Nina21

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Soffio verso la fronte imperlata di sudore scostando i ciuffi appiccicati. Il torpore si sta facendo largo iniziando dalle braccia che da questa mattina non fanno altro che sostenere scatole di ricordi ammassati.

Il caldo è cocente e quando un misero spiffero di aria riesce ad intrufolarsi me ne beo entusiasta

L'abito si è incollato al corpo e priva di scarpe mi rifugio nel inconscia volontà di sentire un po' di fresco provenire dal pavimento di marmo

Mi accascio sulla sedia a dondolo in giardino che cigola sotto il mio peso e tracanno avida il succo al pompelmo dalla confezione. Le piante dei piedi ingrigite penzolano su e giù e slancio la testa all'indietro sull'imbottitura del cuscino

Il cielo è più azzurro e chiaro del solito. Il silenzio gratifica il rumore della pineta a pochi metri da qua. La pompa gorgoglia ancora qualche misero reflusso di acqua che si espande sul pavimento in pietra fino a solleticarmi la pelle

E di tanto in tanto sento il cinguettio delle rondinelle che hanno il nido proprio sotto il portico della mia nuova casa

《Siamo arrivati》annuncia mia madre spalancando il cancelletto che divide la mia proprietà. Mi alzo tranquilla e gli vado incontro 《ciao》sorrido a lei e al mio bambino che si gira nella direzione al suono della mia voce, gli accarezzo la testa liscia e, dopo aver stampato un bacio ad entrambi, lo stringo tra le mie braccia fissandolo negli occhi

《Come procede con la casa tesoro?》《bene mamma, oggi fa troppo caldo però, mi ero appena seduta in giardino, vieni》

《Ciao amore della mamma》con un piccolo buffetto sul naso catturo l'attenzione del principino di casa. Così lo chiamiamo ormai. Gli piace il solletico, le canzoncine, il rumore delle macchine, e il contatto con me 《dove siete stati voi?》《a fare una bella passeggiata con la nonna, vero amore? Ma tra poco il principino deve mangiare e siamo rientrati》spiega《già, hai fame amore mio?》gli sbacciucchio le paffute guanciotte che profumano di felicità. Non riesco a farne a meno, non riesco a non assaporarne avida, a toccarlo, stringerlo, amarlo, ad amarlo incondizionatamente.

E come volevasi dimostrare inizia a lamentarsi isterico quindi mi metto comoda e gli porgo il nettare della vita. Lo nutro di me e suo padre.

《Mamma se hai sete prendi pure in cucina》《tranquilla, non riesco nemmeno a fermarmi molto》costata osservando l'orologio al polso《domani iniziamo con la maturità 》《ah già, è vero. Mamma mia come passa in fretta il tempo》

E Noa Andrea mi guarda, un istante i suoi occhi sono nei miei, la sua manina appoggiata sul seno, la sunziona calma e lenta. Mi guarda Leo. È Leonardo. Ho desiderato ardentemente che nostro figlio gli somigliasse, la vita me lo doveva, perché non avrei meritato il dispiacere di vivere senza vedere quella bellezza tutti i giorni.

Identico.
Fotocopia.
Le pupille pulite ed immacolate. Prive di vissuto. Zeppe di ingenuità, di inizi.

Mia madre ci scatta foto in continuazione, dice che i momenti come questi vanno rivisti un giorno, seduti sul divano, a sorridere nostalgici

Così come scattò la mia prima foto da mamma. La nostra prima insieme. Più grande dei palmi delle mie mani davanti al mio viso mentre baciavo Noa sulla fronte, provata per le lunghe ore in ospedale, tra dolore e spinte, più di tutto si legge il rammarico di non essere riuscita a fargli sentire le braccia forti nel sostenerlo e il suono dolce della voce del padre. Io preferisco vivere il momento piuttosto che distrarmi nello scattare, ma gliene sono grata perché quelle immagini possano un giorno essere nel bagaglio di mio figlio.

Dondolo i nostri corpi stretti mentre Ofelia ci guarda dalla sedia di fronte. Le sorrido riconoscente, le devo la vita. Il sostegno che mi ha dato in questi mesi non ha prezzo. Mi ha accolta tra le sue braccia, nella sua casa senza giudicarmi, senza esitazione. Ha amato suo nipote senza il minimo risentimento per le mie scelte.

Piano piano abbassa le palpebre ed il sonno lo abbraccia sconfinandolo nel regno dei sogni. Ogni tanto sorride e allora mi chiedo chissà cosa vedi o chissà cosa pensi. È sereno, gioioso, curioso e attento in ogni momento della giornata. Ho iniziato un'altra vita, ho creduto di non potercela fare ma quando me lo hanno poggiato sul petto, quando mi ha guardata per la prima volta, beh, ho capito che da quel momento avrei provato l'unico amore destinato a crescere fino alla fine dei miei giorni e oltre.

Prima che mia madre vada via le chiedo di portarmi il diario che sto leggendo. Lei non sa di cosa si tratta o forse vuole farmi credere così per non violare la mia privacy.

Con un braccio stringo Noa sul petto, con l'altra mano sfoglio fino alla pagina letta ieri sera prima di andare a dormire

Ero a Torino per l'americano. Avevo chiesto ad Elvira di cercare in tutti i modi di non farmi incontrare Leonardo. E ci eravamo riuscite, ma, quando due persone sono legate, legate in quella maniera, forte, indissolubile, basta essere nello stesso raggio che sai, il tuo sesto senso lo sente. Presi il taxi ma sapevo che Leo era nei paraggi. Provai in tutti i modi a scacciare il desiderio di vederlo. Mi nascosi dietro la scelta di Beatrice. Alle menzogne. O alla cruda realtà delle sue decisioni. Non ci riuscì. Dopo tutti quei mesi la sua assenza si fece sentire, la rabbia si placò, il rancore pure. Passai ore a chiedere aiuto alla mia dignità. Mi ricordai i giorni trascorsi a piangermi dentro. Sì, dentro. Tu sei in mezzo al mondo, ti guardano, piangi ma non lo vedono perchè le lacrime scendono giù, attraversano la gola per precipitarti nel cuore. Quelle concrete le avevo finito, occhi aridi, secchi.

E ne avevo soffocate nel cuscino e nutrito con il cordone la mia prole. Erano amare e marce le giornate. Non riuscivo a credere di aver fatto quella fine. Di essermi meritata un'amica come quella e un uomo come Leonardo.

Ma imboccai il vicolo nominato senza ritorno. Attesi, pensai fossi fuori di testa, mi convinsi di essere egoista e che fossi lì per il mio piacere, per godere tra le coperte di un uomo che mi sapeva lodare, ma quando ami, ami con ogni particella del tuo corpo e se per molti è incomprensibile per pochi è da pazzi, illusi, io sono per i pochi. Quelli che agiscono, quelli che non hanno paura di amare se sanno che potrebbero soffrire. Che i sentimenti se li spalmano sulla pelle. Che li vogliono sentire. Tutti. Affilati. Che non si risparmiano, mai.

Continua... 😉

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