Leonardo 16

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Vi avviso che questo capitolo sarà particolarmente lungo, ma volevo che lo leggeste tutto d'un fiato cosìcche le emozioni e l'atmosfera, se ci riuscissi, vi arrivassero dirette dentro.
Vi aspetto sotto.

Mi piace da morire. È sempre la stessa ma è come se riuscisse a rallentare il tempo. Non mi stancherei mai di guardarla. Incontrollato, le accarezzo il margine poco accentuato del viso, bagnandolo.

È una donna a tutti gli effetti eppure nei suoi occhi ha mantenuto nel tempo la stessa fanciullezza e malinconia, la gentilezza e la spensieratezza. Privo dello sdegno che mi merito. Privo di rancore o rabbia.
Ma ricchi di mal d'amore.

Cazzo per quello non ci sono cure, medicine o terapie

Vorrei baciarla forte, lasciarle i miei segni addosso. Vorrei inumidirle le labbra con le mie ma mi limito a stringerle le braccia intorno al collo unendomi in lei.

L'abbraccio e basta.

Il posto sicuro. Il sapore di casa.

Tentenna un attimo ferma impalata. Rigida. E poi, con un lungo sospiro, incastra la testa sotto la mia, e quelle piccole dite curate si impressano sulla mia schiena.

Il tempo scorre fra i capelli sotto il naso. Ho smesso di ragionare e di pensare e dare ascolto a tutte quelle voci che da tempo mi occupano la mente. Per una volta rimane in silenzio. Senza nessun tipo di remore le bacio la mano. Salgo, salgo su senza fretta, vicino al suo petto ansante, alle parole mancate. Diramo la saliva in tanti piccoli punti ravvicinati

Schiude il bocciolo perchè non ce la fa più. Esamina i miei gesti e attende. Attende fino a quando sono al suo stesso livello, e, incontrollata mi si scaglia violenta addosso. Io parto senza più ritorno. Come quando eravamo ragazzi in preda agli ormoni incontrollati.

I nostri corpi aggrovigliati salgono fino al mio appartamento. Non smettiamo, nemmeno per respirare, perchè non so se questo sia un miracolo o solo il frutto della mia immaginazione. La bacio sicuro, sulla soglia della porta. Sicuro fin dentro la cucina, sicuro fino al tavolo

《Mi manchi》, non dice una parola, si sposta e lentamente sfila il cappotto dalle braccia ammucchiandolo ai suoi piedi, le vado incontro sbottonandole asola dopo asola il vestito ma la lascio continuare al mio posto, ritorno al margine del tavolo e non mi perdo nemmeno attimo, persino sbattere le palpebre mi sembra inutile 《sei ancora più bella Nina》l'abito le cade, anch'esso nel mucchio.

Bustino in pizzo. Giarrettiera coordinata. Le mutandine bianche non ci sono più. Non ci sono mai state. Non è più una bambina ormai, lo so.
A tratti sicura, in altri intimorita, scioglie i capelli dalla treccia alta lasciandoli incastrare morbidi sul petto. Più lunghi. Più rossi.

Mi piazzo ai suoi piedi, le sfilo le calze liberandole dai gancetti. L'aiuto, alle sue spalle, a liberarle i seni, che più tondi, più pieni, più scuri si poggiano con grazia sui palmi delle mie mani ma è tutto troppo calmo per i nostri gusti, ho bisogno della sua carne. Della nostra musica. Le assesto un leggero schiaffo sulla coscia invitandola a girarsi

Mi spoglio. Mi slancia i pantaloni e mi getta, di proposito, sulla poltrona al lato della stanza.

A cavalcioni lascia ciondolare la testa all'indietro disfandosi i capelli perfettamente pettinati e fissati da quantità di lacca o porcherie simili.

Sofisticata. Elegante inesorabilmente composta ma a suo agio in questo posto o il qualunque altra topaia della città.

Detta il ritmo 《fai piano》mormora un po' infastidita.

Nessuno è stato con lei, nessuno le ha messo le mani addosso. Nessuno, soltato io, solamente mio.

Non mi guarda nemmeno per sbaglio e se avviene, lo distoglie coprendosi dalle ciocche o sigillandoli dietro le ciglia lunghe e truccate.

Nina Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora