La Gilda più Influente di Lanica

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I maghi mi circondarono e mi scortarono alla Sala delle Udienze della Gilda della Terra.

Usammo gli stessi corridoi stretti e in penombra che avevo attraversato con Vandrin, ma non ebbero la sua stessa gentilezza. Quando mi sentii male mi afferrarono per i gomiti e mi trascinarono di peso. Ogni tanto sentivo Vandrin mormorare e ricordare loro che ero ancora considerata un'ospite della gilda e non dovevano farmi del male.

Davanti alle porte della Sala delle Udienze mi diedero un minuto per ricompormi in modo che non mi presentassi davanti al loro Signore nel mezzo di un attacco di panico. Una volta assicuratisi che non svenissi mi costrinsero a entrare.

Il salone era ampio, ideato per accogliere centinaia di persone e in fondo spiccava lo scranno del Signore della Terra. Armatas mi aspettava seduto lassù rigido, con le mani che stringevano le teste di leone intagliate nei braccioli. Accanto a lui sei maghi anziani mi scrutarono torvi.

Sentivo addosso lo sguardo delle guardie alle porte e di quelle a pochi passi dal trono. Feci un inchino sentendomi a disagio in mezzo a tutti quegli occhi verdi.

In passato vedere le altre gilde a Mavaras non mi aveva mai messo in imbarazzo, ma le persone che avevo davanti avevano conosciuto Tehor, avevano vissuto con lui, lo avevano visto crescere. Erano stati orgogliosi della sua forza.

Avevano il suo stesso colore di occhi.

«Sei in ritardo» constatò Armatas facendomi cenno di rialzarmi.

«Ho...».

«Non ti consento di parlare senza permesso» mi interruppe lui. «Ho sempre avuto il sospetto che Elania fosse una donna troppo debole per mantenere alto l'onore che ci si aspetta da una gilda. Non riesce a mantenere la disciplina fra i novizi. Le tue azioni e tutti quei colori al mio arrivo ad Aldia me ne hanno dato la conferma. Elania è una donna debole e non può guidare la gilda situata al confine con Cambria, lo farò presente alla prossima riunione del Sommo Concilio».

Deglutii le proteste sapendo che Armatas le avrebbe trasformate in un insulto verso Elania. Dovevo cercare il suo aiuto, non renderlo più ostile.

Le guardie mi fecero un sorrisetto soddisfatto attirando la mia attenzione e studiai meglio le loro casacche verdi. Solo uno di loro aveva una spilla d'oro tempestata di smeraldi sul petto e al fianco portava una spada con l'elsa decorata finemente, segno che era il capitano dell'Ordine dei Leoni. Gli altri quattro avevano delle spille d'argento e delle spade non decorate.

Avevo sentito parlare di loro a Mavaras. Erano maghi scelti dal Signore della Terra il cui compito era di vegliare sulla gilda e su Tarion quando Armatas si allontanava. Quando mancava il Signore, il capitano dell'Ordine aveva potere di vita e di morte su chiunque fosse in città.

La voce di Armatas reclamò la mia attenzione. «Scriverò stasera stessa a Elania, la tua Signora, per informarla che sarai nostra ospite finché la faccenda riguardante il mio sterminatore non sarà chiarita. Ora parla. Cosa sai dei cerchi magici del colore del sangue?».

Parlai. Dissi le stesse cose che avevo detto a Vandrin: Tehor mi aveva chiesto di fare un lavoro per lui nella provincia di Aldia e avevamo finito per scontrarci con dei maghi con l'accento di Cambria che usavano dei cerchi magici rossi e lo avevano sconfitto. Parlai di Derrion, della sua forza, di come mi avesse quasi ucciso.

Al termine del mio racconto uno dei maghi anziani si inchinò al Signore chiedendo la parola. Armatas acconsentì con un cenno. «Se quello che dici è vero, novizia, e immagino di sì visto che hai parlato di Derrion e dell'Isola Grigia, mi chiedo come mai la Creatura del Sangue non ti abbia fatto a pezzi».

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