Lo Scopo di Ognuno

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Il ruggito si spense lasciandoci scossi.

La natura era tornata in silenzio in attesa che il mostro facesse una mossa.

«Cosa intendi per vendetta?».

Ryon non mi rispose. Non volevo lasciar cadere l'argomento, ma volevo vedere la viverna con i miei occhi.

Capendo le mie intenzioni Vandrin e Ryon mi afferrarono per le braccia e mi trattennero, impendendomi di volare.

«Questo era solo il benvenuto» mi sussurrò Ryon. Parlò nel modo basso e conciso che usava quando si trovava vicino a un bersaglio.

«Questo era solo il benvenuto?». Deglutii.

Portati dal vento percepii due tonfi ritmici. Le increspature contro la corrente del fiume fecero irrigidire Ryon. «Può sentirci» mi disse.

«Non è lontana da qui» confermò Vandrin.

Anche io la sentivo vicina. Più vicina di quanto credessi. Affidandomi al vento potevo percorrere con i sensi la distanza che ci separava e ciò che sentivo non mi piaceva per niente. La viverna era a una manciata di centinaia di metri da noi, appena fuori la Piana dell'Ago. Poco in linea d'aria, diversi chilometri di pareti strette e tortuose per chi si muoveva a piedi.

Insieme a un nuovo ruggito sentii la roccia schiantarsi e frantumarsi.

«No!». Vandrin mi prese in braccio come se pesassi niente. Ci riparò dietro una parete prima che la polvere potesse investirci.

«Cos'era?» domandai senza fiato.

Nei pochi secondi in cui era spuntata fuori la viverna ne avevo avuto abbastanza.

Van diede un'occhiata veloce oltre l'angolo scambiandosi uno sguardo con Ryon. «Ha appena abbattuto una parete. O qualcosa del genere».

Ryon annuì. «Si prende gioco di noi. Vuole dimostrarci che è più forte».

«A-abbattendo una parete?» balbettai con la gola secca.

Ogni mio muscolo voleva correre via e mettere distanza tra me e quel mostro. Era una paura antica quella che mi avvolgeva, istintiva.

Qualsiasi creatura che tenesse alla vita doveva stare lontano da una viverna e io, piccola e insignificante novizia, mi ero messa in testa di poterla uccidere senza sapere a cosa stessi andando incontro.

Ryon mi prese il polso. Il suo tocco mi trasmise coraggio. Era tranquillo e possente come il mare, qualcosa in cui avrei potuto perdermi, ma allo stesso tempo accogliente.

«Per le viverne siamo niente di più che insetti. Piccoli insetti che hanno disturbato il suo riposo e che ora desidera schiacciare. La parete era solo una dimostrazione di cosa ci farà».

Vandrin aveva una sfumatura grigia in viso. «E come la uccidiamo? La sento attraverso il terreno, sarà lunga dieci metri».

Ryon gli riservò un ghigno. Non prometteva nulla di buono. Proprio nulla. «La intrappoliamo. Il cuore di una viverna è alla base del collo. Quando cerca di divorarci è raggiungibile. E fidati, quando ci vedrà, vorrà divorarci». Toccò l'elsa della sua spada con aria soddisfatta. «Questo ghiaccio è in grado di tenerle aperte le fauci».

Non avevo idea di cosa stesse facendo la viverna. Era sceso il silenzio, ma i miei sensi continuavano a dirmi che lei era fuori dalla grotta. Indagai usando il vento, e l'odore di sangue fresco e putrefazione mi aggredì, mischiandosi a quello dell'acqua e della roccia smossa. «Sta mangiando».

«Meglio per noi» disse atono Ryon. «Ci darà più tempo per prepararci. Secondo gli appunti di mia madre la viverna ha le ali, quindi penso che possa volare, e un rostro sulla coda. È velenoso, oltre a essere abbastanza grosso da tranciare in due un bue».

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