Cara

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Mi svegliai con un gran mal di testa e qualcuno che mi punzecchiava la guancia destra con insistenza.

«Secondo me è morta». La voce era infantile, il timbro apparteneva a un bambino.

Mi respirava vicino all'orecchio provocandomi il solletico, ma non mi mossi.

Avevo bisogno di studiare l'ambiente. L'ultima cosa che ricordavo era Tehor che si era rivelato più meschino di quanto pensassi e la botta in testa che mi aveva dato. Che mi avesse abbandonata vicino al fiume e qualcuno mi avesse raccolto? Se era così, dovevo ringraziare chi mi aveva aiutato e poi tornare alla gilda. Dovevo sapere se Bail si era svegliato oppure no.

Mi punzecchiarono di nuovo. «È sicuramente morta» disse un'altra voce, stavolta più acuta. Una bambina. «Ma dobbiamo controllare».

«Sei matta?». La voce del piccolo mi assordò. «Mamma ci ha proibito di toccarla e il fratellone ci ha detto di starle lontano».

Li sentii sghignazzare entrambi. «Ma la mamma e il fratellone ora non ci sono» aggiunse il bambino. Continuarono a ridere, usando lo stesso tono di Mend e Bail quando progettavano qualche scherzo e, avrei scommesso contro Vyniana, avevano anche lo stesso sguardo complice.

Mi pizzicarono le guance fino a farmi male.

«La volete smettere?» ruggii.

Spalancai gli occhi e mi misi seduta di scatto. I bambini caddero dal letto e sbatterono il sedere contro il pavimento in legno chiaro. Arretrarono, guardandomi con terrore. La bambina aveva gli occhi azzurri lucidi di lacrime.

Ci studiammo per qualche secondo in silenzio, poi la piccola singhiozzò, facendo saltare in piedi sia lei che il bambino e corsero fuori dalla stanza.

«Mamma! Mamma!». Le loro urla terrorizzate mi fecero sobbalzare «Mamma! La morta si è mossa! Mamma!».

«Non sono affatto morta!» urlai a mia volta. Avrei voluto esserlo visto il dolore pulsante alla tempia.

Mi toccai la fronte, trovandola avvolta in un morbido tessuto. Chiunque vivesse in quella casa non era un mago e non poteva usare la guarigione.

Scesi dal letto matrimoniale e andai dall'altra parte della piccola stanza per guardarmi allo specchio, appoggiato sopra il tavolino da toletta. Almeno sapevo di non essere più al centro di Aldia. Tutte le case della città avevano i bagni come quelli della gilda. Dovevo essere finita da qualche parte nelle campagne.

Fuori dalla piccola finestra, accanto allo specchio, vedevo le fronde degli alberi e un piccolo giardino di rose e fiori selvatici. Non era curato come i giardini della gilda, ma i cespugli di rose si intrecciavano, mischiando i petali bianchi, gialli e rossi contro il verde scuro delle foglie.

Magnifico.

Tornai a concentrarmi sulle bende candide che avevo in testa e le sciolsi. C'era un brutto taglio rosso alla tempia, ma per il resto la ferita sembrava pulita. Mi guarii intrecciando la magia, guardandomi intorno.

La stanza era arredata in modo semplice, con un baule in legno rosso scuro ai piedi del letto e un armadio a doppia anta in un angolo a completare l'arredamento e su tutto aleggiava un vago odore di fiori e olio profumato. Nessun indizio che potesse aiutarmi a capire dove fossi.

Il mal di testa era diventato sopportabile, ma non accennava ad allentare la morsa.

Giocherellai con le boccette disposte con cura sul legno lucido ai piedi dello specchio.

Una di esse mi lasciò il profumo di sandalo sulle dita. Era un olio prezioso che si potevano permettere sole le famiglie molto ricche. Arrivava dalle terre oltre Sitira, affrontando un lungo e difficile viaggio attraverso un mare tempestoso.

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