Nel pomeriggio facemmo una passeggiata per i giardini, Abel fu costretto a tornare a lavoro e con noi venne Leila. I bambini si divertirono da matti, mentre io ne approfittai per discutere sulla giornata del matrimonio, mancavano tre giorni. Non potevo crederci che tra settantadue ore sarei diventata una donna sposata.
Non avevo ancora dato l'annuncio della mia gravidanza, volevo che con me ci fosse Abel, ma fremevo dalla voglia di vedere le loro reazioni.
Due ore dopo mostrai il mio abito da sposa, che per poco non fece svenire mia madre; lo guardava incantata e con la bava alle labbra, a quanto pare lo apprezzava molto.In serata, verso le dieci, diedi la buonanotte e mi precipitai in camera. Avevo chiesto ad Abel di invitare anche Annabelle al matrimonio, proprio come tutti i nostri domestici, sembrava riluttante, per la mia felicità, aveva acconsentito.
«Sono stanchissima», borbottai, sdraiaindomi a letto, mentre lui leggeva un libro.
«Ecco la fortuna di essere immortali, non ci si stanca mai.»
Mi misi su di un fianco e lo contemplai seria, «senza offesa, ma non vorrei mai essere un immortale.»
A quelle mie parole, chiuse il libro e si voltò verso di me, «perché?»
«Perché ci si rinuncia a molte cose, come il cibo, il sonno e si è assetati di sangue.»
«Ma ci sono anche molti lati positivi, ma ammetto che la pensavo anch'io come voi, prima di essere trasformato.»
«Se cambierò idea, vi farò sapere, ma per adesso preferisco essere un'umana», ridacchiai, «a proposito di sangue, sbaglio, o vi avevo promesso il mio?»
Il suo sorriso si intensificò e assunse caratteri maligni e sensuali. A mia volta sorrisi e mi avvicinai a lui. Con un veloce scatto, come suo solito era, mi afferrò e mi posizionò sotto di lui.
Si sorresse con i gomiti per non pressare sul mio corpo.Mi baciò, mi coccolò e ancora una volta mi trasformò nella sua vittima, ma quella volta lo fece con una dolcezza tale da farmi sciogliere tra le sue braccia.
Tre giorni dopo
Quella mattina ero irrequieta. Camminavo da una parte all'altra della stanza, mentre una donna addetta dei capelli, mi rincorreva.Era arrivato il fatidico giorno, tra due ore mi sarei sposata e stavo letteralmente andando nel panico. Le mani tremavano e il cuore sembrava volesse uscire dal petto. La notte precedente avevo dormito poco e le nausee non aiutavano, mi sentivo stanca, ma non avrei rovinato quel giorno per nulla al mondo.
«Tesoro mio, dovete calmarmi», entrò in camera mia madre, già vestita di tutto punto. Io ed Abel avevamo scelto dei vestiti per tutta la mia famiglia, con il loro consenso, poiché non possedevano abiti adatti ad un matrimonio.
«Già siete pronta? Come faccio a non essere nervosa?»
«Se vi sedete e mi permettete di prepararvi, vedrete che l'ansia volerà via», disse la donna.
Da brava bambina mi sedetti e mia madre mi strinse la mano, cominciando ad elencarmi tutti i metodi di sua conoscenza per farmi calmare. Ancora non sapeva nulla della gravidanza, io ed Abel avremmo dato l'annuncio subito dopo il matrimonio e ciò che più mi preoccupava era la loro reazione.
In camera entrarono Willy e Luna, gli occhi mi brillarono non appena li vidi.
«Siete così carini!», cinguettai, afferrando le guance di Luna e stritolandole.«Lo sappiamo», si pavoneggiò il più piccolo.
Decisi di non guardarmi allo specchio fin quando non sarei stata definitivamente pronta. Grazie all'aiuto di tre donne, indossai io vestito e mia madre, con le lacrime agli occhi, mi mise il velo.
«Santo cielo, siete bellissima.»
Le sorrisi e finalmente mi contemplai allo specchio. Sgranai gli occhi, non riuscendo a riconoscermi: i capelli era stato rialzati all'indietro e due ciocche mi sfioravano il viso, un diadema composto da piccoli diamanti sorreggeva il velo e per la prima volta vidi sul mio viso un po' più di trucco.
«Siete pronta?», entrò Leila, che sgranò gli occhi non appena mi vide. «Farete impazzire Abel, le carrozze sono arrivate, faremo meglio a sbrigarci.»
Annuii ed uscii dalla mia camera. Due bambini, familiari degli alleati di Abel, mi sorreggevano lo strascico, Willy teneva le fedi e Luna un cestino con petali di rose.
Salimmo tutti nelle nostre rispettive carrozze e, per la seconda volta, mi chiesi dove si sarebbe tenuto il luogo della cerimonia. Abel me lo aveva nascosto per tutto il tempo, diceva che era una sorpresa, ma la mia ansia di certo non aiuta a in quel momento.
Tamburellai il dito per tutto il tragitto e mi sistemai almeno dieci volte. Strinsi forte la mano di mio padre e, quando finalmente arrivammo, non scesi nemmeno dalla carrozza che sgranai gli occhi, che mi si riempirono di lacrime.
Osservai come il mio Locus Amoenus fosse cambiato per quel evento significativo; le piante, il piccolo altare in marmo bianco, le panche con gli invitati.
C'erano tanti, tantissimi invitati, ma tutti apparteneti alla classe aristocratica e dalla loro allegria, sembravano apprezzare il luogo.
Mi morsi il labbro inferiore e, dopo i due bambini, scesi io. Una deliziosa melodia si espanse per il giardino e notai che al lato destro vi era un antico pianoforte in legno.
Allora, mentre percorrevo la navata, lo vidi di spalle dinanzi al prete.Calpestavo i petali che Luna, sorridente, gettava e l'aiuto dei bambini con lo strascico mi giovì molto.
Quella navata era la via verso una nuova vita, anche se effettivamente, la mia vita era già cambiata totalmente.Quella volta, però, stava avvenendo per davvero. Ogni passo mi avvicinavo a lui e un pezzo di me si legava e coloro che sarebbero diventati la mia nuova famiglia.
Spazio Autrice:
Scusate, scusate, scusateee
Se non ho aggiornato in questi giorni, ma la voglia di scrivere non c'era tanto era la stanchezza.
Nel frattempo abbiamo raggiunto le 22,1K visualizzazioni...ma stiamo scherzando?!😱
Grazie per continuare a votare e commentare i capitoli, lo so che vi ho lasciati sul più bello, ma volevo concentrare un intero capitolo sul loro grande giorni, che già so, sarà una faticaccia scriverlo.
Ci sentiamo al prossimo.
-Angel ❤️
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Sentimenti Oscuri
Vampire*Primo volume della saga di Sentimenti Oscuri* Anno 1626. Meredith è una giovane ed inesperta donna di appena diciotto anni. Sin dall'infanzia ha capito la difficoltà e lo svantaggio di vivere in una famiglia che, purtroppo, non può permettersi il p...