un ramo. «Se usate quel ramo, peggiorate solo la situazione.»

Mi voltai verso la voce, vedendo il ragazzo. «State lontano da me!»

Si fermò su i suoi passi, «non volete il mio aiuto?»

«Voi non esistete», lanciai uno sguardo verso il lupo, vedendo come il suo viso si voltasse da me al ragazzo; lo vedeva.

«Non esisto? Eppure lui crede il contrario», fece un passo verso il lupo.

«Non avanzate, può farvi del male!», mi portai una mano sulla fronte, avvertendo l'ennesima fitta. Non riuscì più a vedere nitidamente, tutto mi appariva oscuro.

«Non oserà nemmeno muoversi», si fermò proprio di fronte ad esso.

Sentì dei gemiti dal lupo, gemiti di dolore, ma per quanto riuscissi a vedere, non mi sembrava che lui lo stesse toccando. Dopo un lungo ululato, il lupo scappò via e solo allora mi resi conto di aver avuto il corpo rigido per tutto il tempo.
Mi accasciai contro il tronco.

«Cosa avete? State male?»

Ma non risposi, piuttosto mi lasciai andare.

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