Il Diritto di Supporto

247 22 1
                                    

Nell'ora che ci era stata concessa per decidere tornammo nelle stanze lasciate ai novizi.

Come entrammo, Mend si sedette su una sedia, rigido. «Assurdo» commentò passandosi una mano tra i capelli. «Assurdo».

Vyniana entrò subito dopo di noi, seguita da Elania.

La Signora prese possesso di una sedia dallo schienale alto, chiuse gli occhi, e iniziò a mormorare una cantilena che non riuscii a comprendere.

Nessuno di noi guardò il rinfresco che qualche servitore aveva ripristinato. In teoria avremmo dovuto festeggiare, in realtà eravamo silenziosi e il cibo era stato dimenticato.

«Per amore di tutti gli Spiriti!» sbottò Vyniana, camminando avanti e indietro. «Cos'è saltato in mente a quelli del Concilio? Una viverna! Non avevano mai messo viverne nell'urna».

Avevo visto Vyniana infuriata tante volte, le sue narici si dilatavano, urlava e gli occhi azzurri si riducevano in due fessure cariche di rabbia che non esitava a sfogare su chi l'avesse scatenata, ma non l'avevo mai vista in queste condizioni: andava oltre la rabbia.

Una finestra alle nostre spalle finì in frantumi e una forte ventata percorse la stanza rovesciando tavoli e sedie.

La gente per strada urlò, spaventata dal turbine che stava strappando via tendoni e merce in esposizione.

Vyniana ansimò.

Non avevo mai visto un adulto perdere il controllo della propria magia in quel modo.

Quasi rispondesse alla rabbia di Vyniana, Elania spalancò gli occhi. «Rissa, calmati» ordinò con gentilezza. «Enyvill, va' a chiamare dei servitori e controlla la gente in strada. Avverti un guaritore della nostra gilda, nel caso ci fossero dei feriti». Con le sue parole, Elania mandò fuori dalla stanza i due novizi che sembravano più scossi dalla notizia sulla viverna.

«Rin,» disse rivolgendosi a me. I suoi occhi non mi lasciarono andare riducendo la distanza che si era creata tra noi negli ultimi mesi. Elania era spaventata per me. «rifiuta la prova. Ti sei addestrata bene negli ultimi mesi, se continui così l'anno prossimo potresti provare un lavoro da cacciatore».

Scossi la testa, stropicciandomi la tunica. Non potevo provare l'anno prossimo. Non potevo. Per quanto avessi paura, non potevo. La runa contro la gola batté piano in modo irregolare. Tehor non poteva avere un altro anno, questi mesi ci erano stati concessi dagli Spiriti e non potevamo pretendere di più.

Vyniana strinse le braccia al petto. «Giusto» annuì rigida. «Una viverna! Vorrei conoscere chi ha pensato a una prova del genere. I migliori sterminatori hanno difficoltà con le viverne. Ci pensano su due volte prima di affrontarle. Il Concilio non avrebbe dovuto ritenere la prova valida».

Fynir mi coprì la mano con la sua. Tremava per la preoccupazione ed era ghiacciata. «Riprova l'anno prossimo. So quanto ti sei impegnata, ma per un Mago della Terra non ne vale la pena».

Guardai la mia migliore amica. Le pupille erano dilatata fino a far sparire quasi del tutto l'azzurro dei suoi occhi e si stava mordicchiando il labbro inferiore fino a spaccarlo.

Quello che vedevo era il volto di Fynir, ma non la riconobbi. Mi stava dicendo che per Tehor non valeva rischiare la vita che, nonostante lui stesse morendo e Cara e Atreis aspettassero il suo ritorno, dovevo restare al sicuro, rinunciare e provare l'anno successivo.

«Se fosse per te, io proverei a tutti i costi» le dissi.

«Anche io,» rispose «se si trattasse di te, ma lui non è della nostra gilda. Non è uno di noi. Lascia che sia suo fratello a pensare a Tehor. Questo,» disse facendo un gesto con la mano verso Vyniana ed Elania che parlavano a bassa voce «è troppo».

VentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora