Le Catene del Cuore

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Chi sei tu?

Mi domandò dello Spirito nella mente.

«Rinmose» risposi. Tirai le catene, ma una fitta al cuore mi fermò. Provai di nuovo tirando il braccio destro, ma sembrava che qualcuno stesse provando a strapparmi via gli organi dal petto. Mi fermai.

Chi sei tu?

Domandò di nuovo, stavolta imprimendomi nella mente immagini di me bambina che leggeva nella stanza di Elania. Immagini di me con i miei amici, Fynir con le braccia cariche di libri e la treccia laterale, Mend seduto su un albero con un frutto in mano e il viso sporco. Mi stava esplodendo la testa con tutti quei ricordi che si accavallarono gli uni sugli altri.

C'ero io che stavo provando delle pozioni complesse nelle stanze di Elania e lei accanto a me a spiegarmi dove sbagliassi e annuiva con un sorriso quando facevo le cose esatte.

Fynir a dieci anni e la scopa in mano a intimarmi di pulire il lato del mio appartamento. Io che la accompagnavo ad andare a trovare i suoi genitori non appena nato suo fratello e gli stavamo portando un sonaglio a forma di falco.

Tantissimi momenti che avevamo passato insieme, studiando e giocando, nascondendoci dagli adulti e ascoltando di malavoglia le loro ramanzine. La prima volta che avevamo osato sgattaiolare fuori dalla gilda di notte, la prima volta che Mend e Bail avevano bevuto fino a vomitare. Fynir che mi raccontava della sua prima volta stesa sul suo letto e il volto rosso di vergogna.

E poi ancora: la lince delle nevi che avevo fatto entrare di nascosto negli appartamenti. Il primo esame da cercavento accanto ai miei amici. Elania che ci aspettava al Cortile Superiore, orgogliosa dei nostri risultati. Fynir che mi suggeriva gli incantesimi migliori, Mend che mi prendeva in giro con Bail per tutte le mie pessime figure. Le risate alle taverne. Il mio primo bacio scambiato con un ragazzo con cui non parlavo più. Le lettere scritte a mia madre, a cui non ho mai ricevuto risposta. Le serate passate a pensare a mio padre. I giorni passati in punizione pelando verdure nelle cucine con Mend e Bail e, qualche volta, Fynir.

I nostri primi lavori da soli e quelle cene consumate in solitudine scrutando l'oscurità spaventati perché non c'era nessun mago adulto e ogni rumore preannunciava l'arrivo di un mostro.

Mi scorreva tutta la vita davanti e non c'era modo di fermarla. Vedevo trionfi e fallimenti in egual misura, punizioni esemplari e pochi elogi. Vedevo le mie mani rovinate e scorticate dalla fatica e dagli allenamenti, lacrime e sangue che avevo versato cercando essere adeguata come maga. L'eccitazione che percorreva la gilda quando andavamo all'Arena dei Maghi e quando venivano presentati i nuovi novizi e i nuovi maghi.

I giorni in cui ci radunavamo attorno ai nostri cacciatori e attorno ad Akkar e ci raccontavano le loro avventure descrivendo un mondo che conoscevamo appena. I ragazzi che saltavano sui tavoli, fingendo di combattere contro i mostri finendo sempre per fare qualche danno. Vyniana che compariva sempre nei momenti peggiori.

Chi sei tu?

Non sapevo cosa volesse sapere da me. La mia vita era tutta lì, condivisa con gli altri novizi. Non c'era niente altro in me. Quello era il mio mondo. Un mondo che amavo e che avrei fatto di tutto per proteggere. Per conservare lo sbuffare irato di Fynir, per ridere al ghigno soddisfatto di Mend, per sentire cantare Bail e gli altri ragazzi in una taverna e vederli alzare i boccali festeggiando un successo della gilda. Avrei combattuto fino all'ultimo respiro per proteggere questi momenti.

Chi sei tu?

Una ragazza che ha scoperto un mondo che le avevano sempre taciuto e si è coperta gli occhi facendo finta di non vedere. Ho finto che andasse tutto bene finché non mi hanno strappato via le mani.

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