XXXIX

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Abel

«Quindi, se ho ben capito, quegli strani esseri sono anime dannate, ma non demoni, che sono state stregate per attaccarci?», chiese chiarezze William.

«Esattamente. Anime che erano dirette nell'oscurità, sono state estirpate dal loro habitat e condotte in uno specifico luogo. Successivamente sono state stregate e comandate esteriormente da una figura molto potente. Sono delle pedine su una scacchiera e noi siamo i loro nemici, è stato sicuramente opera di Caleb e io so anche il perché. Qui, nel castell, si aggira una graziosa streghetta dai lunghi capelli neri, non è così Abel?», rispose il nonno, voltandosi verso di me.

Mi raddrizzai e sgranai gli occhi; come faceva a saperlo? Né io, né William avevamo detto nulla. Cercai di mostrarmi calmo quanto più possibile. «Come fa Caleb a saperlo?», ringhiai.

«Ah non lo so, pensavo che voi avevate una spiegazione. La ragazzina, Meredith, adesso dov'è? Lei saprà sicuramente qualcosa.»

Fece un passo in avanti, ma lo bloccai immediatamente. «Che intenzioni avete?»

«Se quella vipera è contro di noi, non ci penserò due volte ad ammazzarla!», urlò.

«E' il mio legame, non vi permetterò nemmeno di avvicinarvi a lei! Mi fido, so che non mi tradirebbe mai, inoltre ne sa meno di noi; non sapeva nemmeno di essere una strega!»

«Se proprio insisti, potremmo donarla a lui, non voglio altri spargimenti di sangue.»

Avvertii la rabbia montare improvvisamente. Con un ringhio mi catapultai su di lui. La pelle si riscaldò e tutto intorno a me si oscurò; non riuscivo più a distinguere le figure attorno a me, mi concentrai solo sull'uomo di fronte a me. Gli strinsi il collo e vidi la sua pelle fumare sotto le mie mani. «Abel fermati!!», urlò una voce in lontananza.

«Prova ad avvicinarti a lei, a pensare qualcosa di sgradevole nei suoi confronti e ti giuro che ti incenerisco in un millesimo di secondo!», urlai mentre qualcuno mi afferrò le spalle e mi allontanò con una forza tale da scaraventarmi dalla parte opposta.

Atterrai agilmente sulle gambe e mi rialzai velocemente. La figura si piazzò davanti a me e mi afferrò le spalle, «Abel guardami, sono io, tuo fratello: calmati.»

La sua voce era familiare, fin troppo. Mi scostai dalla sua presa e mi inginocchiai, respirando affannosamente. Mi porta le mani alle tempie e strinsi i denti. La pelle tornò velocemente fredda e il respiro sparì. Quando mi calmai, mi guardai attorno, vedendo mio nonno che si tastava il collo e mio fratello che mi guardava preoccupato. «Abel, come ti senti?», mi afferrò e mi aiutò ad alzarmi.

Barcollai, «si...nonno mi dispiace, io»

Alzò una mano per zittirmi, «non sapevo che tenessi a lei fino a questo punto, arrivando addirittura ad aggredirmi. Abel devi essere ragionevole, non sappiamo perché Caleb la vuole. Ha già in suo possesso una strega, molto potente dato la gravità della situazione, perché ne vuole un'altra?»

«Non so molto su Meredith, so solo che anche sua nonna praticava la magia e che fu esiliata insieme alla sua famiglia dal paese.»

«Anche sua nonna era una strega, quindi...»

«Meredith!!», sentimmo urlare dal fondo del corridoio.

Come un fulmine aprii la porta e mi precipitai nel corridoio. Vidi Leila uscire dalla sua stanza, William la affiancò subito e cercò di farla calmare. «Meredith è stata rapita! Ho visto Edward portarla con sé sul cavallo!», urlò, piangendo istericamente.

«Edward?», ripetei in un sussurro.

Non aveva senso, perché Edward l'aveva rapita? Dove voleva portarla?

«Edward? La guardia? Perché avrebbe dovuto farlo?», chiese William. «Infondo è stato lui ad avvisarci del pericolo imminente, dove vuole portarla?»

«A meno che non sono fuggiti insieme», aggiunse mio nonno.

Ripensai alla situazione tra Meredith ed Edward.

Perché l'hai fatto Meredith, pensai.

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