LXIII

8K 406 51
                                    

Abel

Dormiva beatamente sul nostro letto, mi avvicinai cauto e, silenziosamente, mi abbassai alla sua destra. Si stiracchiò tra le lenzuola e cambiò posizione, girandosi totalmente nella mia direzione.
Sospirai ed allungai la mano verso il suo collo, miravo a strappargli la collana, ma non appena la sfiorai, una scarica che provocò un dolore lancinante mi colpì dalla testa ai piedi.

Ritirai la mano, gemendo dal dolore ed alzandomi. «Cazzo!», borbottai, scuotendola.

«Abel?», chiese con voce assonnata. Mi paralizzai sul posto e mi voltai verso di lei. Trovandola con il busto alzato, mentre si stropicciava gli occhi. «Va tutto bene?»

«Si, benissimo, tornate a dormire», dissi serio.

«Mmm...non vi arrabbiate se non vi credo, vero?»

In quel momento sembrava maledettamente lei, i suoi occhi, la sua espressione serena e pacifica. Si alzò dal letto e, scalza, mi raggiunse.
«Solitamente non gironzolate per la stanza e imprecate.»

«Si, cioè no, non stavo imprecando.»

Inclinò il viso e mi fissò come una bambina cuoriusa, avrei voluto divorarle il viso tanto che era dolce. «Vi ho sentito e non stavo sognando, sapete che potete dirmi tutto, cosa c'è che non va?»

Dovevo dirglielo? Era lei, lo sapevo. Sospirai e abbassai lo sguardo verso il suo collo, sgranando gli occhi, quando notai che la collana non era più lì; era scomparsa. Com'era possibile?

«Avete sete? Mi state guardando il...»

«No!», la interruppi, «state bene? Cioè, vi sentita strana?»

«No, in che senso dovrei sentirmi strana?», incrociò le braccia al petto.

«Non so, forse avete mal di testa», mi guardai lentamente attorno, alla ricerca di quella collana. «O avete le vertigini», cominciai a camminare per la stanza, «nausee.»

«Abel, non sono incinta», ridacchiò.

Scattai con il viso, sentendo tutto il corpo irrigidirsi, «non ho detto questo.»

«Bhe...mal di testa, nausee e vertigini sono i sintomi di una gravidanza, fidatevi sono un'esperta; mia madre ha partorito due bambini dopo di me.»

Quindi si ricordava della sua famiglia, era lei, non era comandata da quell'oggetto maledetto, ma ciò che mi chiedevo era: perché era sparito? Dov'era finito?

«No, non mi riferivo a quello, solo a pensarci mi vengono i brividi», feci una smorfia e scostai alcuni libri sulla scrivania.

«Perché? Non volete avere figli?»

Per poco non inciampai nel tappeto posto al centro della camera e mi passai una mano tra i capelli, nervoso da quell'argomento. «No, i vampiri non possono avere figli.»

«E i demoni?», si affrettò a dire.

«Meredith? Come siamo arrivati a questo argomento? I demoni sono anime dannate, non possono procreare.»

«Ah...giusto», abbassò il viso e nello stesso istante un tuono squarciò il cielo, seguito poi da una grandinata con i fiocchi. «Dimentichiamo sempre di chiudere le finestre», borbottò, avvicinandosi a esse e chiudendole.

Sbuffai e chiusi gli occhi per un secondo, sarei impazzito se quell'oggetto non sarebbe tornato a me; soprattutto se sapevo che Meredith era controllata da quello.
«Ho visto una cosa questa mattina», sussurrò, mentre chiudeva le tende, ma non osò voltarsi.

«Cosa? Dove?»

«Vicino al piccolo lago io...non ricordo con esattezza cosa è successo, ma sono sicura di aver visto qualcuno.»

A grandi falcate la raggiunsi e la voltai verso di me, trattenendola per le spalle. «Non volevo dirvelo, perché pensavo mi fossi sbagliata, ma...ma mi sembra di aver visto un uomo vagamente familiare», abbassò il viso.

«Chi?», dissi quasi in un ringhio. Perché me lo stava dicendo solo allora? Sicuramente lui era il responsabile della maledizione.

«Ed...», si bloccò ed aspirò, portandosi poi le mani al collo. Inspirò ed espirò un paio di volte, poi cominciò a tossire.

«Meredith, cosa vi succede?», mi accasciai insieme a lei, sembrava stesse soffocando.

Si prese la testa tra le mani e rimase in silenzio, dopodiché alzò lo sguardo su di me e mi fissò seria, «accidenti, mi manca l'aria», mi spintonò. «Si può sapere perché ero per terra?»

La fissa incredulo, dopodiché abbassai lo sguardo sul suo petto, dove vidi il ciondolo oscillare. Seppur era lei, dovevo togliergliela.
Con un balzo la afferrai, scaraventandola sul pavimento. Lanciò un urlo assordante, cercando di divincolarsi. «Che diavolo? Lasciatemi andare», alzò la mano libera, mentre l'altra era bloccata dalla mia, e mormorò un incantesimo. Negli attimi successivi, però non successe nulla, infatti stesso lei sgranò gli occhi. «Cosa...cosa? Perché non funziona!», ringhiò a sé stessa.

Con un rapido gesto, afferrai nuovamente la collana e la stessa scossa mi colpì. Strinsi gli occhi e continuai a tirare, ma ciò che accadde dopo, fu impossibile da capire; Meredith sparì letteralmente sotto di me e al suo posto rimase nulla.

Sgranai gli occhi e, impaurito, mi guardai attorno. Seppur fossi già morto, mi sentii morire una seconda volta. L'avevo vista sparire sotto di me, risucchiata dal pavimento, tutto in una frazione di secondi. Poggiai una mano sul posto dopo pochi istanti prima era stesa e lanciai un urlo di rabbia, misto alla paura.

Avevo paura, paura di perderla, paura che chiunque ci fosse in mezzo me l'avrebbe portata via, proprio come era successo ai miei genitori.

Spazio Autrice:
Nei media vi mostro la famosa collana e...cosa ne pensate?
Secondo voi cosa è successo a Meredith?
State iniziando a capire qualcosa?
PS: abbiamo raggiunto le 13,1K visualizzazioni 😍
E siamo ancora primiii
-Angel ❤️

Sentimenti OscuriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora