Ricordi

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Nella  notte all'interno di quella stanza lui la guardava come la prima sera, l'osservava notando che le ferite si stavano rimarginando,le avevano tolto il collare qualche giorno fa,la macchina che segnava i battiti cardiaci era stata tolta,si stava riprendendo piano piano, non riusciva ancora a parlare bene, gesticolava,apriva gli occhi, ma tutto quello che desiderava Federico erano tentativi vani. Quando rientrava o usciva dalla stanza le baciava sempre il viso o le labbra o la guancia in modo da sentirla sua sempre e da credere di poterla toccare.

Quella sera fu diverso.In quella stanza c'erano loro tre, lui, lei e la poltrona marrone che scricchiolava ad ogni giro.

Leggeva un libro, proprio per passare il tempo,non negando  il fatto che ad ogni pagina voltata  o rumore sperava di poterla svegliare e parlarci come un tempo.

Aveva necessità di sapere che quel brutto periodo sarebbe passato, finirà da un momento all'altro, che smetterà di drogarsi e prendere quelle pasticche che lo fanno dormire la notte, smetterà anche di sentirsi male,gli attacchi di panico avranno fine, aveva bisogno di sentire la sua presenza viva dentro di lui e credere di riuscirla a toccare come un tempo.
Come mesi fa, prima di addormentarsi sentire il suo fiato sul collo, il suo letto esplodere e far finta di niente,il profumo candido della sua pelle che sapeva di acqua marina e more. Spostare quei capelli ingombri sul suo viso che le davano fastidio, appiccicarsi sulla guancia.
L'unica certezza era che l'avrebbe aspettata, aspettata sempre.

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