Nina9

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《Eccolo là》indica il nonno Alfonso, così si chiama. Visse molti anni negli Stati Uniti d'America, per questo motivo gli venne affibbiato l'americano, che, alla nostra vista, ci viene incontro aprendo le braccia. A me si forma un piccolo nodo allo stomaco, a lui invece, gli luccicano gli occhi.

《Hai visto Americano? Te l'ho portata》mi presenta Leo, sciogliendosi dal nostro abbraccio 《ciao Nonno》
《Ciao Ninetta》mi stringe forte tra le sue braccia, accarezzandomi la schiena poco scoperta

《Fatti vedere piciridda》marca in dialetto siciliano, bloccandomi il viso all'altezza del suo 《avete realizzato il sogno di questo povero vecchio》

Che tenerezza.

Ha la voce rauca, rotta dall'emozione. Leo non da soddisfazioni, ma so che vorrebbe dire qualcosa di carino

《Come stai?》gli chiedo sistemandogli, più per imbarazzo, il nodo della cravatta

《Divinamente》sorride strizzandomi poi, la guancia.

《Venite, venite adesso, che vi presento gli altri miei cumpari

Poche volte nella mia vita mi sono divertita così tanto.
Non ho esitato nel lasciarmi andare. Ho accolto gli inviti galanti, compresi di Leonardo, con il quale, faccia a faccia, abbiamo danzato in sala, diverse melodie. Mi ha seguita in ogni mio movimento ed abbiamo brindato in un fututo migliore.

Ma poi, troppo distratto a parlare al telefono, che ho continuato in compagnia dei signori in pista.
L'americano non si è smentito nemmeno dopo tutti questi anni. Custodita vicino a lui, che mi ha guardata per tutta la sera con una strana luce negli occhi, ed in vigoroso silenzio, mi ha raccomandata come la figura perfetta per suo nipote.

《Nina, per me sei come una nipote》dice 《ma ho un peso qua, e ormai, vecchio come sono, ho bisogno di farmi aiutare da qualcuno》.
Il sorriso svanisce immediatamente, si indica lo stomaco, e l'ansia con le complesse paure mi sbiancano il viso allarmandomi 《dimmi nonno, dimmi tutto》lo rassicuro stringendogli la spalla 《Leo sta combinando qualche cosa, ne sono certo. Ma è piu complicato di quanto pensassi》scuote e abbassa ripetutamente la testa, e la rabbia mi si accumula sulle mani che stringono il tessuto del vestito in un pugno ermetico. 《Di che tipo?》chiedo col tono di voce piatto.
Ecco.
Ci siamo.
Inizio a distaccarmi dal dolore dimostrando disinteresse. Nella realtà dei fatti ho l'anima dilaniata, gli organi contratti, la mente tesa, un proiettile fisso al centro del cervello.

《Credo voglia fare qualche minchiata, quannu è accussì...》continua indicandolo con un cenno della testa 《... pieno di pensieri. Nina non posso reggere un altro dolore simile》, gli occhi mi si riempiono di lacrime nello stesso momento in cui, preso dalla conversazione, Leonardo sparisce visibilmente dalla nostra traiettoria, lungo il corridoio.

Mi ripulisco con il dorso della mano e afferro la sua invitandolo a guardarmi 《farò qualunque cosa nonno. Hai la mia parola, ma ho bisogno di sapere altro. Non mi dirà nulla nemmeno sotto tortura. Preferisce che rimaniamo estranei a determinate vicende》quando i suoi occhi si soffermano in un punto della stanza e sforza un sorriso tirato e poco disinvolto, comprendo che il mio fidanzato è di ritorno.

Come un fulmine al ciel sereno, mi si scaglia addosso la cruda realtà alla quale non avevo mai permesso di apparire. So troppo poco su Leo. Sono a conoscenza di troppi pochi dettagli e sfumature. Siamo rimasti aggrappati al nostro passato assieme. Ma da parte sua c'è poca volontà di aprirsi.
Come se volesse lasciarmi all'oscuro. Come se preferisse proteggermi. E purtroppo, l'americano ha ragione.

Inizio ad analizzare ogni dettaglio. Continua ad essere distante sera, solitario a tratti, schivo per altri. Poco presente. Durante il taglio della torta, durante i balli di gruppo. Se ne sta poco più in là, vicino al bancone degli alcolici. Fuma, fuma come un pazzo. Solleva di tanto in tanto la testa dal telefono, mi fissa e riprende a conversare.

È teso.
Nervoso.
Un cambiamento repentino avvenuto durante le ore.

《Sarà meglio andare》dice serio ad un tratto aiutandomi ad infilare la giacca

《Mi ha fatto davvero molto piacere rivederti nonno, lo sai》annuncio chinandomi leggermente 《anche a me niputina. Mi raccumannu, quannu vuoi chiamami》《volentieri》concludo. I nostri sguardi sigillano in silenzio il nostro patto, e proseguo poi, con il salutare il resto del gruppo.

《Adesso dimmi che cos'hai》arresto la camminata richiamandolo per il braccio una volta varcata l'uscita

《Niente Nina, che ci deve essere?》risponde scocciato
《sei stato tutta la sera per fatti tuoi》《ma non è vero》minimizza, sbuffando lievemente.

Ho già gli occhi pieni di lacrime, e detesto apparire la solita frignona.

《Smettila di dire cazzate. Dimmi semplicemente che non ti va di parlarne ma non farmi sembrare una paranoica》lo scanso nervosamente per riprendere a camminare nella parte opposta

《Nina, smettila cazzo》
non gli rispondo nemmeno. Continuo spedita proseguendo lungo il marciapiede, ma sento il ritmo dei suoi passi alle mie spalle. Io non rallento, lui nemmeno

《Ho già tanti cazzi per la testa, non ti ci mettere pure tu》

《Vaffanculo》urlo adirata 《torna pure dai tuoi problemi. Riesco a badare da sola a me stessa》

Ecco come tutto ciò che di bello c'era questa sera si affievolisce lentamente, lasciando il posto alla collera e alla delusione.

Sapessi che cazzo ho io nella testa.
Non mi abbandona un attimo, da giorni ormai.
E vorrei poterti urlare quanto miserabile sia stato il mio tradimento. Quanto questo segreto mi stia squarciando le ossa. Quanto ogni volta che incrocio l'eterno dei tuoi occhi, scorgo la sagoma riflessa di me stessa e mi sento morire.
Ogni volta.
In ogni respiro.

Mi costringe a fermarmi.
Lo fisso inquisitrice incrociando le braccia intorno al cappotto

《non mi va di discutere》, riprende fiato 《nessuno voleva farlo. Ti ho fatto una semplice domanda, ma tu, come al solito, devi sempre accantonarmi. Sono sempre la seconda, in tutte le tue cazzo di decisioni, ma non funziona più così. Non sono un fottuto trofeo da portare a spasso》
《Ecco, ci risiamo. Le tue solite conclusioni infantili. Se ti sta bene è così che sono Nina, da sempre》, e questo suo disinteresse mi uccide, ferendomi terribilmente.

Contrariata, anche imbambolata e delusa ma completamente persa, innamorata e sedotta.

Mi fa male, ma gli sto sempre dietro, gli pendo dalle labbra, faccio la forte ma sono una rammollita. Mi ferisce, lo perdono.

Chiamo un taxi contro il suo volere.
Mi barrico nel mio silenzio, guardo da tutt'altra parte e attendo

《Nina, smettila santo Dio》continua stufo cercando i miei occhi
《Scusami va bene? Scusami》urla《ho dei problemi di cui tu, non ti devi preoccupare》, mi ostacola il passaggio, con la convinzione che questa spiegazione basti a far tacere i pensieri nella mia testa 《sei l'unico ad avere una forza impressionante per la mia psiche. Mi ferisci senza eguali ed ancora non ho imparato a gestire queste emozioni》, incamero aria.

Non vorrei cedere proprio ora, ma le parole dell'Americano mi ritornano alla mente, e fortuna o sfortuna, ho bisogno di un terreno sereno per scoprire ciò che nasconde.

Siamo divisi dal niente.

I corpi tremano.

I nasi si solleticano.

Mi bacia. Occhi vaganti in cerca di qualcosa.
Sapore di menta. Gusto di vino. Odore virile. Barba pungente.

Voglio vivere in te amore.
Dio quanto ti amo, io.

Meschini.

Meschina.

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