LIV

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Mi contemplavo dinanzi allo specchio, indossavo un abito rosso sangue con ricami in oro. Il busto mi stringeva i fianchi e il seno e la gonna mi calzava a pennello. Proprio come avevo richiesto, essa non era molto ampia, ma di mediocre larghezza.
I capelli si erano trasformate in bellissime onde, le piccole ciocche davanti, erano state rialzate all'indietro e fermate con un grande fermaglio quadrangolare in oro.

Il trucco era ben calcato è maggiore rispetto ai miei standard. Sospirai e concentrai la mia attenzione sul chiacchiericcio che vi era al piano inferiore.

Qualcuno bussò alla mia porta e, quando mi girai, vidi entrare Abel. Era bellissimo, avvolto in un raffinato abito su misura. I pantaloni a sbuffo, così come la tunica, avevano come colore dominante il rosso e l'oro.

«Siete bellissima», disse imbambolato e mi studiò da capo a piedi.

«Altrettanto. Avete copiato le mie idee», dissi, indicando il suo vestiario.

Ridacchiò, «in realtà era una cosa voluta, siete il mio legame è di obbligo indossare gli stessi colori», si passò una mano tra i capelli.
Lo vidi leggermente preoccupato, ansioso, ma non ne capivo il motivo. Camminò per la stanza fino a sedersi sul divano, batté la mano lì, incitandomi a raggiungerlo.

Cammiani lentamente e mi sedetti, «c'è qualcosa che non va?», chiesi.

«No, cioè si», sbuffò, «prima della cerimonia, devo...devo dirvi una cosa.»

«La cerimonia è già iniziata, non potete dirmelo dopo?»

«No», rispose serio, «durante la cerimonia accadrà qualcosa e voi dovete essere pronta.»

«Cosa accadrà? Parlate chiaramente.»

Mi prese le mani, «non so come la prenderete...spero comunque meglio di me», sorrise amaramente. «Due giorni fa, William mi ha messo al corrente di un piccolo dettaglio, che onestamente mi era sfuggito. Mio nonno era il sovrano delle campagne dell'Est e dell'Ovest, senza di lui, il regno non sa più a chi far affidamento. C'è stato un bel po' di caos per la sua morte, ma per fortuna i nostri alleati, nonché amici del nonno, sono riusciti a tranquillizzare la gente.»

«Credevo che vostro nonno fosse a capo del clan dei vampiri, quello che gli ha lasciato il vampiro antico.»

«Non solo, non era a capo solo di quel clan, ma faceva da sovrano anche agli umani e a qualche neo vampiro ribelle. Il suo compito era fondamentale all'interno della società, grazie a lui vi era la pace e i neo vampiri dovevano obbligatoriamente non attaccare gli umani.»

«William è a capo delle campagne del Nord e del Sud, anche lui ha la stessa importanza, no?»

«Non proprio, qui non ci sono i ribelli e i paesi da governare sono piccoli, quelli del nonno ricoprivano maggiori terreni.»

«Oh...mi dispiace per il caos che si è creato, ma vostro nonno non aveva un erede?»

«Si, io.»

«Tu?? Cioè...voi?», sgranai gli occhi.

Annuii e abbassò il viso, «dovrei essere io il nuovo sovrano, ma...non posso, non sono ancora pronto! Questo però William non lo capisce!! Questa sera mi obbligherà a dire davanti a tutti che sono l'erede e che prenderò io le redini del comando!», alzò il tono della voce, cominciando a camminare avanti ed indietro. «Non so come si governa un popolo! Lui è quello esperto è razionale, ma non può accettare l'incarico perché ricopre già questo territorio!!
Non sono posso farcela, non con il brutto periodo che sto attraversando.»

Lo fissai senza dire nulla, torturandomi le mani. Era una bella responsabilità la sua, non sapevo cosa dirgli, ma ancora non capivo cosa c'entrassi io. «Abel...non ti dirò che devi accettare, perché è una grande responsabilità, nelle tue mani ci saranno le vite del tuo popolo. Quindi non oserò nemmeno incoraggiarti, ma dimmi: cosa c'entro io in tutto questo?», dissi addio alle formalità.

Si fermò e mi fissò, senza dire nulla. Sospirò per la milionesima volta e si abbassò alla mia altezza, afferrandomi nuovamente le mani.
«Dovrai venire con me.»

«Cosa? No! Perché?», scattai in piedi.

«Sei il mio legame, devi restare con me, non posso lasciarti qui.»

«No, Abel, non posso venire.»

«Non puoi, o non vuoi?»

«Non voglio!», dissi, urlando. «Non puoi costringermi a venire con te. Non mi sono mai allontanata da queste campagne e tu pretendi che venga fino alle campagne dell'Est? Non voglio.»

Rimase in silenzio a fissarmi, «non era mia intenzione costringerti, se non vuoi venire, va bene, ma per questa sera mi dovrei fare da supporto. Quando verrò chiamato, tu dovrai venire con me e insieme dovremmo dare l'annuncio.»

«Va bene», abbassai il viso, vedendolo uscire dalla stanza.

Non sapevo perché avevo urlato in quel modo, ma la sola idea di allontanarmi dalla mia madre patria, aveva innescato in me un meccanismo di terrore. Mi sedetti sul bordo del letto e sospirai, subito dopo sentii qualcuno bussare alla porta.

Respinsi le lacrime e mi alzai, aprendo la porta. Vidi Leila davanti all'uscio, che mi sorrideva. «Posso?», chiese.

Annuii e la feci entrare.
«Vi ho sentiti urlare», abbassò il viso imbarazzata. «Non era mia intenzione, ma...ormai non riesco a frenare la curiosità.»

«Tranquilla, lo avreste saputo comunque.»

«Posso darvi un consiglio?»

Annuii e la vidi avvicinarsi lentamente, evidentemente aveva ancora qualche problema con il sangue umano, ma cercava di migliorare l'autocontrollo.

«Voi amate Abel?»

«Si, certo.»

«Sapete che Abel sta passando un brutto periodo?»

«Si», mi allontanai dal mobile su cui ero appoggiata, «ma onestamente non so cosa gli stia succedendo, ormai abbiamo vinto il conflitto, o guerra, chiamatela come volete.»

«Sta a lui dirvelo, ma se realmente lo amate, non dovete abbandonarlo, dovete stargli accanto nel momento del bisogno. Se fossi in voi, starei accanto al mio uomo.»

Spazio Autrice:
Scusate, scusate, scusateee se finisco il capitolo così ma....
Vi dico la verità, sto vedendo Hunder Games e la me interiore mi urla di staccare tutto!!
Sorry
-Angel ❤️

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