Epilogo

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"Bambini a tavola" urli a pieni polmoni per farti sentire al di sopra delle note alla radio, io sono comodamente stravaccato sull'amaca consunta appesa ai due alberi del giardino.
Ti vedo trafficare in cucina dalla piccola vetrata che da sul lavabo "amore" mi richiami con voce dolce "vai a vedere cosa stanno facendo? io devo scolare la pasta"

Dio quanto sei bella amore mio, ogni giorno che passa diventi più bella di quanto non lo sei già. Sempre scalza, sempre solare, sempre la rossa piena di lentiggini, ondeggio ancora un paio di volte con il braccio a sorreggermi la testa e le gambe accavallate. Sin da piccolo ho l'abitudine di mettere lo stelo di una margherita tra le labbra lasciandolo roteare tra le dita, i petali si aprono in un cerchio o una girandola, semplice ma perfetta.

Appena il tuo sguardo di riprovero mi fulmina mi sollevo immediatamente e mi affretto a raggiungere il piano di sopra. I miei passi sul parquet scricchiolano ma riesco ad origliare al di là della porta semi aperta
"papà è il mio re"
"io sono un guerriero invece"
La voce di Isabel è pura favola, davvero, potrei addormentarmi al suono soave e delicato che accarezza i timpani. Il suo viso allo specchio la immortala mentre si pettina la folta chioma;  Noa dal canto suo  salta da un letto all'altro con la spada in legno che gli ho costruito. Da un mese esatto ha compiuto sette anni mentre la piccola ne farà cinque la vigilia di Natale. Apro piano la porta ed entro nella loro camera "hei, è pronto a tavola" "arrivo papà" la principessa di casa si sparge un finto profumo sul collo e corre tra le mie braccia, Noa invece si fionda velocemente giù.

Prima di scendere i grandini, con Isabel ancorata al mio fianco, fisso le cornici di legno sul muro, in ognuna le immagini del nostro matrimonio. Te lo chiesi così, di punto in bianco, mentre facevamo la prima grande spesa della nostra nuova casa; la casa che negli anni avevo acquistato e che con determinazione e tempo ero riuscito a migliorare come più ci piaceva. Non rimanesti molto stupita ed io non mi misi in ginocchio, stavi cercando il sale - non potrò mai dimenticarlo - "sposami Nina" mi guardasti inebetita poi lanciasti la confezione nel carrello e commossa tra le mie braccia sussurrasti quel che poi hai ripetuto sei mesi dopo davanti al prete e ad una sessantina di invitati.

Un accenno di sorriso nasce sul mio viso appoggiato alla testa della piccola
"papà, io dov'ero? "
"nel pancino della mamma amore. Quel giorno mentre ballavamo tuo fratello ci divise e strinse forte il ventre dove appunto c'eri tu"
"che belli che eravate"
"quel giorno era magnifica, sai che il vestito era quello della tua nonna Ofelia?"
"davvero?"
"già" le do un piccolo buffetto sul nasino minuzioso e lascio che mi stringa forte le braccia intorno al collo.

Una volta sistemati i bambini a tavola mi avvicino alle tue spalle mentre sei intenta a condire l'insalata e ti stringo il ventre "come sta Angelica?"

"ohh amore oggi mi ha puntato un piedino qua e mi sta rendendo tutto più comolicato" dici imbronciata "e poi non mi sta più niente e mi sento enorme" piagniucoli

Ormoni
ormai li riconosco benissimo e ho imparato a prenderti nel verso giusto.

"sei meravigliosa amore" constato indulgente
"non è vero"
"sì, sei di una bellezza divina e poi..." ti sussurro un pensiero poco casto all' orecchio e, imbarazzata, sorridi per poi guardare di sottecchi i nostri figli

"hei voi due smettetela di litigare" ti stacchi rapidamente da me e raggiungi la sedia

"ma mamma mi chiama carota" alza la voce Isa "dai Noa smettila di dire così a tua sorella, ha i miei stessi capelli"
"ed io mi sono innamorato proprio di quelli sai?" gli scrollo il capo, mi siedo al mio posto e ti porgo i piatti, Noa sbuffa e abbassa lo sguardo
"sono come la mamma? " afferma allusiva
"sì" continuo strizzando l'occhio
"allora da grande sposerai anche me?" "certo amore di papà"

Nina Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora