Nina2

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Sono due giorni interi che non riesco a pensare ad altro. Da quando mi hanno annunciato l'arrivo di Leonardo l'immagine del suo viso si è fissata nella mente.

E più mi sforzo di pensare ad altro più il pensiero si morde la coda e torna al principio.

Ho avuto diverse relazioni dopo la rottura con lui, ma non c'è stato nessuno in grado di raggiungere e annebbiare il suo ricordo.

Mi avrà pensata?
Mi ricorderà ancora?
Ed io? Io sarò pronta a rivederlo?

E adesso, tutto ciò che prima aveva un senso, assume un'importanza irrisoria.

E no. Ora no.
Ora sono grande.
Ora. Adesso. So che non dovrai più far parte della mia vita.
Tu, la mia vita non la meriti.
Tu non meriti di far parte dei miei pensieri.
Tu non ti meriti i miei sorrisi quando ripenso al modo in cui mi accarezzavi.
No. No. Tu non ti meriti di essere sognato e immaginato e ricordato. Non meriti di essere nostalgia.
Non meriti di apparire nei volti degli uomini con la quale consumavo le lenzuola.
Piuttosto muoio ogni giorno dentro finché, se riuscirò, sarò in grado di riunire i cocci della mia persona e percorrere la mia vita senza avere la tua ombra alle spalle.

Ho catalogato centinai di edizioni in ordine alfabetico. Sistemati in degli scatoloni ed ora che il perimeteo è completamente vuoto posso iniziare con il tinteggiare le pareti, comprare l'arredamento e sistemare le licenze burocratiche.

Nella vita sono un illustratrice di libri per l'infanzia e ciò mi ha permesso di ricorrere a contratti lavorativi con case editrici senza essere ufficialmente in sede. Lavoro da casa, in qualunque posto esso sia, e le soddisfazioni sono state davvero molteplici. Laureata in accademia d'arte mi sono specializzata per ciò che oggi mi ha permesso di girare il mondo e farmi conoscere.

Non ho intenzione di lasciare, anche perché amo terribilmente il mio lavoro, ma per quest'anno almeno ho deciso di dedicarmi fermamente ai libri di mio nonno.

Con le mani giunte dietro la schiena ed il naso rivolto verso l'ampio negozio provo ad immaginare il colore che possa tirar fuori il meglio.

Una parete rimarrà immacolata con i mattoncini rossi a vista, il resto verrà tonalizzato con un color nocciola. Afferro la borsa e mi controllo allo specchio per verificare che sia tutto in ordine prima di dirigermi in centro.

Ho parcheggiato l'auto in garage con la convinzione di non usarla per il maggior tempo possibile. Voglio viverla Torino. Camminare tra le sue strade, ammirarla. Annusarla. Ripercorrere le vie della mia gioventù. Leggere un buon libro in riva al Po. Bere dalle fontane con la testa del toro dalla quale sgorga acqua. Disegnare anime fiabesche, personaggi inventati, caricature sulle panchine del parco Valentino. Voglio ripossedere l'anima torinese.

Siamo in due ad attendere il tram alla fermata. All'ora di pranzo le strade si ammutoliscono lievemente ed in alcune zone poco trafficate si odono solo gli ultimi canti degli uccelli prima dell'inverno.

《Ciao mamma》rispondo al cellulare che detesto usare 《Ciao amore mio, come stai?》 Mia madre, Ofelia, è una donna esemplare, il mio unico esempio nella vita

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《Ciao mamma》rispondo al cellulare che detesto usare
《Ciao amore mio, come stai?》
Mia madre, Ofelia, è una donna esemplare, il mio unico esempio nella vita. Vive con il suo attuale compagno in Toscana dov'è riuscita a continuare il suo lavoro in cattedra: è una docente in letteratura.

Sempre presente mi ha in primis trasmesso l'amore per la lettura, ereditata a sua volta dal padre che scelse il suo nome dalla tragedia di Amleto.
Umile, saggia, corretta e soprattutto onesta.
Forte e coraggiosa non si è abbassata dinnanzi a nulla nella vita, e fu molto fortunata ad incontrare al suo tempo mio padre Tommaso, quando, da giovane universitaria si manteva gli studi lavorando in una caffetteria. Tanti sacrifici pur di non gravare sulle finanze della famiglia.

《Bene mamma. Molto bene, tu?》《tesoro, se stai bene tu sto bene anche io》 sento nella voce la vibrazione di un sorriso genuino
《i lavori procedono alla grande. Sto andando a comprare il materiale per tinteggiare i muri. Quando verrai a trovarmi?》
《Se riusciamo fra due settimane saremo a Torino, sai Fabio è stato fuori per lavoro e adesso... 》
《mamma, mamma, aspetta, ti richiamo io...》, l'azione di chiudere la chiamata avviene senza nemmeno rendermene conto troppo presa a fissare scioccata la panchina immobile sulla piazza. Quella stessa panchina che come dieci anni fa, anche adesso accoglie il corpo statuario di lui.

Lentamente, a rallentatore gli passiamo a fianco e lo contemplo chiuso nella sua giacca in pelle serrata fin sotto il collo. Brucio con gli occhi le sue mani strette fra di esse, le gambe accacallate, ingorda osservo dei ciuffi castani mossi dal vento.

Schietto solleva il capo.
Attimi.
Singhiozzi.
Occhi negli occhi.
Amore mio.
Mi viene da piangere.
Leo. Eccoti Leo.
Più bello.
Più uomo.
Sbarra gli occhi.
Impressionato, non ci crede nemmeno lui.
Riesco ancora a sentire i lunghi respiri silenziosi che ti innalzano la cassa toracica e mi solleticavano la guancia.
Il gusto della tua saliva mischiata al sapore di ribellione, sesso e fumo.

Ma vedo anche che sei stronzo. Tanto.
E con un delicato movimento distolgo l'interesse concentrandomi nella parte opposta.

Quel mezzo sorriso trionfante che mi nasce sulle labbra e si gusta il dolce sapore della soddisfazione, ma che piano, lentamente svanisce perché la realtà di aver appena rivisti Leonardo mi si scaglia addosso soffiandomi brividi lungo la pelle.
Troppo tesa nella stessa posizione di prima mi abbandono sul posto a sedere rilassando i muscoli e serrando fra il pollice e l'indice la base del naso riprendendo controllo sulla respirazione

Ed eccolo il macigno di lacrime pizzicarmi la gola e pesarmi sul petto.

Non dovevo vederlo. Non volevo vederlo. Doveva passare tutta quest'ansia che provavo ogni volta ed invece cazzo, anche a distanza di anni riesce a gestire ed articolare ogni mia emozione.

Quella ormai lontana sensazione di formicolio agli arti che ti farebbe commettere la sciocca azione di urlargli che lo ami come mai nel tempo che è passato, che bloccheresti la corsa aprendo per le maniglie di emergenza e correresti senza fiato nel posto più paradisiaco dell'universo.

Ma il tempo è scaduto. Il dolore straziante dei primi anni si ripresenta nella bolla di euforia del momento e ti ricorda nitidamente il buoi pesto della sua assenza.

Adesso è davvero un addio amore mio

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e il mio modo di scrittura vi piaccia.

Stelline se fosse così.
F.

Nina Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora