Il Fiore che Sboccia nelle Avversità

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La città di Tarion era in festa.

I fiori decoravano le vie principali insieme ai drappeggi con colori della Gilda della Terra tesi tra casa e casa. Era un tripudio di verde e marrone. Perfino le statue con il leone erano decorate con dei mazzi di fiori alle basi.

Mi fermai vicino a un gruppo di ragazze che sospirarono guardando le strade decorate. «Che cosa succede?» domandai.

Tre di loro fecero finta di non vedermi, la quarta mi squadrò dall'alto in basso e poi decise che non valeva la pena rispondermi, la quinta era degnata.

«Come fai a non saperlo? Oggi si sposa uno dei Car'Leindros. Suo padre e la sua gilda hanno deciso rendere partecipe l'intera città».

«Forestiera» sbuffò una delle altre.

Era ovvio che Tarion volesse offrire qualcosa di grandioso al suo sterminatore. Gli aveva portato onore e gloria e volevano rendergli omaggio, ma decorare l'intera città era esagerato.

Mi studiai perplessa le mani. Tremavano. Come facevo a sapere quelle cose su di lui, se non lo avevo mai incontrato prima?

Sangue di Amatiel, il mal di testa non mi stava lasciando in pace. Mi aveva perseguitato per tutta la strada verso Tarion e non accennava a diminuire.

Dovevo trovare questo Tehor e chiedergli chi fosse Marilon. Chiedergli perché quel nome mi facesse così male e perché fosse così legato al suo.

«Dove lo posso trovare?».

Le ragazze mi ignorarono girandosi tutte dall'altra parte. «Aspettate!». Ne afferrai una per le spalle e la scossi. «Dove posso trovare Tehor Car'Leindros?».

Si mise a urlare attirando l'attenzione della gente intorno. Due ragazzi con la spilla del leone appuntata sul petto accorsero immediatamente. «Cosa sta succedendo?» chiesero, rigidi nei loro abiti.

Le ragazze scoppiarono in lacrime nascondendo il volto tra le mani.

«Mi ha aggredita» urlò quella che avevo scosso.

Spiriti, come erano acuti e falsi quei toni. Non potevo credere che qualcuno pensasse che stesse piangendo.

Le guardie si misero fra me e il resto delle persone cercando di proteggere la tranquillità della città di Tarion dall'elemento pericoloso: me.

«Seguici dal magistrato» mi ordinò una. Era un ragazzo e non doveva essere molto più grande di me. Avevo l'impressione di aver già vissuto una cosa del genere, ma non riuscivo a ricordare dove.

Gli scoppiai a ridere in faccia per i toni pomposi. «Non esiste».

Mi attaccarono insieme, usando la magia per legarmi con la terra, ma volai via.

Atterrai su un tetto e mi guardai di nuovo le mani, sorpresa. Mi aspettavo una mossa del genere, ma non sapevo perché. All'Arena dei Maghi evitavamo quelli della Terra e loro non si facevano trascinare in risse. Non avevo mai combattuto contro di loro

Invece sì.

No, non li avevo mai affrontati.

Scacciai quel pensiero e presi in giro i maghi nascondendo l'inquietudine. «Scusate, ma sono di corsa. Alla prossima!».

Non avevo intenzione di fermarmi a lottare con loro per quanto le mie vene si incendiassero al pensiero di avere fare a botte con due Maghi della Terra. Avevo l'impressione di avere dei conti in sospeso con loro. Qualcosa di personale che andava oltre la disputa tra le nostre due gilde.

Mi fermai a recuperare fiato in una piazza isolata cercando di pensare. Dovevo trovare Car'Leindros, ma non sapevo come. Tarion non era una città piccola ed era impossibile entrare nella sua gilda per chiedere informazioni.

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