Non avevo mai preteso di comprendere le azioni di un mago di un'altra gilda.
Certe volte faticavo a capire le mie azioni, ma quello che aveva detto Tehor era inconcepibile.
Rimasi seduta di fronte a lui, pallida e immobile, con le sue parole ancora sospese tra noi.
Aveva accettato di sacrificare delle vite per tenere al sicuro sua madre. No, per avere il potere di tenere al sicuro sua madre e mantenere chissà quale promessa fatta al padre.
Guardarlo in faccia mi rivoltava lo stomaco.
I secondi passarono lenti come se fossimo incastrati dentro una bolla creata da una Gemma del Tempo. Ci stavamo soppesando a vicenda e ogni nostro gesto avrebbe scatenato una reazione nell'altro. Se mi fossi mossa di scatto Tehor mi avrebbe braccato. Se lui avesse provato a sminuire le sue azioni lo avrei colpito di nuovo.
La vita attorno a noi si era fermata e gli animali non emettevano alcun suono. Perfino il vento aveva smesso di soffiare, in attesa.
Cara ci chiamò in lontananza e la tensione tra noi crebbe fino a far scoppiare la nostra piccola bolla e scattai in avanti.
La madre di Tehor non poteva vivere nell'ignoranza. Anche se le avesse fatto male, doveva capire con che figlio aveva a che fare.
Mi ripetevo di non volerle spezzare il cuore, eppure mi sentii pesante, mentre atterravano al piano inferiore della stalla precipitandomi da Cara.
Tehor mi afferrò e mi spinse contro la porta di legno robusto. «Vuoi veramente dirle la verità?» mi domandò in un sussurro. «Su di me?».
Le sue mani mi strinsero le braccia. Come al solito ero finita tra lui e qualcosa sentendomi un passerotto messo alle strette da un gatto.
«L'hai vista. L'hai conosciuta» sibilò. «Perché vuoi farle del male?».
Non volevo farle del male, ma se fossi stata al suo posto avrei voluto sapere la verità. Avrei voluto conoscere il risultato delle mie azioni.
Tehor si fece più vicino, impedendomi di muovermi. Riusciva a leggere le mie intenzioni in faccia.
«Lei è tutto ciò che ho di buono nella vita». Si leccò le labbra. Sembrava che sperasse di potersi rimangiare quella confessione. «Se c'è qualcosa che mi fa sperare di aver fatto la cosa giusta è il suo sorriso quando mi vede. Se tu, Maga del Vento, mi porterai via anche quello, raderò al suolo ogni pietra di Aldia e scoprirai cosa vuol dire sopportare il peso della morte di altre persone sulla pelle».
Si allontanò di colpo guardando verso casa. Cara avanzava nella nostra direzione con il grembiule e il viso sporchi di farina. I capelli rossi erano raccolti con un fazzoletto bianco.
«Ho fatto il pane!» disse raggiante. «Rin, spero che ti piaccia il pane nero. I bambini mi hanno portato la farina stamattina».
Scoccò uno sguardo di accusa al figlio maggiore, che tossicchiò guardando da un'altra parte. Almeno sapeva cosa fosse l'imbarazzo, anche se non capivo perché.
«Avresti dovuto dirmi che li portavi al villaggio. Mi hanno fatta preoccupare».
«Non ho avuto tempo, madre. I gemelli mi hanno raggiunto che ero già nel bosco» si scusò Tehor.
Aprii la bocca per dire qualcosa, ma le parole di Tehor erano ancora nella mia testa. Cara guardava suo figlio trattenendo a stento un sorriso. Lo adorava.
Come lo avrebbe guardato dopo? Con la stessa paura e orrore che provato io?
Avrei dovuto dirle la verità.
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Vento
FantasyIl Regno di Lanica è una terra amata dagli Spiriti. Nonostante la loro presenza sia scomparsa da tempi immemori, non è sparita la loro magia, che con il passare dei secoli ha impregnato la natura e gli uomini. I loro figli prediletti vengono chiama...