Terra e Vento

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Evitò il mio pugno scartando di lato. Riuscii a sfiorargli i capelli e la punta del naso.

Rise schernendomi, mentre indietreggiavo di un passo per riprendere lo slancio.

«Cely, Roghen» chiamò lui, limitandosi a muoversi di fianco per schivare un mio calcio. «Trovate un modo per entrare nella biblioteca».

Saltai indietro, lanciando un'occhiata veloce a Fynir e Mend pronti a darmi una mano. «Non pensate a noi» gridai. «Dobbiamo trovare l'ingresso prima di loro».

Fronteggiai il mago. Non mi importava che fossi ancora una novizia e che lui avesse già il suo marchio. Dovevo tenerlo a bada per dare ai miei amici il tempo di trovare l'ingresso. Dei tre maghi mi sembrava il più pericoloso.

Da quando avevo iniziato ad avere a che fare con le altre gilde, avevo capito che quella della Terra era insopportabile.

L'avevo vista competere nelle gare nell'Arena dei Maghi agendo di forza e non era insolito che provocassero le altre gilde nelle vie di Mavaras, rischiando ogni volta di scatenare una rissa. Tutti sapevano che lo facevano apposta, vantandosi di essere una gilda composta da maschi e prendendosela con le maghe e le novizie.

Camminavano per le vie della capitale vestiti allo stesso modo, con giacche e camicie con ricamato a filo d'oro il simbolo del leone sul petto, sentendosi migliori degli altri.

Non era una novità che quasi tutti i loro maghi appartenessero a Casate Nobili, come se possedere la magia fosse un privilegio di ricchi e dei potenti.

Maschilisti, arroganti e superbi.

Una miscela che nell'arena era un invito alle risse e che il mago davanti a me rappresentava in ogni sua sfaccettatura.

Mi asciugai una goccia di sudore con il dorso della mano. I miei amici si stavano dando da fare per trovare l'entrata prima dei Maghi della Terra, io dovevo tenere impegnato il mago che avevo davanti.

Lui mi schernì, facendomi cenno di avvicinarmi. «Già stanca? Non abbiamo ancora cominciato».

Lo fulminai con lo sguardo.

Presto quel corpo a corpo sarebbe diventato uno scontro magico. Bisognava solo decidere chi dei due avrebbe fatto il primo incantesimo.

«Felice di poterti dare una lezione di umiltà» dissi davanti a quel sorriso altezzoso. «Ti cancellerò quel ghigno dalla faccia. Lo giuro».

Iniziammo a camminare in circolo studiando i nostri rispettivi passi, il ritmo del respiro e il movimento del corpo, pronti a scattare al minimo segno da parte dell'avversario.

«Attenta a ciò che giuri, Uccellino. Non puoi rimangiartelo».

Lo guardai in faccia. Quel volto saccente raccontava tutto e nulla, come se avessi davanti una maschera di granito. Percepii nell'aria il segnale dell'attacco. Volai in alto appena prima che un'esplosione di sabbia mi travolgesse.

«Davvero scaltra» commentò, senza scomporsi per essere sfuggita alla sua trappola. «Sei veloce nella fuga, te ne do atto».

Quei complimenti erano un insulto sulle sue labbra.

«Hai disegnato il cerchio magico alla vecchia maniera» dissi volando. «Hai usato un filo di magia e intessuto un cerchio appena sotto la sabbia in modo che non potessi vederlo. Una trappola niente male, te ne do atto». Gli feci il verso. Mi aveva attaccato in modo codardo, ma era ovvio visto chi avevo davanti.

Si inchinò appena con la testa, soddisfatto della spiegazione che avevo dato al suo trucco. Se quel mago voleva usare le maniere forti non sarei stata da meno. Il suo incantesimo era stato subdolo e sarebbe andato a segno se non avessi percepito il movimento della sabbia nell'aria, ma aveva un punto debole: ci voleva tempo per disegnare il cerchio.

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