Respiro di Ghiaccio

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Stavo seduta vicino al fuoco in silenzio con una ciotola vuota in mano.

Vandrin si era sistemato su un masso a controllare ciò che bolliva su un sasso arroventato. Le fiamme sprigionate dalla Gemma di Fuoco avevano attecchito alla poca legna asciutta che eravamo riusciti a procurarci permettendoci di risparmiare la sua magia in caso di problemi.

Contro ogni consiglio di Ryon, io e Vandrin avevamo deciso di fermarci in un angolo riparato dal vento e avevamo spazzato via la neve delle alte montagne di Orvotosk per poter passare la notte e accendere il fuoco.

Quando non pensavo alla viverna, la mia mente tornava a quel momento nell'arena e ai ragazzi che scendevano le gradinate e si mettevano al mio fianco accentando di seguirmi. Non avrei mai saputo come ringraziarli, senza di loro non avrei saputo nemmeno cosa portarmi dietro e mi sarei scoraggiata al primo problema. Mi sarei scordata la pietra focaia e le esche per cominciare, e non avrei mai pensato di portare con me delle Gemme del Fuoco.

Mentre io e Vandrin ci scaldavamo, Ryon aveva preferito rimanere tra le ombre degli alberi dicendoci di aver trovato un ramo su cui passare la notte e dopo era sparito. Per sicurezza, diceva lui, nel caso qualche fuorilegge volesse attaccarci.

Secondo Vandrin aveva paura del fuoco, per me temeva di scaldarsi e sciogliere quel cuore di ghiaccio che si ritrovava. Qualunque fosse la ragione, Ryon preferiva stare lontano dalla luce e c'erano dei momenti in cui non sentivo la sua presenza e pensavo che si fosse allontanato per poi rispondermi malamente quando lo chiamavo allarmata.

«Tieni» mi disse Vandrin sedendosi accanto a me e riempiendomi la ciotola. «Il tè ti scalderà».

Quando aveva tirato fuori dal suo bagaglio la scatola che conteneva le foglie per poco non ero scoppiata a ridere e poi a piangere. Negli ultimi giorni il mio umore si era dimostrato altalenante rendendomi al limite della sopportazione. Se ci fosse stata Fynir, al posto di Vandrin, mi avrebbe dato uno schiaffo e mi avrebbe detto di riprendermi. Ma Fynir non c'era, Mend non c'era, e per la prima volta partivo per un lavoro pericoloso senza loro due a guardarmi le spalle.

Anche se c'erano Ryon e Vandrin mi sentivo esposta e niente poteva tranquillizzarmi.

Annusai l'aroma corposo e intenso che proveniva dalla bevanda. «Porti sempre il tè quando parti per un lavoro?» domandai con un piccolo sorriso.

Sentii il calore diffondersi attraverso le dita fino a invadermi il resto del corpo il corpo scacciando il freddo della montagna di notte. Il profumo delle spezie che saliva dalla ciotola in volute era una sferzata di energia dopo una giornata intera di viaggio.

«Solo quando devo andare a cercare una magia dimenticata e poi affrontare un mostro terrificante» scherzò.

Risi. Vandrin era quello che cercava di mantenere alto l'umore, quello che aveva messo a disposizione la nave volante dei Car'Leindros, quello che aveva comprato viveri per il viaggio e dei vestiti pesanti per me. Aveva fatto controllare le armi da un armaiolo, dalla corda dell'arco al filo della spada.

Anche se avevo provato a protestare dicendo che stavamo perdendo del tempo prezioso mi aveva zittito, dicendo che preferiva perdere un giorno dei sette che mi erano stati concessi, piuttosto che partire di corsa e trovarci nei guai.

Ryon gli aveva dato ragione e mi aveva costretto preparare la mia sacca e farmi imparare a memoria tutto il suo contenuto, per poi controllarne il peso. Me l'aveva fatta svuotare per eliminare il superfluo e risistemare di nuovo facendo attenzione a cosa stavo mettendo sul fondo. Alla fine sapevo riconoscere cosa tenevo in mano e come metterlo in ordine bendata e in quel momento si era dichiarato soddisfatto.

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