Leonardo9

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Distolgo lo sguardo rivolgendolo nuovamente in sala, e lei, mio malgrado, non c'è più.
《Leo, per quanto riguarda Nina, so che sto per dirti qualcosa che non ti farà piacere ma...》 deglutisce 《prova a lasciarla andare, insomma, la nostra vita, il nostro mondo. Lasciala stare.》elude sull'argomento. Mi sorprendono queste parole dette da lui, che come pochi sa ciò ci lega e mi fanno male perché in cuor mio so che ha ragione. E che non riesco, vorrei avere anche solo una possibilità, una motivazione per scollarmi di dosso il suo pensiero, e quel Gaspard lì non basta. Non posso.

《Non ora Matti. Non è ancora il momento》esco fuori riversandomi nella mischia e scansando i corpi che intralciano il mio cammino. Scatto da una parte all'altra, ma di lei, nemmeno l'ombra.
Torno nella nostra sala riservata e domando ad Eleonora, che scocciata, mi informa essersene andata via insieme al belloccio.

Inconsciamente stringo i pugni lungo i fianchi. Immaginarvi da soli. Che vi stringete, vi toccate, vi parlate, non fa altro che pompare la rabbia che soffoco nel petto.

Recupero Sharon, quasi addormentata e decido di riportarla a casa sua.

Trascino il mio corpo sudato e male odorante di fumo e d'alcool fin dentro.
Poso tutto sul tavolino all'entrata e lentamente mi spoglio.

Il silenzio può fare rumore? A me da fastidio, non lo sopporto, mi slega di tutto liberando le mie fragilità. Richiudo il frigo poco garbatamente, procurando il tintinnio dei barattoli di sott'olio dimenticati da tempo.

Accendo lo stereo, e libero le dita dagli anelli che le impreziosiscono. Mi spoglierei anche dei tatuaggi che mi ricordano costantemente la mia vita. Vorrei togliermi tutto. Anche il cuore. Anche il cervello. Anche il bisogno.

Le gambe divaricate, i gomiti sostenuti sulle ginocchia e le smorfie in viso per il wisky forte che incendia il percorso fino a riversarsi nello stomaco.

Non guardo se sei rientrata questa notte, avrai preferito stare con lui.

Ed io, ho un sentimento che si sta aprendo piano il varco, che arriva, denso e forte. So cos'è, ma non voglio provarlo, voglio che ritorni da dov'è venuto, che si dimentichi di me.
Angoscia, vai via.
Mi fai male.
Mi fai ricordare. Vibrare gli organi.

Ed ecco che suonano al citofono. Più volte, con poco tempo di pausa, e di nuovo, prolungato

《Nina sei tu?》
Sopriri.
Ancora.
Ti sento.
《Aprimi》melodia pura. Unica.
Sento i tacchi percorrere le scale, iniziano lievi, poi sempre più udibili, poi appari.

Abbracciami amore. Sono nato per te. Per questo amore. Per il dolore. Il dispiacere. La vergogna. La punizione.
Non esistiamo io senza te.

Riprendi fiato, e tutto quello che ci sarebbe da dire, da urlare, da dimostrare, lo stiamo facendo. In questo momento. In questo sguardo. In queste scale. Quella convinzione, sempre più consistente che per te, io, provo un amore mostruoso. Per te, io, lo sai.

《Ti amo》parlo piano, nemmeno il tempo di capire che chiudi gli occhi, assimili senza fiatare, e poi riaperti sono lucidi. Pieni. Vivi.

Lenta finisci la rampa. Stordita e ubriaca dalla mia presenza. E sono un folle perché credo che non sia giusto amare qualcuno più di quanto si possa amare se stessi.

E quell' abbraccio che in segreto ho reclamato, arriva stretto e affannoso. Ti scarichi, ti liberi, sai che non sei più sola.

E quando la mia lingua si scontra con la tua, il nettare delizioso si unisce con il tuo, e la carnalità ci zittisce. Il silenzio che volevo cacciare mi pare sia il suono migliore, perché vorrei spegnere la musica e sentire solo i nostri fiati, il suono delle nostre bocche ermeticamente chiuse tra loro.

Nina Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora