Legame Indissolubile

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Scendemmo lentamente i livelli della biblioteca, contandone trenta prima di fermarci e ancora non vedevamo ancora il pianterreno.

A ogni punto di incontro tra i corridoi sospesi c'erano delle piattaforme decorate con mosaici che raccontavano una storia di Lanica che nessuno di noi aveva mai conosciuto. In ogni disegno si vedevano i maghi delle diverse gilde collaborare tra loro come se non ci fosse mai stata alcuna rivalità.

Mend afferrò un libro al volo. «Questo è sulla Magia dell'Illusione» esclamò Mend sfogliandolo. «Mi piacerebbe capirlo per dar loro una bella lezione. Spocchiosi arroganti! Solo perché appartengono alla Cerchia Interna».

Fynir sospirò, scuotendo la testa. Sapevo a cosa stesse pensando: l'ultimo battibecco di Mend era stato con un paio di Maghi dell'Illusione, di cui uno, era suo cugino. Lui e Bail avevano avuto la peggio e non gli era ancora passata.

Mend lasciò andare il libro con uno sbuffò frustrato. Avrebbe potuto provarci per anni, ma non sarebbe mai riuscito a capire la magia delle altre gilde, come loro non capivano la nostra. Era una lingua a noi sconosciuta. che non potevamo imparare nonostante gli sforzi.

Afferrai uno dei libri che ci volavano intorno e iniziai a leggerlo, conquistata dalla spensieratezza di Mend che non si soffermava sull'oscurità della biblioteca.

«Questo è una raccolta di favole di Axia. Mend, prendi la gemma». Gliela lanciai e iniziai a sfogliare le pagine fino a fermarmi alla fiaba delle Isole Galleggianti e gli Alberi di Pietra. Iniziai a leggere ad alta voce, con Fynir che mi ascoltava attenta. Terminai con il sorriso sulle labbra per il lieto fine tra le due tribù rivali e il coraggio del giovane capo. Era una bella storia, dopo tutto.

Da qualche parte in camera mia c'era un libro su quelle leggende, ma mi ero rifiutata di aprirlo perché era stato un regalo di mia madre. Nel momento in cui avevo letto la lettera che l'aveva accompagnato con l'ordine di leggerlo, lo avevo relegato in un angolo a prendere polvere. Tornata a casa avrei dovuto cercarlo e aprirlo. Non avrei mai pensato che le storie di Axia fossero tanto belle.

Girai pagina e iniziai a leggere avidamente la storia di un principe axiano alla ricerca della volpe di fuoco che gli aveva salvato la vita da bambino. Arrivai a metà storia quando mi venne la nausea e mi si annebbiò la vista.

Precipitai, cercando disperatamente di ricordare l'incantesimo per volare, mentre andavo incontro agli scaffali e al pavimento senza avere alcuna possibilità di evitarli.

«Rin!» urlò Fynir.

Una macchia sfocata mi intercettò, interrompendo la mia caduta. Mi strinse tra le braccia e posò i piedi sulla cima di uno scaffale con un lieve tonfo.

Stavo per ringraziare il mio salvatore quando riconobbi il sorriso predatore alla luce della Gemma Luminosa che lui teneva stretta in mano.

«Ci si rivede, Uccellino». Tehor mi mise giù. «Hai dimenticato come si vola?». Lanciò un'occhiata al libro che tenevo ancora tra le braccia.

Le mie unghie avevano lasciato otto segni a mezzaluna nella pelle morbida della copertina.

«I libri sono pericolosi» disse prendendomelo dalle mani per poi lasciarlo andare. Un lampo oscuro attraversò i suoi occhi, continuando a fissare il libro allontanarsi.

Fynir atterrò accanto a noi, pallida. «Stai bene?» chiese scrutandomi. «Ti ha fatto un incantesimo? Ti ha fatto del male?»

Non riuscivo a rendermi conto di cosa fosse successo, figuriamoci rispondere.

«Perché ovviamente,» intervenne Tehor guardandosi le unghie con un sorriso divertito «ho bisogno di un incantesimo per far cadere tra le mie braccia una ragazza».

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