XXIX

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Sentivo il suo respiro che mi sfiorava le labbra, ma qualcosa scattò in me: l'immagine di Abel. Mi scostai con uno scatto e balzai in piedi, sentivo di averlo tradito in qualche modo, anche se non lo avevo fatto. «Che state facendo? Non potete.»

«Mi...mi dispiace, non so perché l'ho fatto, perdonatemi vi prego.»

«Che una cosa del genere non accada più», dissi autoritaria. Ero convinta che provasse qualcosa per Annabelle, invece mi sbagliavo. Lanciai un'altra occhiata e mi voltai, tornando al castello. Quando entrai, trovai la tavola con su tutte le deliziose pietanze che avevo visto in cucina. In quel momento scese Abel e aggrottò la fronte. «Come mai già siete sveglia?»

«Avevo voglia di guardare l'alba, comunque buongiorno.»

Sorrise e si avvicinò, stampandomi un bacio sulla fronte, in quel preciso istante entrò Edward. Non seppi il motivo, ma mi scostai da Abel e questo a lui non sfuggi. Si voltò anche lui verso la guardia e gli lanciò un'occhiata di fuoco. «Cosa ci fate voi qui? Non vi hanno spiegato che questo ingresso è solo per i residenti, guardia

«Si...mi scusi, principe Abel», abbassò il viso e, non prima di avermi lanciato un'altra occhiata, se ne andò.

Abel passò il suo sguardo da me alla guardia e sospirò pesantemente. Si sedette a tavolo e io lo seguii senza indugio. Mangiai la colazione in silenzio, sentendomi pressare dal suo sguardo; mi stava fissando intensamente e ammisi che ciò mi inquietava parecchio. Una volta terminata la colazione, mi alzai e tornai in camera.

Mi sedetti a letto e mi portai le mani al viso. Mi sentivo in colpa, ma non avevo fatto nulla con Edward e non capii questa colpa da cosa era causata. La porta della mia camera si aprì di scatto e subito dopo fu chiusa con un tonfo. Abel avanzò verso di me come una furia e, afferrandomi il viso tra l'indice e il pollice, me lo sollevò.

«Avete tre secondi per spiegarmi il giochetto di sguardi tra voi e la guardia», mi alitò in faccia. Rimasi in silenzio e ciò non gli piacque, infatti mi scosse nuovamente e assottigliò lo sguardo; vidi le pupille dilatarsi e il contorno occhi trasformarsi dal nero al rosso, «ditemi cosa tramate alle mie spalle.»

La mente si alleggerì, tanto da farmi sentire leggera, come se fossi su una nuvola. Le labbra si mossero da sole e pronunciarono: «nulla, io vi sono fedele, ma Edward questa mattina ha provato a baciarmi.»

Con uno strattone mi lasciò andare il viso e si precipitò come una furia verso la porta. Ritornai con i piedi per terra e mi portai una mano alle labbra. Quando capii cosa aveva in mente, allungai una mano verso la porta e questa si bloccò, non permettendogli di uscire. «No!», urlai, ponendomi dinanzi a questa. «Perché avete usato il vostro potere su di me? Pensavate che vi avrei mentito?!»

«Fatemi uscire immediatamente, o giuro che oltre a lui, punirò anche voi», ringhiò. La sua rabbia era percepibile.

«Sapete che ciò che avete fatto mi ha offesa? Siete convinto che non vi dica la verità, tanto da costringervi ad usare i vostri poteri su di me!»

Mi afferrò le braccia e cercò di spostarmi, «non fatemi usare la forza, avete tradito la mia fiducia!»

«Non vi ho tradito! Non l'ho baciato, mi sono tirata indietro, come potete pensare una cosa del genere!»

Rise amaramente e si scostò da me, passandosi una mano tra i capelli. «Era quello che attendevate, giusto? Un uomo, un essere umano, pronto a darvi attenzioni. Mi avete sempre disprezzato, credete che io abbia dimenticato il modo in cui mi guardavate quando siete arrivata qui? Nei vostri occhi ho letto più volte la voglia di fuggire e adesso avete l'occasione di vendicarvi», si gettò su di me con talmente tanta velocità che non ebbi il tempo di rendermene conto. Mi strinse la gola e mi batté al muro, «ma sappiate una cosa: non vi lascerò mai andare via! Se sarò costretto, ammazzerò lui e rinchiuderò voi. Siete mia e di nessun altro e mi sembra di avervelo detto più volte!», urlò, stringendo la presa sulla mia gola e incenerendomi con gli occhi di fuoco. Vidi spuntare lentamente i canini e i ringhi mi fecero venire la pelle d'oca.

«Siete pazzo! Come potete pensare a...ad una cosa del genere», boccheggiai, quando la presa si rafforzò e il respiro venne meno. Gemetti dal dolore e strinsi gli occhi, «vi giuro che non volevo tradirvi...io, io provo forti sentimenti per voi e sono sicura non siano causati solo dal legame», dissi con le lacrime agli occhi.

Mi lasciò andare e caddi a terra con l'affanno. L'ossigeno ritornò lentamente e la gola non bruciava più. Si allontanò da me e si sedette sul divano, stringendosi la testa tra le mani. Sembrava soffrire, ma non seppi cosa fare. Mi alzai da terra e barcollai leggermente, dopodiché mi avvicinai a lui. «Non vi avvicinate», disse con voce roca.

Non gli diedi ascolto e mi sedetti accanto a lui, «perché vi siete alterato in quel modo?»

Si alzò di scatto e, spalanco la porta, se ne andò. Fissai la porta chiusa e mi chiesi come avevo fatto a bloccare la porta precedentemente.

Spazio autrice:

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