Presagio

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Fynir uscì dallo studio di Elania con le mani incrociate dietro la schiena e un sorriso soddisfatto sul volto.

«È fatta!» esclamò allegra. «Il lavoro è nostro! Ma Elania ha detto che ci sono altre gilde che hanno accettato, quindi dobbiamo muoverci».

Mend si staccò dal muro sul quale si era appoggiato nell'ultimo quarto d'ora, come se la sua presenza fosse indispensabile per sostenerlo. «Sei sicura che abbia detto sì? Perché l'ho sentita urlare "irresponsabile" almeno quattro volte nella mezz'ora in cui sei stata dentro».

La mia amica alzò le spalle. «L'ho convinta. La biblioteca di Nartos contiene la più vasta conoscenza di Lanica, migliaia di volumi».

«Migliaia di volumi impolverati» puntualizzai. «Nessuno entra lì dentro da anni. È nel deserto».

Mend annuì, tirando un calcetto alla sacca ai suoi piedi. «Prova a immaginare, Fynir: sole cocente, sabbia che si infila ovunque, poca acqua, niente e nessuno per chilometri. Potremmo fare quel lavoretto sulle montagne, lì ci sono...».

«Ragni» interruppe Fynir stringendo con violenza il foglio che teneva in mano. «Grossi ragni neri che di notte si infilano tra le coperte e gli stivali, usandoli come nidi».

«Il deserto andrà benissimo» Mend guardò da un'altra parte, preso in fallo. I capelli castani gli ricaddero sugli occhi azzurri e sulla fronte pallida. Bastava nominare i ragni perché lui si sentisse male. «Ci procureremo più acqua, se necessario». Si voltò a guardarmi per la prima volta negli ultimi minuti. «Perché sei d'accordo con questa follia? Tu soffri il caldo, ma non ti ho sentito dire una parola di protesta».

Avevo promesso che Fynir avrebbe scelto il prossimo lavoro in cambio dei suoi appunti. Se avessi saputo cosa stesse progettando mi sarei arrangiata, ma non potevo più tirarmi indietro. Le promesse erano vincolanti e le conseguenze per chi le infrangeva terribili.

Fynir mi prese sottobraccio, felice come non mai. Quel lavoro la entusiasmava, glielo si leggeva in faccia. «Rin si è venduta per gli appunti di storia».

«Se lo avessi saputo avrei rubato gli schemi a mia madre. Una biblioteca, Rin» disse alzando gli occhi al cielo. «Stiamo parlando di una gigantesca biblioteca. L'edificio più grande dell'antica Nartos. E sai cosa succede quando Fynir è in biblioteca». Si scostò i capelli dagli occhi con gesto secco. «Dovrai imboccarla tu, mentre lei sfoglia i libri e ti maledice perché le copri la visuale. Io ho già dato».

Fynir si avvicinò a lui con le mani sui fianchi. «Cosa vorresti dire? Che mi dimentico di mangiare?».

«No, cuore mio» disse lui scuotendo la testa. «Ma potrebbe caderti un mattone in testa e non te ne accorgeresti. Forse sì, se i calcinacci coprissero la pagina». Le sorrise, guardandola sottecchi e la strinse a sé. «Mentre siamo lì farò in modo che tu stia lontana dai libri».

Era ora che mi levassi dai piedi prima iniziassero a scambiarsi effusioni in corridoio.

«Vado a preparare le mie cose, nel frattempo discutete pure su chi dei due è più folle». Mi voltai verso Fynir, che ora era stretta tra le braccia di Mend e gli dava un bacio sulla tempia. «Devo avvertire Bail che partiamo?».

«No. Bail si è scelto un altro lavoro. Qualcosa che ha a che fare con una disinfestazione vicino alle Montagne di Ovortosk».

«Bail è il più furbo di tutti» mormorò Mend.

«Magari è una disinfestazione di ragni giganti e pelosi» proposi. Ghignai guardando Mend rabbrividire. «Scusa, ma è divertente torturarti. Sai, per aver riso della mia licenza di cercavento».

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