La Piana dell'Ago

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Lasciammo la conca dove avevano trovato il ghiaccio dei draghi che la temperatura stava salendo e la neve si stava trasformando in rigagnoli di acqua lucenti.

Doveva essere frutto della mia immaginazione, ma vidi la primavera riprendere possesso di quella zona, dove finora aveva imperversato l'inverno perenne.

Ryon mi spiegò che l'inverno era stato causato dal ghiaccio che lui aveva incanto e una volta eliminato, la natura sarebbe fiorita presto.

Non avevo dubbio sulla verità delle sue parole, la spada che ammirava con tanta gioia aveva attorno a sé un alone di condensa mortale che si trasformava in cristalli di ghiaccio quando si posava sulla lama.

Solo Ryon ne sembrava immune. Ogni volta che mulinava la spada, incantandola per cambiarle forma e dimensione, una ventata di aria fredda mi investiva.

Vandrin e io decidemmo con una sola occhiata di non avvicinarci a quell'arma.

Anche durante il viaggio sulla nave volante attraverso le Montagne di Orvotosk avevamo fatto attenzione a non stare nei paraggi di Ryon mentre si allenava prendendo confidenza con la sua nuova spada e diventava sempre più veloce nel trasformarla.

Atterrammo su una piana del massiccio del Arnurne che Ryon fu in grado di trasformare la spada in una lancia trasparente in un battito di ciglia.

«Ci siamo quasi» mi disse Vandrin toccando il terreno con una mano, chiudendo gli occhi.

Avevo affidato a lui il compito di trovare quelle montagne. Ryon ci aveva indicato il nido più vicino al confine tra Lanica e Cambria. Se avessi attraversato quella fila di silenziosi guardiani di roccia sarei entrata in un altro regno.

I picchi frastagliati delle montagne bianche si innalzavano scoscese verso il cielo, tese verso l'alto nel tentativo di raggiungere le Case degli Spiriti. Erano uno spettacolo unico. Un luogo dove terra e cielo si toccavano e si fondevano.

Vandrin mi prese la mano. «Su quelle cime più alte, dove perfino gli alberi e l'erba non arrivano,» sussurrò senza che Ryon potesse sentire «dove osano solo le nubi e le aquile, cresce il rinmose. È il fiore che cresce nelle avversità, dove tutti si arrendono, il rinmose trova la forza di sbocciare».

Se avessi volato fin lassù avrei potuto cogliere uno dei preziosi fiori di cui portavo il nome e guardare Lanica dal tetto del mondo.

«Tutto molto bello, ma dobbiamo trovare la viverna». Ryon mise fine mie fantasie.

Mi voltai verso Vandrin. «Puoi trovare la viverna ascoltando la terra?».

Scosse la testa, dispiaciuto. «Mio fratello, forse. Ma qui ci sono diverse grotte e canali sotterranei. Gli echi creano confusione. La sento, ma non ho idea di dove sia».

Tirai un calcio a un ciottolo spaventando una volpe in agguato. «Come facciamo, allora? Come la troviamo?».

«Non sarà tanto un problema trovarla,» mi disse Vandrin «ma fare in modo che sia su un terreno adatto per combatterla». Si stava guardò intorno studiando la zona.

Eravamo all'aperto, abbastanza in piano. Gli alberi avrebbero potuto offrirci riparo dalla ferocia del mostro.

Ryon partecipò alla conversazione con un mezzo sorriso. «Oltre quei tre picchi c'è la Piana dell'Ago. Possiamo attirarla là».

«Per la benevolenza di Tririan, tu sei pazzo!» sbraitò Vandrin con le mani strette a pugno. Non mi aspettavo una violenza tanto improvvisa nella sua voce. «Non puoi pensare di affrontare una viverna nella Piana dell'Ago. È un suicidio!».

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