Leonardo21

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Finisco il caffè e riposiziono la tazzina sul piattino. Avrei dovuto chiederlo doppio per permettere ai miei occhi di rimanere aperti.

"com'è stato?" "surreale" "davvero?" "una roba spettacolare Gaspard" "e adesso che intenzioni hai?" "vado a toccare con mano ciò che mi appartiene, ma andrò da solo per il momento. Un passo per volta. Ho già paura della loro reazione" "certo, io mi riposerò" si sistema le mani dietro la nuca "vado a prepararmi"

Gaspard mi ha prestato i suoi abiti migliori, quelli per le occasioni importanti. Ha fatto tutto da solo senza che gli chiedessi nulla.

Un ultimo sguardo fugace allo specchio che mi riprende per intero, la mano sul petto per tenere a bada i battiti del cuore accellerati

"Vado" gli dico sporgendomi appena dal muro "in bocca a lupo Leo" rimane ad occhi chiusi e con un sorriso sgembo tira su la palpebra di un occhio per assicurarsi che l'abbia sentito "crepi" faccio per andare ma a poca distanza ci ripenso e torno indietro "grazie di tutto" solleva le spalle "vai adesso"asserisce convinto

Con un cenno saluto l'uomo della reception, infilo le mani in tasca e mi incammino ripercorrendo mentalmente il percorso di ieri sera.

Ad ogni passo l'agitazione prepotente mi fascia le gambe ma continuo spedito a tagliare l'aria mentre il sole cocente tinge la mia pelle e riscalda il sangue.

Non ho mai provato nulla del genere. Non posso credere di riuscire a resistere a tutte le sensazioni che padroneggiano dentro di me. Che si spalleggiano esuberanti per avere la meglio.

Giunto a destinazione mi reggo sul muro del palazzo che si riflette davanti al suo. Al riparo dalla quantità di persone che mi passano affianco senza troppa cura, qualcuno mi viene persino addosso; troppo presi a seguire i ritmi della vita, la frenesia che per scelta personale non ho mai avvalorato nella mia quotidianeità

Alzo il naso e fisso le finestre, sorrido nel ripensare alle similitudini che abbiamo lasciato a Torino, a quando mi accorsi che viveva proprio sotto casa mia e alla gioia che provai nel rivederla

Faccio qualche passo indietro quando noto il corpo di Mattia sporgersi dalla balaustra intento a fumare una sigaretta, la ringhiera fitta di fiori di gelsomino, il preferito di Nina. Mando giù il groppo e lo osservo, non ho il coraggio cazzo. Basterebbe un passo alla luce e tutto si risolverebbe ma non riesco a muovermi dall'ombra tetra che mi protegge.

L'angolazione del sole cambia, di ora in ora.
In silenzio costante, logico, attento, ririflessivo resto a fissare un punto morto.

E quella gente cammina, non si ferma, incessantemente affolla le strade, di corsa, veloce e lenta, di chiacchiere e rumore, fino a quando si apre un portone e la leggerezza di una farfalla sbuca e tutto tace.

Leggera. Come i capelli rossi sciolti al vento

Leggera quasi potesse evaporare come una nuvola

Guarda da una parte all'altra, a destra e a sinistra poi, con il viso quasi nascosto, si avvicina ai bidoni dell' immondizia dietro l'angolo.

Incantato
Ammaliato.
Il tessuto bianco si gonfia ogni volta che il vento l'avvolge delicato.
Si fa tutto così lento e ritmico. A scatti.

La guardo sbalordino e gli occhi mi si colmano di lacrime perchè Nina è qua, là, ma comunque qua, e allora il piede non si sposta indietro ma va avanti e qualcosa mi tira verso Bubi

Uno
Due
Tre
Cinque

In mezzo alla strada, vicino al cuore

Quasi sta per scappare in casa eppure, un richiamo silenzioso, vibrante, la fa bloccare.

Nina Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora